La sconvolgente vicenda di Alfredino Rampi e dell'incidente di Vermicino, che nessuno ha mai potuto dimenticare, è la storia vera che ha ispirato Alfredino - una storia italiana, la fiction trasmessa da Sky Cinema il 21 e il 28 giugno. La tragedia del bambino rimasto intrappolato in un pozzo artesiano tenne l'Italia con il fiato sospeso per quasi 3 giorni e fu seguita in diretta televisiva da milioni di spettatori. Ecco cosa successe in quei giorni.
La caduta di Alfredino Rampi nel pozzo artesiano
Alfredino Rampi era nato l'11'aprile del 1975, aveva solo 6 anni quando cadde nel pozzo artesiano il 10 giugno del 1981. La tragedia avvenne a Selvotta, una piccola frazione di campagna vicino a Frascati. Alfredino precipitò per circa 60 metri. La famiglia Rampi (il padre Ferdinando, la madre Francesca Bizzarri - che tutti conoscono come Franca Rampi - la nonna paterna Veja e i figli Alfredo e Riccardo di 6 e 2 anni) in quei giorni era nella seconda casa di Via Vermicino per trascorrere una breve vacanza. La sera del 10 giugno Ferdinando Rampi, alcuni amici e Alfredino fecero una passeggiata nelle campagne. Al ritorno, il bambino, con il consenso del genitore, attraversò i prati per tagliare la strada e tornare a casa prima, ma non ci arrivò mai.
Il padre rincasò alle 20:30, e quando vide che Alfredo non era arrivato iniziò a cercarlo nei dintorni. Alle 21:30 fu avvisata la polizia. Sul posto giunsero Forze dell'Ordine, Vigili del Fuoco e volontari. Fu la nonna di Alfredino a ricordarsi che nel terreno vicino avevano scavato un pozzo e lo disse ai poliziotti, quando arrivarono sul posto il buco era ricoperto con una lamiera. Il brigadiere Giorgio Serranti fece scoperchiare il pozzo e sentì la voce del piccolo Rampi. La lamiera era stata messa da Amedeo Pisegna, proprietario del terreno, intorno alle 21:00. L'uomo non sapeva che Alfredino era precipitato nel pozzo.
Alfredino - Una storia italiana, la recensione: Alfredino eravamo tutti noi
I Primi Soccorsi
I soccorritori si accorsero che Alfredino era bloccato a 36 metri di profondità ma fu subito chiaro che riportare il piccolo in superficie non era un'impresa facile. L'imboccatura non era larga e le pareti erano irregolari con tante sporgenze. Il primo tentativo andato a vuoto fu fatto facendo scendere all'altezza di Alfredino una tavoletta sperando che il bambino ci si potesse aggrappare. Questo fu il primo grave errore, la tavoletta rimase incastrata 12 metri sopra il bambino, la corda si spezzò e fu impossibile rimuoverla, rimase là ad ostruire il cunicolo. Poco dopo alcuni tecnici della Rai calarono un'elettrosonda a filo, questo permise ai soccorritori di comunicare con il piccolo.
Lo scavo del buco parallelo per raggiungere Alfredino
A quel punto fu deciso di scavare un tunnel parallelo, fu portata una sonda di perforazione per scavare. L'idea era di arrivare attraverso un cunicolo laterale pochi metri sotto la posizione di Alfredino e di tirarlo giù per le gambe. Nel pozzo si iniziò a pompare ossigeno, lo scopo era evitare che il piccolo morisse asfissiato. Alfredino era affetto da una cardiopatia congenita e si sarebbe dovuto operare a settembre.
La diretta RAI a reti unificate
La scavatrice iniziò il suo lavoro ma trovò uno strato di terreno granitico difficile da trivellare. Fu portata una nuova trivellatrice. I Tg iniziarono ad interessarsi della vicenda, il TG 2 inviò sul posto Pierluigi Pini. Quando il comandante dei Vigili del Fuoco disse al giornalista Piero Badaloni che Alfredino sarebbe stato recuperato in due ore, i tre telegiornali della RAI si collegarono a reti unificate per assistere al salvataggio.
