Arriva anche in Italia, nella collana Real Cinema edita da Feltrinelli (dvd+libro 64 pagine), con la collaborazione dell'associazione internazionale Slow Food, Al Capolinea - The End of the Line, il documentario realizzato nel 2009 dal regista inglese Rupert Murray.
Il film, diventato un caso in Inghilterra, tratta del reale rischio d'estinzione di molte specie ittiche, a fronte di metodologie di pesca scriteriate e di un consumo che è diventato assolutamente insostenibile.
Immaginate un mondo senza pesci. È questo il sottotitolo di The End of the Line, ovvero il capolinea, il punto di non ritorno, fissato per il 2048. Mancano meno di quarant'anni. È questa la data entro la quale, secondo alcuni scienziati, non ci saranno più pesci negli oceani se l'uomo continuerà a pescarli in modo sconsiderato. Il film di Rupert Murray, prodotto con il supporto del WWF, presentato in anteprima mondiale nel 2009 al Sundance Film Festival e in seguito al Festival del Cinema di Roma, racconta una di quelle scomode verità sull'ambiente che troppo spesso l'umanità sceglie di ignorare.
Il documentario trae spunto dall'omonimo libro del giornalista inglese Charles Clover (uscito in Italia con il titolo di Allarme pesce) e illustra i devastanti effetti che la pesca intensiva provoca sull'ecosistema dei nostri mari. Il regista Rupert Murray, viaggiando tra Cina, Regno Unito, Gibilterra, Malta, Senegal e Giappone, svela le iniquità compiute ai danni della fauna marina. Le innovative tecniche di pesca comportano una minaccia per molte specie ed è stato calcolato che, andando avanti di questo passo, entro il 2050 non ci sarà più nulla da pescare.
Una posizione apocalittica, è vero, ma a volte un pugno nello stomaco è l'unica maniera che si ha per provare a cambiare pratiche e abitudini distruttive. Al Capolinea - The End of the Line, non è contro la pesca o contro chi si nutre di specie ittiche, ma mette in risalto la necessità di una gestione sostenibile delle nostre risorse. Quali sono le tecniche di pesca oggi più utilizzate? Chi consuma tutto questo pesce? Come viene impiegato? Molte majors della ristorazione, interrogate su questi temi, non hanno voluto dare risposte; ma l'indagine del film, approfondita e robusta, non lascia spazio a scappatoie. Al Capolinea - The End of the Line punta il dito contro i responsabili di questa devastazione, non trascurando i celebrity chef, e indica cosa possiamo fare per evitare il peggio. Non si tratta quindi solo di un film, ma di qualcosa di più: è una denuncia dei metodi neocolonialisti che i paesi occidentali utilizzano nei mari d'Africa, ad esempio; è una campagna per il consumo sostenibile del pesce; è un grido disperato affinché le aree marine protette abbiano la possibilità di riprendersi. Insomma, è un vero e proprio manifesto per una nuova etica della pesca.
Il film racconta quanto sia importante operare in maniera congiunta nel settore della pesca e del consumo dei prodotti ittici. Il consumo sostenibile di pesce è il primo grande passo da fare per promuovere una sostenibilità nell'uso delle risorse ittiche non solo nei mari vicini al consumatore, ma anche per operare secondo un approccio globale, dato che globali sono ormai la circolazione e il mercato del pesce.
Siamo noi a scegliere il destino dei nostri mari.