A pochi giorni dalla conclusione del Festival Internazionale del Film di Roma e a un giorno dall'uscita nelle sale del discusso E la chiamano estate di Paolo Franchi, non accenna a placarsi lo strascico polemico legato alla kermesse romana e al verdetto della giuria che ha assegnato due contestatissimi premi al film e alla sua protagonista Isabella Ferrari. Ci ha pensato la vedova di Bruno Martino, la cui celebre hit E la chiamano estate fa da leitmotiv e da titolo al film di Franchi, a mettere a repentaglio l'uscita prevista gettando benzina sul fuoco. Dopo aver letto le critiche riservate alla pellicola in questione, Fiorelisa Calcagno Martino si sarebbe affidata alla legge per bloccarne la distribuzione con la motivazione che "l'interpretazione, le scene a carattere pornografico, la trama scabrosa sincronizzate alle musiche del maestro Martino lederebbero gravemente il patrimonio culturale e artistico del musicista". La vedova di Martino, tra l'altro, non sarebbe stata né contattata dalla produzione per fornire il consenso all'utilizzo delle musiche né avrebbe recepito i proventi dei diritti d'autore.
Ma Paolo Franchi non ci sta e passa al contrattacco con un'accusa di calunnia: "Io sono parte lesa e mi rivarrò coi miei avvocati. La casa discografica Universal, che detiene i diritti musicali, aveva visto le scene collegate alla canzone del maestro dando il suo benestare. Chiederemo il risarcimento, io, la produzione e la Officine Ubu distribuzione. La vedova avrebbe almeno potuto vedere il film prima di agire. Dal momento che non c'è nulla di pornografico né volgare nelle scene incriminate la signora dovrà rispondere di calunnia". La censura sembra aver dato ragione a Paolo Franchi apponendo il divieto ai minori di 14 anni alla pellicola a sfondo sessuale incentrata su una relazione di coppia in cui l'uomo, incapace di avere rapporti con la compagna, frequenta prostitute e colleziona rapporti occasionali.