Il recupero di Alfredo Rampi si trasformò in un triste spettacolo mediatico. Dai dintorni arrivò un fiume di persone, attorno al posto si radunò una folla di circa 10mila persone e incominciarono ad arrivare anche venditori ambulanti di cibo e bevande. Un assembramento che ad un certo punto rischiò di ostacolare e rallentare i soccorsi ma a cui nessuno mise un freno.
Intorno alle 16:00 entrò in azione una seconda perforatrice, I tecnici operatori di questa nuova macchina, a causa del sottosuolo duro e compatto, ipotizzarono non meno di 8-12 ore di lavoro per arrivare alla profondità richiesta. Alle 20:00 fu portata una terza trivellatrice e si tentò di nutrire Alfredino con una flebo di acqua e zucchero.
Isidoro Mirabella, l'Uomo Ragno che provò a scendere nel pozzo
Dopo 3 ore la trivellatrice ebbe bisogno di una pausa, nel pozzo fu calato Isidoro Mirabella, un manovale siciliano dal fisico minuto, i media lo soprannominarono l'Uomo Ragno. Isidoro doveva tagliare con un seghetto la tavoletta rimasta incastrata nel pozzo. Il tentativo fallì ma Isidoro riuscì a parlare con il bambino.
L'arrivo a Vermicino del Presidente della Repubblica Sandro Pertini
Alle 16:30 del 12 giugno arrivò sul posto il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che volle parlare con Alfredino, le cui condizioni erano peggiorate. Pertini rimase vicino al pozzo per tutta la notte cercando di confortare i genitori di Alfredo Rampi. Andò via la mattina del 13 giugno verso le ore 7:00.
Il tentativo di Angelo Licheri di salvare Alfredino
Quando alle 19:00 del 12 giugno fu completato il cunicolo orizzontale e i due pozzi furono collegati si vide che Alfredino, forse a causa delle vibrazioni, era precipitato a 60 metri. A questo punto un volontario si offrì di scendere nel pozzo e fu l'unico ad avvicinarsi al bambino, si tratta di Angelo Licheri, di corporatura esile e basso di statura. Licheri scese nel pozzo artesiano durante la notte fra il 12 ed il 13 giugno. Angelo toccò le mani di Alfredino, cercò di mettergli l'imbracatura che si aprì per ben tre volte. Il Licheri provò a portarlo su tirandolo per le braccia ma Alfredino scivolò ancora più giù. Angelo si arrese dopo 45 minuti, rimase a testa giù per tutto il tempo, i tecnici avevano stabilito che in quella posizione rischiava l'asfissia dopo 20 minuti. Angelo per le ferite riportate rimase in ospedale per circa 40 giorni
La morte di Alfredino Rampi e il recupero del corpo
Alle 5:00 del 13 giugno scese nel cunicolo lo speleologo Donato Caruso, anche i suoi tentativi furono vani, quando salì disse agli addetti che Alfredino Rampi probabilmente, era morto. Nel pozzo fu fatto scendere uno stetoscopio che non registrò nessun battito cardiaco. Dopo fu fatta scendere una telecamera della RAI che non registrò nessun movimento del corpo. Alfredino Rampi fu considerato presumibilmente morto e per conservare il corpo nel pozzo fu immesso dell'azoto liquido. Alfredino fu recuperato 28 giorni dopo, era l'11 luglio 1981.
