Franca Valeri: "Vidi Mussolini morto a Piazzale Loreto, non provai pietà"

A quasi 100 anni dalla sua nascita, una lucidissima Franca Valeri ricorda Benito Mussolini a Piazzale Loreto, i giorni delle leggi razziali e le persecuzioni nazifasciste contro gli ebrei italiani.

Franca Valeri ha raccontato di aver visto Benito Mussolini appeso a testa in giù a Piazzale Loreto e di non aver provato nessuna pietà. L'attrice, oggi alle soglie dei 100 anni ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera sul fascismo e su come le leggi razziali abbiano influito sulla sua giovinezza.

Franca Valeri da quattro anni è sulla sedia a rotelle a causa di una brutta caduta. A luglio compirà 100 anni ma ricorda ancora con grande lucidità il periodo del fascismo e delle leggi razziali. Il giorno in cui Benito Mussolini fu ucciso e appeso a testa giù a Piazzale Loreto, Valeria volle andare a vederlo e si incamminò verso Piazzale Loreto dove erano esposti i cadaveri del Duce e Claretta Petacci: "Mia mamma era disperata a sapermi in giro da sola. In quei giorni a Milano si sparava ancora per strada - ricorda la Valeri al Corriere - Ma io volevo vedere se il Duce era davvero morto. E vuol sapere se ho provato pietà? No. Nessuna pietà". Quasi a giustificarsi da chi potrebbe accusarla di cinismo l'attrice precisa: "Ora è comodo giudicare a distanza, bisogna averle vissute, le cose".

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Franca Valeri con il suo cane
Franca Valeri con il suo cane

Ricordando le leggi razziali e la reazione del padre Franca Valeri dice: "Il mio giorno più brutto fu quando mio padre lesse sul giornale la notizia delle leggi razziali e pianse". Franca Valeri ha pagato in prima persona la conseguenza di quelle leggi, le fu impedito di frequentare la scuola: "Preparai l'esame da casa, da privatista. Prima andavo al Parini, provai a dare l'esame al Manzoni sperando che non se ne accorgessero, non se ne accorsero. L'Italia è sempre stata un po' inefficiente", racconta la Valeri. Il padre Luigi Norsa e il fratello dell'attrice, Giulio, erano scappati in Svizzera con i gioielli di famiglia cuciti nei cappotti, gioielli che dovettero vendere per sopravvivere. Franca Valeri restò con la madre di fede cattolica, ma questo non le risparmiò le persecuzioni: fu costretta a nascondersi e assistette in prima persona alla deportazione di persone che conosceva.

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Franca Valeri sul palcoscenico, durante uno spettacolo
Franca Valeri sul palcoscenico, durante uno spettacolo

Dopo il fascismo "iniziò la mia giovinezza" - ricorda Franca Valeri - e con essa la rinascita del nostro paese: "È stato bello in quell'Italia tutto era possibile, io andai a lavorare come interprete al comando americano". Il ricordo più bello è legato al ritorno del padre e del fratello a casa: "Non vedevo l'ora che tornasse per dirgli che volevo fare l'attrice. Ovviamente, papà era contrario. Sperava che passassi la vita a dipingere".