Zlatan, la recensione: Bruce Lee, Muhammad Ali e Il taekwondo

La recensione di Zlatan: il film di Jens Sjogren, presentato alla Festa del Cinema di Roma e in uscita al cinema l'11 novembre, è un biopic piuttosto classico che racconta Ibra in due momenti della sua vita, dagli 11 ai 13 anni e dai 17 ai 23.

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Zlatan: Granit Rushiti in un'immagine

È inquadrato di spalle, Zlatan Ibrahimović, nella prima scena del biopic a lui dedicato che vi raccontiamo nella recensione di Zlatan (I Am Zlatan, in originale), il film di Jens Sjogren, presentato alla Festa del Cinema di Roma e in uscita al cinema l'11 novembre distribuito da Lucky Red. Si notano subito i suoi capelli, portati lunghi, ma non troppo, sulla nuca, raccolti da una fascia simile a quella dei tennisti degli anni Settanta. E poi la schiena e le spalle, possenti, da titano. I colori sono il rosso e il bianco dei Lancieri, i colori dell'Ajax, la storica squadra olandese dalla quale ha spiccato il volo nel calcio che conta. È inquadrato di spalle, Zlatan, per ribadire la sua possanza fisica, il suo incedere, per identificarlo immediatamente. In parte, ci pare, anche per rimandare a un secondo momento, di poco, la nostra conoscenza con il volto di Granit Rushiti (l'attore che impersona Zlatan dai 17 ai 23 anni), un volto pulito, dai tratti gentili, molto lontano dalla sfrontatezza del vero Ibra, giocatore dai tratti spigolosi e dalle espressioni sfrontate. Uno dei limiti di Zlatan è il non credere mai completamene che il personaggio in scena sia Ibra. Gli altri sono una certa convenzionalità nel raccontare l'infanzia del futuro campione, e una confezione tutto sommato ordinaria, lontana dal genio di un giocatore come l'attuale centravanti del Milan. Le parti che si avvicinano più al calcio che conta sono invece più intriganti, e possono interessare gli appassionati di calcio.

Non si merita l'Ajax...

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Zlatan: Granit Rushiti in un momento del film

"Non si merita l'Ajax" chiosa un giornalista in una delle prime scene di Zlatan. Ibra è ancora un progetto di campione, un giocatore non ancora sbocciato, uno di quei calciatori che sembrano fidarsi troppo del loro talento e non danno il massimo in campo. Zlatan Ibrahimovic incontrerà un procuratore, un italiano, un certo Mino Raiola di cui avrete senz'altro sentito parlare. Gli mette davanti delle foto: Vieri, Inzaghi, Trezeguet. Giocatori da oltre 20 gol a campionato. E poi la sua: Zlatan Ibrahimović, 5 gol in 25 partite. Per fare strada, per ambire alle grandi squadre, dovrà dare di più, allenarsi, usare le critiche come benzina. Nel frattempo, in montaggio alternato, abbiamo visto un ragazzino temerario (Dominic Bajraktari Andersson, che è Zlatan dagli 11 ai 13 anni) giocare a calcio nei campetti di periferia, cadere dopo essere salito su un tetto per recuperare un pallone, litigare, dividersi tra scuola e calcio e tra mamma e papà, destinati a separarsi. Tra lo Zlatan bambino e lo Zlatan ragazzo vediamo il talento crescere, fino ad arrivare a quella che allora era la terra promessa: l'Italia, la Serie A, la Juventus.

Zlatan, clip in esclusiva del film dedicato al calciatore Ibrahimović

Bruce Lee e Muhammad Ali, Baggio e Van Basten, e il taekwondo

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Zlatan: Granit Rushiti in una sequenza

