Bella Ramsey, star di The Last of Us, ha raccontato nel podcast di Louis Theroux di aver vissuto per mesi reclusa in casa a causa della emetofobia, una paura irrazionale del vomito che l'ha portata a percepire il mondo esterno come una minaccia costante. Solo con la diagnosi di autismo, ricevuta durante le riprese della serie HBO, ha iniziato a comprendere e gestire il proprio vissuto.
Bella Ramsey e il mostro invisibile
Nel salotto di Louis Theroux, Bella Ramsey ha spalancato le porte del suo mondo interiore, svelando un frammento fragile e poco conosciuto della loro esperienza personale: la battaglia contro l'emetofobia. Per mesi, il volto di The Last of Us è rimasto confinato tra le mura di casa, imprigionato da un terrore tanto invisibile quanto paralizzante. "Tutto ciò che era fuori era una minaccia", ha confessato Bella, evocando un'adolescenza in cui uscire significava affrontare un paesaggio disseminato di germi, malattie e incubi. Un ricordo in particolare riaffiora vivido: "All'asilo, un bambino ha vomitato nella sabbiera e un po' mi è finito sui Crocs rossi. All'epoca l'ho trovato divertente. Ma da allora, ogni ricordo legato al vomito è terrificante".

Un semplice sintomo fisico si trasformava in un presagio, una condanna a camminare in punta di piedi nella vita quotidiana. Anche il contatto con qualcuno colpito da Norovirus bastava per attivare settimane di monitoraggio ansioso del proprio corpo. Una vera e propria prigione mentale.
Ma il sollievo, per Bella, è arrivato sotto forma di diagnosi. Mentre giravano la prima stagione di The Last of Us, un membro della troupe ha suggerito l'ipotesi di autismo, dando il via a un percorso di scoperta che ha portato a un riconoscimento ufficiale. "Quando ho ricevuto la diagnosi, così tante cose nella mia vita hanno finalmente avuto senso", ha raccontato, spiegando come quella nuova consapevolezza abbia permesso di guardarsi con maggiore compassione. "Mi consente di muovermi nel mondo con più grazia verso me stessə, per tutte le cose semplici che fatico a fare e che per gli altri sembrano naturali". Se le etichette legate a genere e sessualità li fanno sentire intrappolati, quella dell'autismo è stata invece una chiave per "togliere la maschera" e vivere con maggiore autenticità. "La mia esperienza del mondo è quella di una persona autistica. Non c'è motivo per cui le persone non debbano saperlo".