Shinichirō Watanabe, creatore di Lazarus e mente dietro Cowboy Bebop, riflette sulla trasformazione dell'industria dell'animazione giapponese. Pur con budget oggi più generosi, il settore affronta una penuria di veri artigiani del disegno. Una crisi silenziosa che mette in discussione il futuro stesso del settore.
Shinichirō Watanabe e la crisi del settore: anime più grandi, mani sempre meno
Negli ultimi vent'anni, l'universo dell'animazione ha vissuto un'espansione senza precedenti: più pubblico, più budget, più visibilità globale. Eppure, dietro le luci al neon degli opening e le colonne sonore che spopolano su Spotify, si nasconde una verità meno esaltante. Lo sa bene Shinichirō Watanabe, leggendario autore di Cowboy Bebop e oggi creatore di Lazarus, che ha dichiarato apertamente come la carenza di personale qualificato stia diventando una minaccia concreta per la produzione anime. "Un tempo i budget erano così bassi che non ci saremmo mai potuti permettere un team come quello di Chad Stahelski," ha detto, parlando della recente collaborazione con il regista di John Wick per le scene d'azione. "Ora i soldi ci sono, ma manca chi possa davvero fare il lavoro."

Il problema non è solo numerico, ma qualitativo. L'animazione giapponese non si regge su esecutori meccanici, ma su artisti: "Gli animatori sono artigiani," sottolinea Watanabe. "Non puoi semplicemente aggiungerli a caso. Servono anni per formarli." E non vale solo per il disegno: anche i registi, secondo il creatore, hanno bisogno di tempo, esperienza e una sensibilità rara per riuscire a portare avanti una serie. L'urgenza è palpabile, perché non si tratta di un semplice rallentamento nella catena produttiva, ma di una crisi generazionale. Una che, se non affrontata, rischia di compromettere quella maestria visiva che ha reso gli anime un linguaggio globale.
Quello che Watanabe descrive non è solo un problema logistico o industriale: è una perdita di anima. In un momento in cui la tecnologia consente soluzioni ibride e digitalizzate, l'essenza dell'animazione tradizionale - fatta di passione, precisione e una visione quasi calligrafica del movimento - si sta assottigliando. Gli artigiani non sono sostituibili con algoritmi, né con corsi accelerati. Sono il frutto di apprendistati lenti, di studio e dedizione, di tempo speso a osservare il mondo e a riportarlo su carta, fotogramma dopo fotogramma.
La crisi non è legata alla domanda, che anzi cresce costantemente, ma all'offerta di talento formato. E se la narrazione dell'industria tende a celebrare le cifre da capogiro e le collaborazioni hollywoodiane, pochi parlano apertamente del vuoto che si sta creando nei piani bassi della produzione. Watanabe, invece, sceglie di farlo, con la lucidità di chi conosce bene sia i fasti dell'animazione globale, sia le sue fondamenta artigiane. È un richiamo all'urgenza di tutelare non solo le storie, ma chi le rende possibili.