Avevamo accolto con entusiasmo, su Netflix, la più piccola delle sorelle Covey, Kitty, interpretata dalla promettente Anna Cathcart, quando un anno e mezzo fa debuttava la serie spin off della trilogia di film Tutte le volte che ho detto ti amo, a lei dedicata.
Si intitola XO, Kitty e accompagna l'ormai 17enne, nel suo anno di studio all'estero in Corea, presso il prestigioso (ed immaginario) liceo internazionale Kiss, Korean Independent School of Seoul. L'avevamo lasciata sull'aereo di ritorno negli USA per le vacanze d'inverno, a pochi minuti dopo la rottura definitiva con il primo amore Dae (Minyeong Choi), innamorata e non ricambiata della bella Yuri, ascoltare incredula la dichiarazione d'amore inaspettata del ricco, viziato e spesso scostante Min Ho (Sang Heon Lee),con lei eccezionalmente seduto in economy.
Date queste premesse, inizia, dunque nel più grande e fluido, aggiungeremo, caos sentimentale in cui un adolescente si possa trovare, la seconda stagione di Xo, Kitty, visto che ritroviamo il personaggio creato dalla penna di Jenny Han, di ritorno alla KISS nella situazione seguente: è in stanza con Yuri (Gia Kim), la sua fidanzata Juliana (Regan Aliyah) e una nuova arrivata, Stella (Audrey Huynh); Min Ho le parla a stento dopo il rifiuto sull'aereo ed infine, ancora non è venuta a capo del mistero su sua madre e un presunto fidanzato coreano. Per chi non lo ricordasse infatti, Kitty era approdata alla Kiss per emulare il percorso fatto dalla madre in adolescenza, mamma persa per una malattia quando le aveva solo tre anni.
Con una formula ancora più contratta di 8 episodi da circa 30 minuti invece dei 10 della prima stagione, XO, Kitty 2 con invidiabile efficacia, superiore alla prima stagione, si apre molto di più alla coralità pur tenendo sempre Kitty a fare da perno e addirittura sviluppa una sottotrama mystery, oltre a quella familiare, senza però risultare caotico. Risultato che va oltre le più rosee aspettative per una serie che fa della leggerezza e del "adatto ai maggiori di 10 anni" il suo maggiore punto di forza.
A chi assomiglio?
La ragione scatenante della decisione di Kitty di fare l'esperienza di studio in Corea era stata la disperata ricerca di connessione con una madre persa troppo presto, prima che potesse conoscerne la vera storia di vita, le abitudini, il carattere. Chi ha avuto la sfortuna di perdere un genitore in tenera età potrà confermare che c'è un bisogno ancora più forte di ritrovare le proprie origini, comprendere se stessi attraverso le somiglianze, le similitudini con i propri familiari. Per Kitty quel cammino di ricerca non si è ancora concluso poiché non ha ancora risposto alla domanda: A chi assomiglio?
Ad avvicinarla a chi era Eve Song, sua madre, ai tempi del liceo, c'è un nome, Simon, forse un fidanzato dell'epoca, e una capsula del tempo di 40 anni prima da scovare e consultare. Grazie a questo filo conduttore, Xo, Kitty 2 ci permette un'incursione più solida nella vera Corea, nella sua cultura e le sue contraddizioni, quelle che lamentavamo essere quasi assenti nella prima stagione. Conoscendo di più le sue radici e ristabilendo legami con il lato "Song" di se stessa, come spesso succede, Kitty rafforza le sue particolarità, gli aspetti che la rendono unica e, al tempo stesso, riafferma la sua appartenenza profonda all'altro blocco, quello Covey, rappresentato, per acquisizione dal cognato in visita coreana Peter Kavinsky (Noah Centineo), fidanzato della sorella Lara Jean, co-protagonista della trilogia romantica Tutte Le volte che ho detto ti amo. È Peter, più di una volta, a farle da memo vivente, a ricordarle chi è, da dove viene e qual è la sua forza.
Xo, Kitty 2: amori fluidi
Esattamente a metà della seconda stagione, durante l'episodio 8 intitolato Baci e segreti, Xo, Kitty 2 sovraccarica troppo intensamente la vita sentimentale di Kitty, riempiendola di intrighi, non detti, fraintendimenti, coinvolgendo e stravolgendo un po' tutti, soprattutto i maggiori indiziati fin dalle prime anticipazioni: Yuri e Min Ho, componenti, loro malgrado di un inevitabile e a tratti inconscio triangolo, presente principalmente nella mente e nel cuore confuso della protagonista. Ciò detto, vi consolerà sapere che la trama dello show troverà una dimensione più corale dopo questo Big Bang sentimentale e un giorno, o semplicemente qualche episodio dopo, tutto quel caos vi tornerà utile, anche se al momento dovrete sopprimere il desiderio di spegnere tutto o urlare allo schermo che c'è un limite alla quantità di psico-melo drammi che una serie teen può sopportare.
La pazienza nel sopportare la frenesia di intrecci, complotti e sospetti premierà i più virtuosi che saranno accolti, in maniera liberatoria, dalla naturalezza con cui questi amori fluidi prendono forma o si dissolvono. La quasi totale mancanza del fattore sesso dall'algoritmo della serie ottiene, forse per paradosso, un gradito effetto Austeniano nell'attrazione tra Kitty e Min Ho, peccato non si possa dire lo stesso per la resa, alquanto fredda, del desiderio della ragazza per Yuri.
La stramba dell'Ohio
Se il mistero riguardante gli anni passati dalla madre di Kitty alla KISS non fosse abbastanza per il palato ormai esigente del pubblico di Netflix, abituato ad avere sempre di più, ad accontentare i fan ed alzare l'asticella dello show ci hanno pensato la showrunner Jessica O'Toole e l'ideatrice Jenny Han, aggiungendo un tocco mystery-investigativo agli 8 episodi di questa seconda stagione.
Il nuovo personaggio di Stella, definita da Kitty dispregiativamente come "la stramba dell'Ohio", traina infatti con sé anche tutto il giallo sulla sua vera identità e un possibile sabotaggio ai danni del padre di Min Ho, versione coreana di Simon Cowell, con un impero costruito a suon di teen star, gaslighting e body shaming, per dirla ad inglesismi. Con questo complotto da sbrogliare in più, ammettiamo di non disdegnare affatto la formula ora collaudata di Xo, Kitty, fatta da una combinazione di leggerezza a braccetto con una chiarezza di intenti, tale da intrattenere con una sorta di implicita e rassicurante tranquillità: il lieto fine è sempre e comunque dietro l'angolo.
Conclusioni
La seconda stagione di Xo, Kitty, serie spin off della trilogia franchise “Tutte le volte che ho detto Ti amo” conferma di aver collaudato una formula che fa della leggerezza e della spensieratezza della sua protagonista il suo punto di forza. Con una neonata sottotrama mystery, introdotta grazie ad un nuovo personaggio e con una dimensione più corale, con la sicurezza di Kitty a fare da riferimento fisso, la serie è garanzia di intrattenimento e lieto fine assicurato.
Perché ci piace
- L’esuberanza di Anna Cathcart è coinvolgente.
- La naturalezza con cui gli amori sono spontanei e fluidi.
- La sottotrama mystery si inserisce bene nel disegno generale.
Cosa non va
- Ha sempre un lieto fine e dunque non sempre con i piedi per terra.
- Crea una confusione quasi insostenibile di intrecci amorosi e intrighi.