Si è spento questa mattina a Roma Paolo Villaggio. UNo dei volti più popolari e indimenticabili del nostro cinema, Villaggio era ricoverato in ospedale da alcuni giorni e aveva 84 anni.
Nato a Genova il 30 dicembre 1932, Paolo Villaggio ha vissuto la sua infanzia e adolescenza in periodo di guerra, raccontando poi quegli anni nella pièce teatrale Delirio di un povero vecchio, tra aneddoti sullo sbarco degli Alleati e la scoperta di alimenti come Coca-Cola e cibi in scatola.
Dopo aver frequentato il liceo classico Andrea D'Oria, Villaggio si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, facoltà poi abbandonata dopo poco tempo. Per mantenersi accetta diversi lavori, tra cui anche quello di speaker della BBC e muove i primi passi nel mondo dello spettacolo come cabarettista e intrattenitore sulle navi della Costa Crociera, dove lavorava anche Fabrizio De Andrè, di cui diventa grande amico.
Nel 1954 conosce la futura moglie Maura Albites, dalla quale avrà due figli: Elisabetta e Pierfrancesco.
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A metà degli anni Cinquanta Paolo si unisce all'antica compagnia teatrale di Genova chiamata Compagnia goliardica Mario Baistrocchi, attiva dal 1913 e composta da attori e ballerini non professionisti che portavano in scena spettacoli spesso di satira, con il ruolo di autore e presentatore.
Poco tempo dopo, al Teatro di Piazza Marsala a Genova, interpreta un uomo timidissimo e uno strano prestigiatore, venendo scoperto da Maurizio Costanzo che gli consiglia di esibirsi al cabaret di Roma Sette per otto. In quegli stessi anni fa il suo esordio al Derby Club di Milano, dove conosce comici come Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni.
Il debutto di Paolo Villaggio in tv avviene il 4 febbraio 1968, alla conduzione del programma Quelli della domenica, dove dà spazio a personaggi come il Professor Kranz o Giandomenico Fracchia, introducendo nei suoi monologhi anche presenze destinati poi a essere sviluppati per il cinema tra cui Fantozzi e Filini.
L'anno successivo conduce la trasmissione E' domenica, ma senza impegno, a cui partecipano anche Cochi e Renato, il Quartetto Cetra, Ombretta Colli, Gianni Agus e Oreste Lionello. Negli episodi Fracchia viene mostrato alle prese con la "poltrona sacco", in cui non riesce mai a sedere, ideata alla fine degli anni sessanta da un gruppo di designer torinesi, proponendo anche alcuni indimenticabili tormentoni come "Com'è umano, lei!" o "Mi si sono intrecciati i diti".
In radio ha invece condotto Il sabato del villaggio e Formula Uno. Successivamente lavora a Gran Varietà, condotto da Johnny Dorelli e poi da Raffaella Carrà.
Nel 1968 fa il suo esordio al cinema con Eat it!. Seguono poi Il terribile ispettore e I quattro del pater noster.
Nel 1971 i racconti pubblicati su L'Europeo e su L'Espresso con protagonista il personaggio di Fantozzi vengono raccolti in un libro, diventato rapidamente un bestseller internazionale e scelto nel 2011 per i 150 anni dell'Unità d'Italia tra le centocinquanta opere che hanno segnato la storia dello stato italiano. Nel 1974 nelle librerie arriva quindi Il secondo tragico libro di Fantozzi.
Negli anni Settanta l'attore si concentra sulla carriera cinematografica, grazie alla collaborazione con Vittorio Gassman, conosciuto sul set del film Brancaleone alle crociate in cui ha il ruolo del soldato alemanno Torz. I due attori reciteranno poi anche in Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto, Che c'entriamo noi con la rivoluzione? e, nel 1981, in Il turno.
Negli anni Settanta Villaggio recita in molti progetti per il grande schermo: Beati i ricchi, Sistemo l'America e torno, Non toccare la donna bianca diretto dal suo amico Marco Ferreri e nel cui cast erano presenti Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Catherine Deneuve, Philippe Noiret e Michel Piccoli.