Zlatan, scritto da Jakob Beckman e David Lagercrantz, tratto dell'autobiografia Io, Ibra edita da Rizzoli che David Lagercrantz ha scritto insieme allo stesso Ibrahimović, è un viaggio dentro alla nascita di un campione. Accanto alla sua crescita seguiamo quelle che sono le sue passioni. La pizza e il kung fu, Bruce Lee e Muhammad Ali, Van Basten ("è come Muhammad Ali, però del calcio") e Baggio, i suoi modelli, che cerca invano, e non trova, tra le figurine degli Europei del 92. E poi, la guerra in Bosnia, che esce dai telegiornali che guarda il padre e irrompe nella sua vita. Tutte cose che, in un modo o nell'altro, hanno contribuito a formare l'uomo Ibra, e anche il calciatore. Non sono dettagli. Prendiamo le arti marziali: Ibra ha praticato il taekwondo, come vediamo nel film, e quest'arte gli ha donato dei movimenti insoliti e imprevedibili rispetto a qualsiasi altro calciatore. Prendete il famoso gol di tacco al volo in Italia-Svezia degli Europei 2004: un movimento innaturale per un calciatore, non per chi fa arti marziali. A proposito, aspettate i titoli di coda e vedrete i gol più belli della carriera di Ibra. Alcuni sono dei veri colpi di genio.

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Zlatan: Dominic Andersson Bajraktati in un'immagine

Cinema IKEA

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Zlatan: una scena con Dominic Andersson Bajraktati

Quei colpi di genio sono proprio quello che manca al film di Jens Sjögren che, pur avendo tra le mani un personaggio eccezionale, fuori dagli schemi, firma invece un film che invece rimane piuttosto negli schemi di quello che ci si può aspettare da un biopic tradizionale. La parte dello Zlatan bambino è quella forse più convenzionale: a parte il calcio sembra raccontare la solita storia di un bambino in una famiglia problematica, in una periferia problematica. A interessare di più sono le parti dell'Ibra più vicine alla sua carriera nota al grande pubblico. I momenti all'Ajax sono stati gli ultimi prima che entrasse definitivamente nei nostri riflettori e che cominciassimo a sapere tutto di lui. Zlatan è, come molti film svedesi, una sorta di "cinema IKEA", solido, robusto, che assolve al suo dovere, ma è comunque piuttosto lineare e privo di guizzi artistici. È un film che probabilmente interesserà poco agli appassionati di cinema, ma molto di più agli appassionati di calcio.

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Quel trasferimento alla Juventus...

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Zlatan: Granit Rushiti in una sequenza del film

A proposito del trasferimento di Zlatan Ibrahimović alla Juventus, nell'ultimo giorno di mercato dell'estate del 2004, la storia probabilmente è romanzata, perché così serve al racconto. E così funziona. Nel film vediamo Mino Raiola che offre Ibra a Moggi che sembra snobbarlo, perché dice che è incompatibile con Trezeguet. Moggi sembra poi scoprirlo poi all'improvviso, grazie a un gol strepitoso, e, illuminato, chiama Raiola al telefonino. Detto che la Juve, come altre squadre, seguiva Ibra da molto tempo, il film sorvola anche su uno dei fattori decisivi del trasferimento: quella lite con un compagno, forse voluta, forse studiata con Raiola e Moggi, che finì per spaccare lo spogliatoio e costrinse l'Ajax a venderlo di corsa all'ultimo giorno di mercato.

Conclusioni

Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Zlatan, uno dei limiti del film è il non credere mai completamene che il personaggio in scena sia Ibra. Gli altri sono una certa convenzionalità nel raccontare la sua infanzia e una confezione tutto sommato ordinaria, lontana dal suo genio. Le parti che si avvicinano più al calcio che conta sono invece più intriganti, e possono interessare gli appassionati di calcio.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.7/5

Perché ci piace

  • La storia legata all'Ajax e al passaggio alla Juventus può interessare gli appassionati di calcio.
  • Dal 2004 Ibra è sotto i nostri riflettori, e allora è interessante vedere cosa è accaduto quando non erano accesi.
  • L'ambiente del calcio è descritto piuttosto bene.

Cosa non va

  • L'attore principale ha un volto pulito e non ci ricorda molto il vero Ibra.
  • La parte dedicata alla sua infanzia è piuttosto convenzionale.
  • Ma è tutto il film ad essere piuttosto prevedibile, senza i colpi di genio che caratterizzano un campione come lui.