James Cameron ha fatto una promessa: un film crudo e realistico sugli eventi di Hiroshima e Nagasaki, basato sul libro di Charles Pellegrino. Un progetto che vuole ricordare l'orrore delle armi nucleari, attingendo a testimonianze dirette e senza indulgere in moralizzazioni. Cameron non può (e non vuole sottrarsi) all'impegno preso sul letto di morte di uno degli ultimi sopravvissuti.
Un debito con la Storia: la promessa infrangibile di James Cameron su Ghosts of Hiroshim
Il nome di James Cameron è sinonimo di colossal che hanno infranto record al botteghino e rivoluzionato la tecnologia cinematografica. Ma dietro il regista di Avatar e Titanic, si cela un uomo con una profonda sensibilità per le tragedie umane e un forte senso di responsabilità verso la storia. Ed è proprio questa responsabilità che lo spinge a realizzare un progetto a cui pensa da anni: un film sugli eventi di Hiroshima e Nagasaki, basato sul libro Ghosts of Hiroshima di Charles Pellegrino.

Questa è la promessa che Cameron ha fatto sul letto di morte a uno degli ultimi sopravvissuti alle esplosioni atomiche, impegnandosi a dirigere un film basato sul libro di Pellegrino. Un impegno solenne, rafforzato dalla lettura del libro, che lo ha profondamente colpito per la crudezza e il realismo con cui descrive gli orrori vissuti dalle vittime. La promessa di Cameron è quella di un film senza compromessi, che mostri la verità senza edulcorazioni né moralizzazioni, "quasi come se potessi in qualche modo essere lì e sopravvivere e vederlo".
La decisione di Cameron di affrontare questo tema così delicato e complesso arriva in un momento storico in cui il rischio di una guerra nucleare sembra essere tornato a incombere sul mondo. "Il doomsday clock continua a ticchettare sempre più vicino alla mezzanotte", afferma il regista, sottolineando l'importanza di ricordare cosa sono capaci di fare queste armi, e di quanto sia inaccettabile anche solo contemplarne l'uso.
Inevitabile inoltre il paragone con Oppenheimer di Christopher Nolan, un film che ha riscosso un enorme successo di pubblico e critica, ma che secondo Cameron ha un po' barato a livello morale, ha dichiarato il regista: "Non è che Oppenheimer non conoscesse gli effetti. C'è una breve scena nel film in cui vediamo, e non mi piace criticare il film di un altro regista, ma c'è solo un breve momento in cui vede alcuni corpi carbonizzati tra il pubblico e poi il film continua a mostrare quanto lo abbia commosso profondamente. Ma ha schivato l'argomento". Cameron, al contrario, è determinato a colpire dritto, anche a costo di realizzare il film che incasserà meno di tutti quelli che ha diretto finora.
"Voglio fare per quello che Steven Spielberg ha fatto con l'Olocausto e il D-Day con Salvate il soldato Ryan. Lo ha mostrato come è successo davvero". La sfida, però, è quella di rendere l'orrore sopportabile per il pubblico, bisogna dosarlo a piccoli sorsi, dice il regista, contestualizzandolo con persone a cui tieni.