E' nel 1974 che Paolo Villaggio decide di portare nelle sale il personaggio di Fantozzi e affida la regia a Luciano Salce, mentre la sceneggiatura viene firmata da Leo Benvenuti e Piero De Bernardi. L'attore non aveva intenzione di interpretare il protagonista, tuttavia Renato Pozzetto e Ugo Tognazzi rifiutarono il ruolo, obbligandolo quindi a recitare il ragioniere che ne segnerà definitivamente la carriera, che ritornerà poi l'anno successivo sul grande schermo con Il secondo tragico Fantozzi. Tra Villaggio e Salce si stabilirà un sodalizio professionale che darà vita ad altri cinque film: Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno, Il Belpaese, Il Professor Kranz tedesco di Germania, Dove sei in vacanza, e Rag. Arturo De Fanti.
Il ritorno in televisione dell'attore, nel 1975, fa conoscere al pubblico il timido e complessato Giandomenico Fracchia, la cui vita è al centro della serie Sogni proibiti di uno di noi: il ragioniere dovrà affrontare la sua timidezza e insicurezza che si manifesta con gli incontri quando incontra la Signora Ruini o il capoufficio Acetti, nel cui ufficio ritorna la tragica poltrona sacco. Gli anni Ottanta segnano il ritorno di Fantozzi nelle librerie e nelle sale con Fantozzi contro tutti, diretto da Neri Parenti, e il debutto nelle sale di Fracchia, con Fracchia la belva umana, un altro dei personaggi che ritornerà, declinato in modi diversi in tutte le fasi successive delle carriere dell'attore. Il decennio si conclude poi con il ritorno in televisione con Grand Hotel e il passaggio a Finivest, dove conduce Un fantastico tragico venerdì e Che piacere averti qui.
Paolo Villaggio viene quindi scelto dal regista Federico Fellini per il film La voce della luna, accanto a Roberto Benigni, che fa emergere il potenziale dell'attore che conquista per la sua performace il premio David di Donatello e gli apre le porte del cinema d'autore. Con Fellini nasce un sodalizio che avrebbe dovuto portarli a girare Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, diventato poi un fumetto disegnato da Milo Manara che, per uno scherzo del destino, si concluderà con la prima uscita a causa di una scritta Fine stampata per sbaglio e la scaramanzia di Federico che considerò questo elemento un segno del destino.
Nonostante questo progetto mai realizzato, gli anni novanta rappresentano un capitolo importante della carriera di Villaggio: Io speriamo che me la cavo di Lina Wertmüller, Il segreto del bosco vecchio di Ermanno Olmi, e Cari fottutissimi amici di Mario Monicelli gli regalano in pochi anni l'approvazione della critica anche più severa e del pubblico, senza mai interrompere la sua partecipazione a commedie come la fortunata serie di film realizzati con Renato Pozzetto, iniziata nel 1990 con Le comiche, o il ritorno dell'indimenticabile ragioniere in Fantozzi in paradiso. Un vero e proprio periodo d'oro celebrato anche con la vittoria del Leone d'oro alla carriera nel 1992, riconoscimento a cui si sono poi affiancati nel 2000 il Pardo d'onore del Festival del cinema di Locarno e. nel 2009 il David di Donatello alla carriera.
Negli anni Duemila Villaggio ha alternato i suoi impegni, dividendosi tra tv, cinema e teatro, e dando spazio sempre maggiore all'attività come scrittore: arrivano sugli scaffali la sua autobiografia intitolata Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda dove rivela molti aspetti della sua vita rimasti fino a quel momento privati, 7 grammi in 70 anni, Gli fantasmi, Sono incazzato come una belva, Storia della libertà di pensiero e Storie di donne straordinarie. Autore prolifico, Villaggio riprenderà nel decennio successivo anche il racconto del suo personaggio simbolo in Tragica vita del ragionier Fantozzi, conquistando anche il Premio letterario Piero Chiara alla carriera nel 2012 per la sua capacità di ritrarre con ironia i vizi e le virtù degli italiani.
Per il piccolo schermo recita in Renzo e Lucia con la regia di Francesca Archibugi, progetto in cui avrà il ruolo di Don Abbondio, e in Carabinieri.
Negli ultimi anni Paolo Villaggio ha recitato nel film Tutto tutto niente niente accanto ad Antonio Albanese e ha contribuito alla realizzazione di una graphic novel dedicata, ancora una volta a Fantozzi, disegnata da Francesco Schietroma.
Messo a volte in ombra dai personaggi iconici che hanno segnato la storia del cinema e della televisione, Paolo Villaggio ha saputo nella sua vita offrire un ritratto della società acuto e ironico, a volte persino cinico e amaro, dimostrando il proprio talento versatile e la sua sensibilità artistica che ha trovato modo di esperimersi in ogni mezzo di comunicazione, facendo ridere e riflettere numerose generazioni.