Sia due anni fa che ora, una cosa su tutte abbiamo ripetuto con sicurezza e decisione: con due stagioni ridotte come le due del revival di X-Files sarebbe stato difficile riprodurre l'alternanza di storie autoconclusive e mitologiche che aveva sapientemente caratterizzato la serie di Chris Carter alla sua prima trasmissione conclusasi nel 2002. Era stato il punto debole della stagione 10 di due anni fa, che aveva visto i suoi momenti migliori nei quattro episodi dal secondo al quinto che separavano le due parti di My Struggle, si è confermato in misura minore quest'anno.
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La stagione 11 di X-Files è infatti riuscita a mitigare questo problema, sia grazie ad un numero totale di episodi superiore alla precedente, da sei a dieci, sia per il modo in cui la storyline orizzontale è stata in qualche modo ripresa o citata anche in molti degli episodi standalone che hanno separato le parti tre e quattro di My Struggle, ovvero Memorie dal futuro e Il figlio perduto. Proprio quest'ultima, in onda in Italia il 2 Aprile, nel giorno di Pasquetta, potrebbe rappresentare il vero finale della serie Fox, il cui ulteriore rinnovo appare improbabile sia per gli ascolti relativamente stabili ma non esaltanti, sia per l'annuncio della sua protagonista Gillian Anderson di non voler andare avanti.
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Sulle tracce di William
Il finale di X-Files torna a concentrarsi su William, il figlio di Scully che ora sappiamo essere risultato di un esperimento dell'Uomo che Fuma, che può considerarsi suo padre al posto di Mulder. Era prevedibile, visto l'andamento della stagione, ma lo conferma il titolo italiano Il figlio perduto, che ci mette sin da subito in sintonia con l'argomento dell'episodio, incentrato sulla ricerca dal ragazzo in fuga da quelli che sono sulle sue tracce, ma soprattutto dall'esistenza che ha avuto fin qui, da poteri che sta ancora imparando a controllare. L'attenzione al ragazzo, ma soprattutto l'aver spostato la cospirazione e l'epidemia sullo sfondo della sua ricerca, rende questo finale migliore degli altri episodi mitologici del revival, meno affollato di informazioni ed eventi, meno confusionario e più a fuoco. Carter ha evidentemente capito di aver forzato troppo gli script delle tre parti precedenti e qui confeziona un episodio più essenziale e pulito dal punto di vista narrativo, concentrandosi sui personaggi piuttosto che sulla densità del plot.
Un finale sdolcinato
Scivola però sulle battute finali, con un momento dedicato ai due protagonisti doveroso, ma un pizzico troppo sdolcinato: legittimi i dubbi di Mulder una volta scoperto di non essere il padre di William, con quel "se non sono un padre, che cosa sono" che David Duchovny riempie di grande emozione e potenza espressiva, ma le battute finali del rapporto tra i due agenti, sviluppato con delicatezza e intelligenza per tutta la stagione, non sono all'altezza di altri dialoghi in cui li abbiamo visti impegnati in episodi precedenti. È forse la voglia di volerli portare ad un punto di arrivo che fosse soddisfacente per loro e per gli spettatori, e per questo ci sentiamo di perdonargli l'eccesso di sentimento e l'accenno ad una miracolosa nuova gravidanza di Scully.
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Un futuro per X-Files?
Al momento in cui scriviamo, la Fox non si è ancora espressa sul possibile futuro della serie. Sappiamo che non ci sarà la Anderson e che Carter fatica a vedere un X-Files senza la sua coppia di protagonisti storica; gli eventi del finale ci fanno pensare che potrebbe non esserci l'Uomo che fuma (ma usiamo il condizionale perché l'esperienza ci dice che tutto può succedere in questo caso) e lo consideriamo un bene visto che simboleggia quella parte della serie che ha funzionato bene nel revival, mentre le ultime battute lasciano una porta aperta per quanto riguarda William. Se un futuro deve e può esserci, dovrà passare per una staffetta, per un necessario passaggio di testimone che si sganci dal suo glorioso passato e la lanci verso un futuro diverso, da sperimentare come è stato fatto in alcuni interessanti momenti di questa ultima stagione. La verità è ancora là fuori, ma forse è arrivato il momento di smettere di cercarla.
Movieplayer.it
3.0/5