Harvey Weinstein: per la giuria è colpevole di stupro e aggressione sessuale

Il processo ad Harvey Weinstein svoltosi a New York hanno portato alla sentenza che lo considera colpevole per due dei capi di imputazione.

Harvey Weinstein è stato giudicato colpevole di due dei capi di imputazione al centro del processo che si è svolto a New York, come ha annunciato la giuria composta da sette uomini e cinque donne che hanno dovuto discutere per cinque giorni per raggiungere il verdetto. L'ex produttore è stato considerato colpevole per quanto riguarda le accuse di stupro e aggressione sessuale criminale.

La situazione legale potrebbe portare a una condanna fino a 25 anni da trascorrere in prigione. Harvey Weinstein è stato condannato in relazione ai casi di Miriam Haley e Jessica Mann, mentre la giuria non lo ha considerato colpevole per quanto riguarda l'aggressione sessuale di tipo predatorio, evitando così l'ergastolo.

Haley era un'assistente alla produzione dello show Project Runway quando, nel 2006, ha subito violenza sessuale mentre si trovava nell'appartamento di Harvey Weinstein. Mann è invece un'ex attrice, modella e hairstylist e in tribunale ha dichiarato di essere stata stuprata dall'ex produttore nel marzo 2013 mentre alloggiava al DoubleTree Hotel di Manhattan.
Davanti alla giuria hanno inoltre testimoniato Annabella Sciorra e Lauren Marie Young. Entrambe hanno condiviso la propria drammatica esperienza legata agli abusi fisici e mentali subiti.

La giuria si era ritirata per deliberare il 18 febbraio, chiedendo ripetutamente di risentire alcune delle testimonianze e analizzare nuovamente delle prove, essendo in difficoltà nel raggiungere un verdetto. A causare i maggiori dubbi sembra sia stata la testimonianza di Annabelle Sciorra, richiedendo quindi di leggere le e-mail riguardanti l'incontro tra l'attrice e il produttore e le comunicazioni tra Weinstein e i suoi investigatori privati che stavano indagando sulle donne che stavano collaborando con Ronan Farrow alla stesura dell'articolo poi pubblicato su The New Yorker.