XO, Kitty, la recensione: dal franchise Tutte le volte che ho scritto ti amo, lo spin-off sulla piccola Kitty

La nostra recensione di XO, Kitty, esuberante serie spin-off della trilogia di Tutte le volte che ho scritto ti amo, sulla sorella più piccola di Lara Jean alle prese con un anno di liceo in Korea. Netflix punta su una carta già vincente, la personalità di Kitty, dal 18 maggio.

XO, Kitty, la recensione: dal franchise Tutte le volte che ho scritto ti amo, lo spin-off sulla piccola Kitty

I fan della trilogia di film Tutte le volte che ho scritto ti amo, che ha consacrato al pubblico dei giovani adulti Noah Centineo e ha fatto salire le quotazioni di Netflix nel campo delle rom-com adolescenziali, se lo ricorderanno: nei film, la più piccola delle sorelle Covey, Kitty (Anna Cathcart), era stata fondamentale dall'inizio. Grazie a lei, le lettere d'amore che la protagonista, Lara Jean (Lana Condor), aveva scritto ai ragazzi di cui si era innamorata negli anni, erano state inviate ai destinatari e il romance con Peter Kavinsky era iniziato. Dopo tanto assistere agli struggimenti di sorella maggiore Margot e di, appunto, Lara Jean, con una saggezza e intraprendenza che poco hanno di quell'età, Netflix regala a Kitty un'intera serie invece che un film, rendendola guida perfetta dentro un mondo di amori fluidi e scuole internazionali.

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XO, Kitty: un momento della serie

In questo caso siamo alla Kiss, Korean Independent School of Seoul, inventata ma ispirata a molti istituti internazionali del paese. Con questa recensione di XO, Kitty, serie in 10 episodi da 30' cucita addosso al personaggio di Kitty, da Jenny Han, autrice dei personaggi del franchise, dai libri in poi, festeggeremo la consapevole leggerezza di un prodotto pensato per un grande pubblico di giovani che sono affezionati a questa famiglia e con loro intendono proseguire un percorso. Per l'energia con cui vorrebbe divorare la vita, Kitty assomiglia ad un'altra eroina adolescenziale della serialità, Devi di Non ho mai e questo paragone vi mette sulla strada giusta rispetto a ciò che dovrete aspettarvi da XO, Kitty. Più "fumettoso" e colorato di Non ho mai e con un semplicismo di cui peccava anche la trilogia dei film, questa nuova serie rispetta però certi temi, non scappa dalle avversità ed esplode di esuberanza per la sua protagonista facendo della leggerezza un punto di forza invece che di debolezza. XO, Kitty è il primo spin-off seriale della storia tratto da un film (o un franchise) originale Netflix e sarà disponibile dal 18 maggio in piattaforma.

Guardarsi indietro

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XO, Kitty: una scena

Nel cammino verso l'età adulta e la definizione di sé, c'è sempre prima o poi il momento in cui ci guardiamo indietro. Lo facciamo nella realtà e lo si fa nel cinema e nella serialità. Lo abbiamo anche visto e amato di recente in Guardiani della Galassia Vol. 3. Ed ecco che, lasciata sola dalle sorelle andate al college, la minore delle sorelle Covey, Kitty, si trova in silenzio nel limbo di definire se stessa e il suo futuro. Primo tassello principale di questo percorso: riscoprire una madre, morta quando lei era troppo piccola. Mentre Margot e Lara Jean hanno ricordi tangibili a cui fare riferimento, Kitty ha solo racconti e un diario, quello dell'anno di scuola in Corea della madre Eve. Un application mandata alla KISS e il destino di Kitty sta per ricongiungersi con quello della madre e guarda caso, anche con quello del fidanzato, Dae (Choi Min-young) conosciuto nel viaggio in Corea anni prima e mai veramente vissuto. Un doppio motivo dunque per la protagonista e 10 episodi che rendono giustizia ad entrambi gli spunti narrativi e che, senza spoiler, annunciamo essere ancora materia fertile anche e già, per una seconda stagione.

Fattore confusione

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XO, Kitty: un'immagine della serie

Eh sì, perché non dimentichiamo che tutta la prima stagione di XO, Kitty si concentra sul primo semestre della ragazza alla KISS, c'è ancora tanta strada da fare, nuove matasse da sbrogliare, perfette già nel cliffhanger finale. Per questo colpo di scena dell'ultimo minuto, la serie replica lo stesso approccio di Non ho mai... e dunque conferma le similitudini tra le avventure di Devi e quelle di Kitty seppur quest'ultime ci vengano presentate in una versione edulcorata e un po' favolistica. Mantenendo sempre elevato lo stabilito tasso di leggerezza, XO, Kitty gioca e tratta bene con quello che definiremo il fattore confusione, uno stato che affligge il 99% degli adolescenti e colpisce soprattutto e prima di tutto, sull'orientamento sessuale ma ancor di più sull'innamoramento che è cosa ben più profonda e spaesante. Tutti investiti di indecisione e cotte inaspettate, nessuno esente, a partire dal già menzionato Dae ai nuovi amici o rivali di Kitty, Q (Anthony Keyvan), Yuri (Gia Kim) e Min Ho (Sang Heon Lee).

Un mondo edulcorato

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XO, Kitty: una foto di scena

Usiamo il già manifestato paragone di XO, Kitty con la serie Non ho mai... , questa volta per sottolineare le mancanze di questo spin off della trilogia di Tutte le volte che ho scritto Ti amo. Sebbene le origini indiane di Devi siano più invasive della sua vita negli USA rispetto a quelle di Kitty che, di coreano ha uno yogurt che adora e una madre che non ricorda, per questa prima stagione, il viaggio a Seoul, approfondisce la cultura coreana solo nelle usanze, festività e credenze che circondano la protagonista ma questo suo intorno non la tocca nel profondo, perché è ancora totalmente slegato dalla madre Eve. Allo stesso modo, quello di Kitty è un mondo edulcorato, dove devi applicare spesso una sospensione di incredulità per molti vuoti di sceneggiatura o in questo caso, salti e sintesi necessarie a far funzionare dinamiche che altrimenti avrebbero bisogno di molte, molte, spiegazioni. Superficialità e leggerezze a parte, Kitty però, complice un interprete spumeggiante, Anna Cathcart, è così altruista e poco concentrata su se stessa che il suo non essere melodrammatica, lascia spazio al buon umore ed a una piacevole visione. Non si può non voler bene a Kitty, che come lei stessa si definisce, è una matchmaker, una cupido moderna.

Conclusioni

A fine recensione della prima stagione di Xo, Kitty, spin-off seriale del franchise Tutte le volte che ho scritto ti amo che sviluppa il personaggio di Kitty, sorella minore di Lara Jean, ne celebriamo la leggerezza e la vitalità. Le avventure del primo semestre di liceo in Corea di Kitty sono esilaranti e pregnanti di colpi di scena e intrecci che, pur non essendo profondissimi e sempre verosimili, come può accadere per serie più centrate come Non ho mai, rendono i 10 episodi validi e pieni di energia.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Anna Cathcart, interprete di Kitty ha energia da vendere.
  • Kitty è un personaggio positivo che ama la vita e si prodiga per gli altri.
  • Affronta la “confusione” adolescenziale con piglio leggero ma rispettoso.

Cosa non va

  • Approfondisce la Corea ma non le origini coreane della protagonista.
  • Edulcora in maniera favolistica il mondo.