Wormwood e l’ossessiva ricerca della verità

Il catalogo di Netflix si arricchisce di un nuovo documentario, firmato Errol Morris, che indaga la misteriosa morte di Frank Olson alternando un approccio più classico a suggestive ricostruzioni di finzione.

Wormwood: Peter Sarsgaard in una scena della serie
Wormwood: Peter Sarsgaard in una scena della serie

Non c'è bisogno di noi per ricordare l'importanza sempre crescente di Netflix nel mondo dell'intrattenimento, sia per la qualità di gran parte delle sue produzioni originali, da Stranger Things e Tredici al recente, ed apprezzatissimo, MINDHUNTER, sia nel portare al pubblico internazionale serie di spessore parallelamente alla trasmissione originale, come nel caso di Better Call Saul e Star Trek: Discovery. Quel che è necessario sottolineare e ricordare è come il canale streaming abbia al suo arco tante frecce di ogni tipo e di quanto sia variegata la sua scelta anche nel settore dei documentari.

Uno di questi arriva in catalogo il 15 Dicembre dopo la presentazione a fine estate sia a Telluride che alla Mostra del Cinema di Venezia. Si tratta di Wormwood, firmato da un'autorità del campo documentaristico, dal premio Oscar Errol Morris che tanto abbiamo apprezzato di molti dei suoi precedenti lavori e che torna in qualche modo alle origini per raccontare, in sei episodi, il caso della misteriosa morte di Frank Olson attraverso l'indagine pluridecennale di suo figlio Eric e le sue testimonianze dirette.

Il germe del dubbio

Wormwood: una scena della serie
Wormwood: una scena della serie

Eric Olson ha portato avanti la propria indagine sulla morte del padre per gran parte della sua esistenza. E con sessant'anni circa di vita alle spalle, si può dire che ha preso la preso la forma dell'ossessione. E non ci sarebbe da stupirsi, perché il tutto nasce nel 1953, alla morte del padre Frank, biochimico specialista nello studio di batteri, caduto dalla propria stanza al tredicesimo piano dell'hotel in cui risiedeva mentre al lavoro in una base militare in Maryland. Un evento drammatico che il piccolo Eric ha faticato ad accettare per l'incertezza relativa alle cause o motivazioni. Incidente? Suicidio? Una mancanza di certezze che diventa ossessione nel momento in cui, nel 1976, il governo americano si è scusato con la famiglia Olson, passando loro anche dei soldi per risarcire la grave perdita.

L'ossessione di un figlio

Wormwood: Peter Sarsgaard durnte una scena della serie
Wormwood: Peter Sarsgaard durnte una scena della serie

L'incertezza diventa immediatamente sospetto e Eric inizia l'indagine che Errol Morris fa sua in Wormwood. Il regista americano mette Eric davanti la macchina da presa, lo fa parlare, ascolta i suoi dubbi e, soprattutto, i suoi sospetti che sono alimentati dalla scoperta che il padre prese parte al progetto MK-Ultra della CIA sull'uso dell'LSD come arma a scopo di spionaggio. Una scoperta datata proprio 1976, quando la CIA ammise di aver drogato Frank Olson a sua insaputa, come emerso da documenti pubblicati dal Washington Post, motivazione per il risarcimento fornito alla famiglia. Una rivelazione che ha, però, spinto Eric a pensare che sotto ci fosse molto di più di quello che era stato raccontato loro.

La verità e la ricostruzione

Wormwood: una scena drammatica della serie
Wormwood: una scena drammatica della serie

Le parole di Eric Olsen si ripetono ossessive, così come le immagini dell'uomo intervistato da Morris, che si sdoppiano, duplicano e moltiplicano su schermo in modo altrettanto esasperato, intervallate da immagini e segmenti del periodo della Guerra fredda. Ma il documentarista non si limita a questo e, come nel suo La sottile linea blu, ricostruisce la realtà dell'epoca in una versione romanzata di essa, usando un cast di interpreti che va da Peter Sarsgaard nei panni di Frank a Tim Blake Nelson e Bob Balaban per mettere in scena i momenti chiave di quanto accadde all'epoca della tragedia. Wormwood riesce così a non analizzare soltanto il caso di Olson, ma il concetto stesso di realtà e verità, ragionando sui presupposti ed i limiti di un'indagine di questa natura, mettendo in piedi un lavoro che strega lo spettatore nel corso della visione, ma lascia un senso di desolante tristezza una volta terminato.

Movieplayer.it

3.5/5