Sembra un'apparizione fugace e, invece, Woody Guthrie, è l'anima di A Complete Unknown. Per certi versi, ancora più centrale rispetto al Bob Dylan interpretato da Timothée Chalamet. Effettivamente, la sceneggiatura firmata da James Mangold, insieme a Jay Cocks, e basata su Dylan Goes Electric! di Elijah Wald, sembra quasi costruita sulla relazione tra Dylan e Guthrie, ormai consumato dalla malattia di Huntington.
Guthrie, con il volto di uno strepitoso Scoot McNairy (e non è una novità la sua bravura) non è un personaggio costante nelle oltre due ore di durata, ma è comunque capace di far vibrare emotivamente il racconto. Potremmo quasi dire che il rapporto tra i due, costruito sui gesti, sugli sguardi e, ovviamente, sulla musica, è la cosa migliore di A Complete Unknown.
Woody Guthrie, figura mistica in lotta contro i poteri forti
Ora, se Robert Allen Zimmerman è diventato Bob Dylan lo si deve anche all'ispirazione ricevuta da Woodrow Wilson Guthrie (su cui A_ Complete Unknown_ indugia). Senza di lui non avremmo avuto Bruce Springsteen, Joe Strummer, Billy Brag, Ry Cooder, John Mellencamp e molti altri. Artisti che, più volte, si sono detti debitori di Woody. Scrittore, musicista, cantautore. Il folk e il blues come dirette derivazioni, per brani che, con coraggio, si sono rivelate marcate accuse politiche: i testi, infatti, erano di lotta e di resistenza verso "i poteri forti", facendosi cantastorie in difesa del popolo. Idee politiche ben definite, e testi che lo fecero attenzionare dall'FBI di J. Edgar Hoover.
Erano gli anni della Guerra Fredda, dei sovietici, delle spie. Erano gli anni in cui gli Stati Uniti forgiarono la loro proverbiale politica estera, con cui facciamo i conti ancora oggi. Woody, allora, fu vittima del Maccaritismo, in quanto accusato di presunte "attività anti-americane". Un dossier poi scaduto, in quanto mancavano notizie credibili sulla sua appartenenza al Partito Comunista.
Del resto, il potere, ieri come allora, ha sempre temuto il pensiero dell'uomo libero. E allora Guthrie, amico di John Steinbeck, nato in Oklahoma il 14 luglio del 1912, imbracciando una chitarra con su scritto "questa macchina uccide i fascisti" - slogan ripreso anche da Joe Wright, che ha fatto stampare lo stesso adesivo per le camere sul set di M. Il figlio del Secolo -, ha iniziato ha scrivere "le cose che vede". Figlio della corsa al petrolio - prima che la sua famiglia finisse sul lastrico - ha visto bruciare la sua casa, ha visto morire sua sorella, ha visto una madre malata e ha visto un padre violento accusato di aver linciato le afroamericane Laura e Lawrence Nelson, a cui Woody ha poi dedicato due brani, ossia Don't Kill my Baby and My Son e High Balladree.
Una vita da cinema
Armonica in bocca e chitarra in mano, Guthrie arrivò a New York alla fine degli anni Trenta. Nella Brooklyn dei mattoni rossi, lontana anni luce dalla gentrificazione moderna, conosce Pete Seeger, un altro dei grandissimi. Entra nel gruppo folk degli Almanac Singer, ma quelli erano anni strani, prevedevano l'imprevedibile: scoppia la seconda guerra mondiale, e si imbarca nella marina mercantile. Sfugge alla morte due volte. Vita da cinema, quella del cantautore, testimoniata da Jim Longhi nel romanzo Woody, Cisco, & Me - Seamen three in the Merchant Marine, che racconta di quando i due, insieme a Cisco Houston (altro gigante della musica americana), sono approdati da naufraghi in Sicilia.
Certo, sarà poi il ritorno negli Stati Uniti che segnerà la vita di Woody Guthrie: vittima della schizofrenica caccia alle streghe atta dal Maccaritismo, ingiustamente accusato di atti molesti, e assurdamente collegato al delitto di Elizabeth Short (La Dalia Nera, per intenderci), le condizioni psicofisiche cominciarono a vacillare. Solo nel 1956 gli venne diagnosticata la malattia di Huntington, consumandolo in una morsa di gravissimi deficit cognitivi. La stessa malattia ereditaria tramandatagli dalla madre. Una sorta di maledizione. Al quarto anno di ricovero al Greystone Park nel New Jersey, gli cominciò a far visita proprio Bob Dylan, che in Guthrie vedeva il suo eroe personale (dopo aver letto la biografia Bound for Glory).
Dylan, arrivato dal Montana a New York, disse infatti che "Ho viaggiato per il paese, seguendo le orme di Woody Guthrie". Dietro il primo incontro tra i due, raccontato in A Complete Unknown, una leggenda che vedrebbe Guthrie dare a Dylan un biglietto con su scritto "non sono ancora morto". Era il 1962, e Dylan scrisse quello che è considerato il suo primo pezzo: Song to Woody, dedicato proprio alla figura ispiratrice, con una delle migliori strofe della sua carriera: Here's to Cisco an' Sonny an' Leadbelly too. An' to all the good people that traveled with you. Here's to the hearts and the hands of the men. That come with the dust and are gone with the wind). Quattro anni più tardi, Woody si spense, riposando al Highland Cemetery della sua Okemah, Oklahoma. Lasciò un'eredità artistica, umana e politica tutt'ora ineguagliabile. L'ultimo vero americano. L'ultimo vero americano libero. This Land Is Your Land, cantava Woody, con la sua chitarra ammazza-fascisti. Un inno pagano divenuto manifesto di una resistenza liberale, tutt'ora pulsante e quanto mai necessaria.