Un aspetto abbiamo apprezzato fin dall'inizio di X-Files 11: la compattezza. Anche se i veri episodi mitologici sono stati due fin qui, la debole apertura affidata al terzo capitolo del ciclo My Struggle ed il quinto episodio Ghouli che ha ripreso l'argomento William, si è sempre avuta la sensazione di una visione d'insieme meno slegata di quanto visto due anni fa con i sei episodi della decima stagione. Questo elemento è stato uno dei punti di forza, insieme alla voglia di ragionare su X-Files inserito nel contesto contemporaneo.
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Con il settimo episodio IA, che nel titolo italiano sta per Intelligenza Artificiale, ci si prende una pausa dal primo fattore citato, perché si tratta del primo episodio totalmente slegato dal resto, uno di quelli che si potrebbero collocare in un qualunque momento della stagione senza che nulla cambi, ma di certo non rinuncia a ragionare sul secondo aspetto: l'episodio scritto da Shannon Hamblin e Kristin Cloke, ma diretto dal solito Glen Morgan, è una evidente pausa leggera che si diverte a fare Black Mirror nel mettere in scena la degenerazione delle automazioni nel mondo contemporaneo.
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Il problema della mancia
IA apre in un ristorante giapponese, al bancone del quale siedono in silenzio i nostri agenti preferiti. Il locale è totalmente automatizzato e Mulder e Scully ordinano usando un tablet, per poi ricevere il proprio pasto direttamente al proprio posto. I problemi iniziano all'arrivo della inquietante ordinazione di Mulder, composta da un buffo pesce molto diverso da quanto pensava di aver selezionato, ai tentativi di protestare dell'agente ed al rifiuto di lasciare la mancia nel pagamento con carta di credito. Per i due agenti è l'inizio di un viaggio da incubo nel mondo dell'automazione, tra navigatori satellitari e taxi automatizzati impazziti a case intelligenti fuori controllo e droni fin troppo invasivi.
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Sotto controllo
Quel che colpisce piacevolmente fin da subito è il tono ironico e surreale scelto da Glen Morgan per mettere in scena quello che è essenzialmente un divertissement, ma ha il merito di riflettere sul mondo contemporaneo (o del prossimo futuro) in cui X-Files si ritrova con questo revival, proseguendo un discorso che ci è sembrato di cogliere nel corso di tutta la stagione. A differenza di Black Mirror, che abbiamo citato in precedenza, l'intento appare però meno nichilista e catastrofico, più rivolto alla presa in giro di un certo abuso di tecnologia e del modo in cui siamo sempre sotto controllo, piuttosto che ad una sua inquietante condanna. Una sensazione confermata dalla prova di David Duchovny e Gillian Anderson, evidentemente a proprio agio e divertiti nel girare questa ennesima follia messa in cantiere dalla serie di Chris Carter.
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X-Files alternativo
Quel che stona, da spettatori ed appassionati della serie Fox, è la sensazione di trovarsi al cospetto di un piccolo film, quasi un mediometraggio, che potrebbe funzionare anche al di fuori di X-Files e senza Mulder e Scully. Con i due per lo più in scena muti e al lavoro sulle espressioni piuttosto che sul parlato, con una gestione dei tempi narrativi da commedia piuttosto che da serie di genere, IA sembra quasi un esperimento su come e quanto potrebbe funzionare un diverso e futuro X-Files senza i suoi protagonisti. Un esperimento forse un pizzico troppo lungo, che si sfilaccia e ripete un po' troppo nella parte finale, ma che si può considerare riuscito soltanto come parentesi leggera e isolata nel contesto di una serie che vive di un'anima diversa, un piacevole diversivo che difficilmente potrà diventare la norma.
Movieplayer.it
3.5/5