Il pianista, film basato su eventi reali, contiene anche elementi tratti dalla vita del regista Roman Polanski. Il cineasta franco-polacco, cresciuto a Cracovia durante l'occupazione nazista, è infatti sopravvissuto alla Shoah, riuscendo a nascondersi a casa di amici di famiglia fino alla fine del secondo conflitto mondiale, mentre i genitori furono portati in due campi di concentramento diversi (la madre morì, mentre il padre ritrovò Roman dopo la liberazione).
Polanski si è avvalso dei propri ricordi per alcune sequenze del film uscito nel 2002, in particolare la sezione ambientata nel ghetto ebreo di Varsavia, che si rifà esplicitamente a quello di Cracovia, incluse alcune situazioni vissute dal regista quando era bambino. Forse anche per questo motivo Polanski, che con questo film ha vinto la Palma d'Oro a Cannes e l'Oscar per la regia, ha più volte affermato che è il suo preferito di tutti i lungometraggi che ha diretto.
Il Pianista: perché è un film sull'Olocausto diverso da tutti gli altri
Il pianista ha permesso a Roman Polanski di esorcizzare alcuni demoni del passato, dopo che quasi dieci anni prima aveva rinunciato alla possibilità di girare Schindler's List (disse che all'epoca l'argomento era ancora troppo doloroso per lui). Inoltre, girando alcune scene in Polonia (il grosso delle riprese si è svolto nei teatri di posa di Studio Babelsberg a Berlino), è tornato a lavorare in patria per la prima volta dai tempi dell'esordio Un coltello nell'acqua, uscito nel 1962.
Inizialmente era previsto che girasse a Varsavia anche il suo lungometraggio più recente, L'ufficiale e la spia, poiché l'ambientazione francese d'epoca sarebbe stata troppo costosa da ricreare a Parigi (la cosa è poi stata risolta tramite nuovi tax credit francesi). Polanski è poi tornato in Polonia alla fine del 2020, per un omaggio postumo alla coppia che lo accudì durante la persecuzione nazista.