Yellowjackets: Alanis Morissette, Garbage e Radiohead, la forza della musica anni Novanta

Gli anni Novanta sono stati un grande momento per quel che riguarda la musica: Yellowjackets, la serie in streaming su Paramount+, ambientata in parte nel 1996, non ha perso l'occasione di accompagnare le sconvolgenti vicende della storia con una grande colonna sonora.

Yellowjackets: Alanis Morissette, Garbage e Radiohead, la forza della musica anni Novanta

Una delle tante cose che ci ha colpito positivamente della serie tv Yellowjackets, in streaming su Paramount+, con un nuovo episodio ogni mercoledì, è la cornice di una delle storyline, quella principale. La serie è infatti ambientata negli anni Novanta, per la precisione nel 1996, e questa è una cosa piuttosto originale. Finora avevamo visto molte serie che guardavano al passato essere ambientate negli anni Ottanta, (apparentemente) più iconici, sicuramente più riconoscibili e caratterizzati. Gli anni Novanta sono un terreno meno battuto da cinema e serialità: forse ancora troppo vicini per essere valutati, forse troppo sfaccettati e sfuggenti per essere fissati in elementi riconoscibili.

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Yellowjackets 2: il cast in una foto promozionale

È vero: se pensiamo agli anni Novanta ognuno di noi ne avrà una sua visione. Ma quello che è sicuro è che, da qualunque angolatura la vogliate vedere, gli anni Novanta sono stati un grande momento per quel che riguarda la musica. Sono nati nuovi generi, come il trip-hop, la jungle, il big beat. Il rock alternativo ha vissuto i suoi anni migliori. E Yellowjackets non ha perso l'occasione di accompagnare le sconvolgenti vicende della storia con una grande colonna sonora. La musica degli anni Novanta accompagna le vicende delle protagoniste anche nella storyline che si svolge ai giorni nostri. Yellowjackets è un'epopea di sopravvivenza, una storia di orrore psicologico ed un dramma di formazione. Le furie emotive delle protagoniste sono rievocate perfettamente nella colonna sonora con un pastiche di sonorità alt-rock anni Novanta e con chitarre fuzz e distorsioni quasi a riprodurre un susseguirsi convulso di segreti e ricordi repressi.

Alanis Morissette: "Sono onorata di far parte dell'eredità di Yellowjackets"

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Yellowjackets: Juliette Lewis in una scena

E allora è stata una grande sorpresa, ma in fondo ci è sembrato perfettamente coerente, trovare una delle grandi protagoniste degli anni Novanta, Alanis Morissette, che è stata chiamata a reinterpretare No Return, l'inconfondibile canzone dei titoli di testa di Yellowjackets. La cantautrice canadese in quel mondo ci sta benissimo. Nel 1996, il tempo in cui si svolge l'azione principale, stava infatti vivendo l'onda lunga del successo del suo album più importante, Jagged Little Pill, del 1995. E quelle ragazzine in cerca di loro stesse, arrabbiate, in alcuni casi tradite, ce le vediamo proprio a cantare "And I'm here to remind you of the mess you left when you went away".
"Adoro la versione originale di No Return, è semplicemente una canzone perfetta", ha raccontato Alanis Morissette. "Di sicuro è stata una sfida quando mi hanno chiesto di reinterpretarla, ma vedo dei parallelismi tra Yellowjackets e la mia prospettiva durante la scrittura delle canzoni: la pura intensità, l'attaccare dritti alla giugulare senza paura di essere profani". "Mi sono impegnata per tutta la mia carriera a sostenere l'emancipazione delle donne e delle persone più sensibili, e a vedere il mondo attraverso la lente femminile" ha aggiunto. "E la cosa meravigliosa di questo show è che a ogni personaggio è permesso di essere dinamico e complesso, al contrario di versioni troppo semplificate e ridotte delle donne. Sono onorata di far parte dell'eredità di Yellowjackets". No Return è stata scritta da Craig Wedren e Anna Waronker.

Yellowjackets 2, la recensione: le ragazze son tornate!

1. No Return (Alanis Morissette)

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Yellowjackets: un'immagine di scena

Come nella sua versione originale No Return inizia con una batteria effettata, carica di eco, rumorosa. A cui si aggiunge altro rumore, quello delle chitarre distorte. E sui cui si innesta l'insinuante e spiazzante giro di tastiere. È un suono che sarebbe potuto essere quello di band come Smashing Pumkins o Garbage. La linea vocale della strofa, quasi una filastrocca, una cantilena, viene cantata da Alanis Morissette con una personalità che migliora il brano iniziale. La sua voce si lancia in dei cori angelici, una grande apertura melodica, prima di urlare le parole del ritornello, "No Return No Return No Return", con una rabbia che rende il pezzo qualcosa di speciale, che va ben oltre la canzone originale.

2. #1 Crush (Garbage)

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Yellowjackets 2: Melanie Lynskey in una scena della seconda stagione

Li abbiamo citati come grandi protagonisti degli anni Novanta, ed eccoli qui. Sono i Garbage, la band di quel Butch Vig che, prima di diventare batterista e produttore della band, aveva prodotto un certo Nevermind dei Nirvana. #1 Crush (1995), la canzone che ascoltiamo nel primo episodio della stagione 2 di Yellowjackets, è compresa nella colonna sonora di Romeo + Juliet di Baz Luhrmann. "I would die for you, I would die for you, I've been dying just to feel you by my side, To know that you're mine" canta, struggente e carica di desiderio, la voce di Shirley Manson, su una base che inizia con una ritmica quasi trip-hop. "Morirei per te, morirei per te, sto morendo solo per sentirti al mio fianco, per sapere che sei mio", in un testo che sembra riferirsi alla storia di Romeo e Giulietta, ma che in questa scena sembra acquistare un nuovo significato. Shauna e Jeff sono nello studio di Adam. Shauna confessa a Jeff che l'idea di lui con un'altra l'ha sempre spaventata ma anche eccitata. E allora tra i due, improvvisa e violenta, scoppia la passione e i due fanno rabbiosamente l'amore.

