Dopo le violente sparatorie in America degli ultimi giorni,Donald Trump ha puntato il dito contro i videogiochi, in particolare contro quelli più violenti.
Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato: "Dobbiamo fermare la glorificazione della violenza nella nostra società. Sto parlando anche dei videogiochi raccapriccianti che sono molto diffusi in questo momento. Oggi i giovani in difficoltà sono circondati da una cultura che celebra la violenza. Dobbiamo fermare o ridurre questo fenomeno, e dobbiamo iniziare immediatamente. Il cambiamento culturale è difficile, ma ognuno di noi può scegliere di costruire una cultura che celebra il valore e la dignità di ogni vita umana. Questo è ciò che dobbiamo fare".
Non solo i videogiochi: il discorso di Donald Trump ha tirato in ballo, nel tritacarne, anche Internet e i social media: "I pericoli di Internet e dei social media non possono essere più ignorati". Il punto più controverso nella lettura del presidente, però, è arrivato a proposito della sparatoria in Texas, scaturita dal crescente clima di intolleranza e razzismo, alimentato soprattutto dalle sue politiche e dalle sue dichiarazioni. Secondo un rapporto della BBC, infatti, il killer di El Paso avrebbe affermato che l'attacco è stato una risposta all'invasione ispanica in Texas. Come avrà risposto il principale sostenitore delle "teorie" dell'invasione messicana? Invitando gli americani a condannare il razzismo e affermando che "l'odio non ha posto nel nostro Paese".
A ben guardare, però, la retorica trumpiana, così come il suo stile, è rimasta la stessa, solo con un bersaglio diverso: all'indomani delle sparatorie in Texas e Ohio, mentre molte personalità anche dal mondo dello spettacolo hanno inviato messaggi di cordoglio alle famiglie e anche di dura critica alle politiche del presidente USA, lui così come molti repubblicani hanno effettuato semplicemente uno spostamento di colpe. Non più gli afroamericani o i messicani, questa volta per i sostenitori di Donald Trump la colpa non sarebbe del clima d'odio alimentato da decisioni e dichiarazioni scellerate, ma dei videogiochi. Nonostante numerose ricerche statistiche abbiano più volte smentito l'esistenza di un nesso tra stragi di massa e attività videoludica, qualcuno continua a cavalcare quella pista, nonostante la presenza di un dato incontrovertibile: nel mondo si gioca sempre di più con i videogiochi, ma "l'epidemia" di violenza a mano armata è in crescita solo su territorio statunitense.