Centro Alfredo Rampi
Dopo la tragedia Franca Rampi e Ferdinando Rampi, genitori di Alfredo, hanno creato un centro intitolato al figlio per incentivare lo sviluppo della Protezione civile. Poche settimane fa, Daniele Biondo, psicoanalista, del direttivo del 'Centro Alfredo Rampi', ha rilasciato questa dichiarazione all'Ansa "Franca Rampi, davanti a quelle telecamere non accettò di esibire il proprio dolore e proprio per questo fu trattata male da una certa stampa conformista dell'epoca. Reagì al dolore con grande forza: fece subito un appello per mobilitarsi come cittadini e istituzioni, fondò dopo poco l'associazione a nome del figlio perché nessuna mamma dovesse vivere il dramma che aveva vissuto lei. Fu l'unica diretta di tre giorni che raccontò davvero la realtà: in cui si vide la confusione, la disorganizzazione, la pressione psicologica sui soccorritori e il paese ne rimase traumatizzato. Fu davvero un racconto della realtà, mentre i reality oggi sono solo finzione".
Riccardo Rampi, il fratello di Alfredino
Riccardo Rampi, fratello minore di Alfredino, era nato nel 1979, all'epoca della tragedia aveva 2 anni. L'uomo era cardiopatico come il fratello ed è morto a soli 36 anni per un attacco cardiaco. Rampi lavorava in banca ed aveva due figli. La sera in cui il suo cuore ha smesso di battere era in discoteca per festeggiare l'addio al nubilato di un amico. Uno dei responsabili del locale raccontò a Il Messaggero i momenti della nuova tragedia che si era abbattuta sulla famiglia Rampi "Lo abbiamo visto barcollare all'improvviso e allontanarsi dal gruppo. Non abbiamo capito subito la gravità della situazione, succede che durante un addio al celibato qualcuno beva un po' più del solito. Camminava a stento, cercava l'uscita appoggiandosi alle colonne della sala, è caduto appena ha messo piede fuori dall'ingresso, ci siamo precipitati ad aiutarlo, e abbiamo visto che non si trattava di una sbronza, stava molto male. L'ambulanza del 118 è arrivata subito, qui vicino c'è l'ospedale Sant'Eugenio, gli è stata fatta anche la defibrillazione, ma nella notte abbiamo saputo che il giovane era morto".
Angelo Licheri, oggi
Angelo, che all'epoca aveva 37 anni e faceva il fattorino per una tipografia a Roma, oggi vive in una casa di cura a Nettuno. Poco tempo fa intervistato dal Corriere della Sera ha detto "Dopo vari tentativi andati a vuoto, l'ultimo che ho fatto è stato prenderlo per la canottiera, ma appena hanno cominciato a tirare ho sentito che cedeva... E allora gli ho mandato un bacino e sono venuto via. Ciao piccolino". Angelo ha scritto anche un libro intitolato 'L'angelo di Vermicino'. La mia vita prima e dopo quel giugno dell'81'.
Il pompiere Nando Broglio
Nando Broglio è il pompiere che restò per tre giorni a parlare, quasi ininterrottamente, con Alfredino. Lo intrattenne cantandogli canzoni e discutendo con lui dei personaggi dei cartoni animati come Mazinga e Jeeg Robot. Quando il bambino si lamentava del rumore delle scavatrici, il pompiere si inventò che erano i suoi eroi dei fumetti che stavano scavando per salvarlo. È rimasto in contatto con Franca Rampi fino alla sua morte, avvenuta all'età di 77 anni nel giugno del 2017.
Pubblicazione dei nastri audio
La RAI registrò tutta la tragedia di Vermicino e i dialoghi di Alfredino con i suoi soccorritori. Nel maggio del 1995, l'azienda di Stato li pubblicò nella collana di videocassette Grandi emozioni TV venduta nelle edicole. La famiglia Rampi presentò un ricorso d'urgenza e il Tribunale civile di Roma decretò il divieto di pubblicazione "delle sequenze filmate in cui Alfredo Rampi piange, singhiozza e chiama la mamma o i soccorritori".
Nel corso degli anni quel divieto è caduto e alcuni spezzoni di quelle conversazioni sono state mandate in onda nel programma 'La storia siamo noi' nel 2011.