3. Last Resort (Papa Roach)

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Yellowjackets 2: un'inquietante immagine della serie

La scena che avviene su Last Resort dei Papa Roach è come se fosse la seconda parte della scena precedente. Jeff è da solo, nel suo minivan, e ripensa al momento di passione vissuto con Shauna, ai quadri che ritraevano la moglie. È eccitato, ma anche turbato, pieno di rabbia. E allora, dal tablet che ha collegato all'impianto della macchina, seleziona questa canzone per sfogarsi, per battere con le braccia il tempo, per un momento catartico e liberatorio. Last Resort è il singolo di debutto dei Papa Roach contenuto nell'album Infest del 2000. È una canzone che parla di suicidio e dei motivi per i quali si è spinti a fare questa scelta: per questo (e per il linguaggio, pieno di "fuck") la canzone è stata censurata. Il riff di chitarra sembra essere un campionamento ripetuto di Gengis Khan degli Iron Maiden, ma i Papa Roach hanno sempre negato.

4. Cornflake Girl (Tori Amos)

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Yellowjackets 2: una scena

Cornflake Girl di Tori Amos, evocativa, sognante, cinematica, arriva per chiudere l'episodio 1 e per dare ulteriore enfasi. Canzone simbolo di Tori Amos, e di tutti gli anni Novanta, anni pieni di rock al femminile, è sostenuta da un giro di piano vagamente jazz, ossessivo e trascinante (che è stato definito come il suono di un "marinaio ubriaco che suona in un bar sul mare"). La canzone è aperta da un mandolino e portata avanti una ritmica incalzante di basso e batteria, con il suono campionato di un fischietto, sui quali spicca la voce eterea e passionale della cantautrice. Il brano, del 1994, è tratto dall'album Under the Pink, e si ispira al romanzo Possessing the Secret of Joy di Alice Walker, che parla di una donna africana costretta a una mutilazione genitale secondo un rituale tradizionale. Mentre ascoltiamo Cornflake Girl, vediamo, nel 1996, i giovani Nat e Travis partire, tra la neve, per andare in esplorazione e cercare aiuto, mentre la giovane Shauna prova qualcosa che non aveva mai provato. Ai giorni nostri, Callie, la figlia di Shauna, trova un indizio importante. E noi rimaniamo in sospeso.

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5. Inertia Creeps (Massive Attack)

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Yellowjackets 2: Tawny Cypress in una scena della seconda stagione

Negli anni Novanta, accanto all'alt-rock c'era anche il trip-hop e il gruppo eponimo erano (e sono) i Massive Attack, inglesi di Bristol. Ci sono anche loro, in una sequenza memorabile, con la tambureggiante, tribale, Inertia Creeps. È un brano oscuro, ossessivo, allucinato, ed è perfetto per raccontare la paranoia e l'ossessività di Taissa da adulta, ai giorni nostri. Su quel ritmo parossistico, con un montaggio velocissimo, vediamo le continue tazze di caffè ingurgitate da Taissa, il suo sfogarsi sulla cyclette, il suo girare per casa e provare a lavorare. È un uso della musica di repertorio da manuale. Inertia Creeps, del 1998, è tratta dall'album Mezzanine, e racconta la fine di una relazione del loro leader, Robert del Naja, noto anche come 3D. Pare che il ritmo sia stato influenzato dallo Tsifteteli, o Çiftetelli, un ritmo e una danza tipica dei Balcani e dell'Anatolia, che del Naja aveva ascoltato a Istanbul.

6. Climbing Up The Walls (Radiohead)

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Yellowjackets 2: una foto di scena

Tocca a Climbing Up The Walls dei Radiohead (tratta dall'album capolavoro OK Computer del 1997) l'onore di chiudere l'episodio 2 e di raccontare ed enfatizzare una delle scene più sconvolgenti della serie, quella in cui, finalmente, capiamo quello che fino a quel momento avevamo intuito. In una festa pagana, liberatoria, vestite come se fossero delle antiche romane, le ragazze banchettano e si lasciano definitivamente andare a quella pratica che è la chiave della storia, infrangendo un tabù per la loro sopravvivenza. Il banchetto inzia timidamente, poi cresce in maniera sfrenata fino a sfociare in un baccanale. I Radiohead sottolineano tutto con una musica dura, dolorosa, evocativa. Trainata dal suono di una batteria effettata, carica di riverbero, quasi "industrial", la voce di Thom Yorke si leva alta, in falsetto, prima timida e poi sempre più potente, accompagnata dalle chitarre distorte. "I am her face when she sleeps at night, I am the pick in the ice, do not cry out or hit the alarm, we're friends till we die. And either way your turn, I'll be there, open up your skull, I'll be there, climbing up the walls" recitano i versi della canzone. "Sono il suo volto quando dorme di notte, sono il punteruolo nel ghiaccio, non urlare o far suonare l'allarme, saremo amici fino alla morte. In qualunque direzione ti giri sarò lì, stampatelo nel cranio, sarò lì a scalare il muro di casa tua". È come se volessero parlare del legame indelebile tra le ragazze, del fatto che quello che hanno fatto insieme non si potrà mai dimenticare.