Per oltre quarant'anni Mobile Suit Gundam ha rappresentato un pilastro culturale dell'animazione giapponese, capace di plasmare il genere mecha e influenzare generazioni di autori. Oggi, però, uno dei suoi registi più autorevoli, Kazuya Tsurumaki, mette in dubbio la sopravvivenza del mito, suggerendo che il futuro potrebbe non essere garantito.
Dal sogno dei robot di Gundam all'apatia delle nuove generazioni
Quando Gundam debuttò nel 1979, l'idea di mettersi ai comandi di un gigante d'acciaio incarnava una forma di emancipazione: per i bambini cresciuti nel Giappone post-bellico, i mecha erano il prolungamento naturale della passione per automobili e motociclette, simboli di libertà e progresso.

Come spiega Kazuya Tsurumaki in una recente intervista a Yahoo! Japan, quel sogno era "una passerella tra lo stupore infantile e la maturità adulta". Ma la connessione culturale che rese iconico Gundam sembra oggi essersi dissolta.
Le nuove generazioni, immerse in universi narrativi popolati da poteri psichici, abilità magiche e talenti soprannaturali, non percepiscono più la necessità. L'eroismo moderno nasce da doti innate e immediate, non da macchine da governare.
A questo si aggiunge il dominio dei videogiochi, che permettono di incarnare direttamente avatar onnipotenti, cancellando il fascino mediato del robot come strumento. "I bambini ora possono incarnare potenti avatar direttamente con un controller. Questa immediatezza fa sembrare obsoleta la vecchia fantasia di controllare le macchine. I giovani non capiscono nemmeno più cosa significhi pilotare un robot", osserva Tsurumaki, sottolineando come il sogno meccanico rischi di apparire ormai obsoleto.
Gundam tra rinascite e reinvenzioni
Il paradosso è che questo allarme arrivi in un momento di grande vitalità per il marchio. Con la serie GQuuuuuuX, che rilegge le vicende dell'anime originale, Tsurumaki stesso ha contribuito a rilanciare l'interesse: i fan storici hanno accolto con entusiasmo le scelte più audaci, mentre un pubblico giovane sta scoprendo per la prima volta il fascino dell'universo Gundam. Bandai Namco, infatti, ha registrato nel 2025 un anno da record in termini di risultati commerciali e di popolarità globale.

Eppure, lo stesso regista resta cauto. L'attuale successo non basta a garantire un futuro stabile: per sopravvivere, Gundam deve reinventarsi. Non più semplici macchine da guerra, ma simboli capaci di raccontare nuove forme di conflitto e di identità, come avveniva in Evangelion, dove i mecha erano metafore di angosce interiori ed esistenziali.
La saga ha già attraversato trasformazioni, passando dai drammi militari a spin-off incentrati sui personaggi come The Witch from Mercury. Ma la sfida di oggi è più radicale: ridefinire il senso stesso dei robot in un mondo che sembra non averne più bisogno.