X-Files, 25 anni senza smettere di crederci

X-Files, la serie di Chris Carter che ha segnato la storia della tv, compie 25 anni e ne approfittiamo per un ragionamento tra passato, presente e futuro.

David Duchovny e Gillian Anderson in una scena di tensione di X-Files
David Duchovny e Gillian Anderson in una scena di tensione di X-Files

X-Files compie 25 anni. Quando è andato in onda il suo primo episodio nel nostro paese, su Canale 5, era il 29 giugno del 1994 e chi scrive era impegnato in quel di Bracciano nel suo anno di leva obbligatoria. Ciononostante, fu una folgorazione e le licenze erano l'occasione, l'unica possibile, per recuperare gli episodi andati in onda e prontamente registrati. Una folgorazione che anche a distanza di tanti anni stenta ad affievolirsi, perché l'effetto della serie tv di Chris Carter su chi era davanti alla TV all'epoca della sua messa in onda è stato travolgente.

Sentiamo già qualcuno sussurrare con aria snob "e allora Twin Peaks?". Non lo dimentichiamo di certo, perché la serie di David Lynch ha segnato un punto di svolta fondamentale nella storia della televisione, ma per sua natura, per il fatto stesso di essere legata al nome di un autore che veniva dal cinema, prestato alla TV, per le sue caratteristiche uniche e irripetibili, avrebbe potuto rappresentare un caso isolato, più unico che raro nel panorama seriale e televisivo. Un colpo dal quale il sistema si sarebbe potuto riprendere senza particolari conseguenze. Poi è arrivato X-Files.

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X-Files: le star in un'immagine promozionale
X-Files: le star in un'immagine promozionale

Twin Peaks e X-Files: un uno-due di rara potenza

David Duchovny e Gillian Anderson nel pilot di X-Files
David Duchovny e Gillian Anderson nel pilot di X-Files

Se la serie di David Lynch aveva avuto la capacità di catalizzare sul piccolo schermo l'attenzione di un pubblico che abitualmente lo snobbava, il merito di Chris Carter è stato di saper cogliere i segnali che quell'esempio aveva sollevato: la TV di quegli anni ruotava attorno a show con caratteristiche standardizzate, che si muovevano per inerzia e senza il coraggio di rompere gli schemi. Carter aveva capito che si era pronti per osare qualcosa di diverso, di nuovo. Non quanto Twin Peaks, non sarebbe stato possibile, ma capace di muovere qualche passo sulla stessa strada tracciata con coraggio dal regista di Velluto Blu, una via che si è mossa tortuosa ma inarrestabile fino ai giorni nostri.

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Mulder e Scully, istinto e ragione

X-Files: Mitch Pileggi, David Duchovny, Gillian Anderson e William B. Davis in una foto promozionale
X-Files: Mitch Pileggi, David Duchovny, Gillian Anderson e William B. Davis in una foto promozionale

Anche X-Files ha attirato l'attenzione partendo dal mistero (o i misteri dei suoi tanti Monster of the Week) per raccontare altro, rendendo sin dall'inizio centrali i suoi protagonisti: se tutta l'impalcatura narrativa di Carter ha funzionato, è perché si è retta sul solidissimo rapporto costruito tra gli agente Fox Mulder e Dana Scully, a cominciare da quel primo incontro nell'ufficio dello Spettrale nei sotterranei della sede FBI fino ai trascinanti dialoghi di alcuni episodi del revival degli ultimi anni. Loro, sempre e soprattutto loro, sono stati il cuore pulsante di X-Files, la forza che ha sostenuto e trascinato la serie per undici stagioni (le nove iniziali più le due del revival) e due film.

X-Files: David Duchovny e Gillian Anderson in una scena della premiere della undicesima stagione
X-Files: David Duchovny e Gillian Anderson in una scena della premiere della undicesima stagione

Una forza gravitazionale, fatta di attrazione e opposizione, in perenne equilibrio tra cuore e ragione, tra fede e scienza, tra chi vuole credere e chi non riesce proprio a farlo. Un rapporto che David Duchovny e Gillian Anderson hanno reso vivo e credibile sin da quel primo incontro del pilot andato in onda il 10 settembre del 1993, alimentandolo con affetto e ironia, tra sguardi complici e dialoghi profondi, di anno in anno, lasciando che evolvesse insieme alla serie e al suo complesso mondo narrativo.

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X-Files: David Duchovny con Gillian Anderson nell'episodio Il figlio perduto
X-Files: David Duchovny con Gillian Anderson nell'episodio Il figlio perduto

Oltre il procedurale

X-Files: David Duchovny  in una scena dell'episodio Il figlio perduto
X-Files: David Duchovny in una scena dell'episodio Il figlio perduto

L'intuizione di Carter non si limita a due protagonisti e un mistero, ma nella capacità di partire dal procedurale classico arricchendolo di una forte dose di soprannaturale e brividi, ma anche di una forte e consapevole traccia orizzontale. Riuscendo, nel far ciò, a sfruttare le potenzialità e gli intoppi della scrittura seriale a suo vantaggio: su tutti l'esempio dell'inaspettata gravidanza della Anderson, resa, da possibile disastro, punto di partenza di una mitologia sviluppata per anni.

La verità è là fuori

Tra una frase a effetto e l'altra, da La verità è là fuori alla potentissima e inquietante Non fidatevi di nessuno, X-Files ha sviluppato e arricchito (fin troppo, direbbe qualcuno) la sua mitologia per anni, tenendo incollati milioni di spettatori di una televisione che forse non c'è più, che nel frattempo ha percorso molti passi su quella strada che aveva contribuito a creare.

X-Files: Gillian Anderson durante un momento dell'episodio Familiar
X-Files: Gillian Anderson durante un momento dell'episodio Familiar

Con le due stagioni revival, Carter e compagni hanno dimostrato di esser rimasti indietro, di essersi attardati troppo a osservare gli altri per poter tenere il passo. Forse Gillian Anderson è stata la prima a capirlo e ha fatto bene a tirarsi fuori dal gioco, seppur sbagliando la tempistica di un intervento che ha infastidito gli X-Philes, i fan di vecchia data. Forse si sarebbe dovuta fermare anche prima, lasciando che di X-Files restasse la potenza, irripetibile, di un tempo.