Gigi Proietti, Enrico Montesano: "Ciao Mandrake, le mejo risate"

Enrico Montesano ha salutato il suo amico Gigi Proietti morto il giorno del suo compleanno: 'una coincidenza assurda, una mandrakata'.

Enrico Montesano dice addio all'amico Gigi Proietti nel giorno della sua scomparsa: l'attore in un'intervista all'Ansa ricorda le risate condivise sul set con Proietti morto nel giorno del suo compleanno: "una mandrakata", l'ha definita Montesano.

Enrico Montesano ha condiviso con Gigi Proietti il successo di Febbre da cavallo, un film che con l'avvento delle emittenti private e diventato un cult grazie i numerosi passaggi televisivi. Dalle pagine dell'Ansa Enrico saluta il suo amico con le parole di una canzone di Ettore Petrolini: "'Son contento di morire ma mi dispiace, mi dispiace di morire ma son contento'. Ecco Gigi Proietti secondo me oggi che tutta l'Italia lo sta piangendo come merita perché se n'è andato non un grande ma un grandissimo, io penso che lui si sarebbe fatto una risata, avrebbe tirato fuori la sua verve ironica, la sua romanità e a tutti noi avrebbe risposto con la canzone di Ettore Petrolini che aveva reso ancora più famosa".

Ieri quando ha saputo che Proietti era in gravi condizioni, Montesano e i suoi familiari si sono riuniti davanti al televisore per vedere per l'ennesima volta Febbre da cavallo: "Ieri sera grazie a Rai Movie abbiamo rivisto per la centomilionesima volta Febbre da cavallo: mio figlio Marco Valerio si è imposto, lo sappiamo tutti a memoria e abbiamo riso ancora, è stato il nostro modo affettuoso di festeggiare gli 80 anni che purtroppo oggi non può celebrare". Enrico è convinto che davanti alla morte Proietti abbia reagito alla sua maniera, con un sorriso: "Può sembrare irriverente ma con la morte dobbiamo fare i conti anche se la rifiutiamo, Gigi però per tutti noi non muore, una persona così, con quel talento eccezionale pari alla sua umanità non se ne va davvero. Mi immagino che avrebbe detto, anzi inventato li per lì una barzelletta per farci ridere sopra".

Una scena di Febbre da cavallo
Una scena di Febbre da cavallo

E sul fatto che Gigi Proietti se ne sia andato nel giorno del suo compleanno, Montesano ha aggiunto: "è davvero assurda come coincidenza, se non fosse vera sarebbe un colpo di teatro, oppure, per dirla da Armandino Felici detto er Pomata, una mandrakata. Infatti stamattina appena saputo che purtroppo non ce l'aveva fatta ho pensato, 'te possino a Mandra' proprio oggi? Ma che è 'na mandrakata?".

Parlando di Febbre da Cavallo l'attore dice al giornalista dell'ANSA "Quel film attraversa le generazioni anche se è la fotografia perfetta di una Roma scomparsa. Febbre da cavallo non è un film ma un miracolo di alchimia, tutto è perfetto dalla regia alle scene, dai costumi alle musiche. Steno è stato il grande artefice assieme al produttore Picchio Infascelli e agli ideatori, non li chiamo sceneggiatori apposta perché loro hanno ideato, scritto un copione che in realtà è diventato un canovaccio perché noi continuamente cambiavamo e aggiungevamo, avendo grande libertà dal regista".

Come si può facilmente intuire il set di Febbre da Cavallo è stato un film nel film, con continue battute improvvisate dagli artisti che hanno reso faticose le riprese: "Gigi si è inventato tante cose e pure io. Sul set erano continue risate reciproche, oltre me e Gigi anche Mario Carotenuto, l'avvocato De Marchis, era un continuo di battute e Adolfo Celi pure straordinario. Ci divertivamo come matti"

Enrico Montesano e Gigi Proietti condividevano la passione per il teatro: "Gigi aveva una padronanza assoluta, aveva un'abilità di eloquio non comune, era un oratore straordinario, con una grandissima voce, non dimentichiamo che aveva cominciato come cantante nei night club maturando una capacità d'intrattenimento pazzesca. Ci sono due spettacoli che per me sono la storia: la maratona di Vittorio Gassman Sette giorni all'asta e A me gli occhi, please di Proietti. Ci frequentavamo ogni tanto, una volta gli offrii di fare la regia di un mio spettacolo ma lui era schivo, aveva i suoi, mi disse di no".

Sul finire Enrico Montesano parla della romanità del suo amico: "Come Alberto Sordi, Gigi Proietti è stato un re di Roma. Oggi scompare un pezzo di romanità, aveva una conoscenza della città profonda, come se avesse assorbito la terra, l'ambiente ed era capace d'interpretarla".
Prima di congedarsi il giornalista gli chiede se c'è mai stata rivalità tra loro: "Fra due primi attori comici una sana rivalità c'è sempre ma io avevo grande stima di lui e così lui di me, stima e rispetto reciproco enorme. Ciao grandissimo Gigi".