Oramai gli "eroi letterari" impazzano in tv, tra detective e agenti di varia natura e tipo, tra il crime e la spy story, ed è in questo filone di successo che va ad inserirsi la recensione di Will Trent, la nuova serie tratta dall'omonima saga di romanzi di Karin Slaughter, dal 12 aprile su Disney+ con appuntamento settimanale. Questa volta siamo nell'entroterra americano, in Georgia, dove il Bureau of Investigation ha uno dei suoi migliori agenti, se non il migliore: Will Trent, che dà il titolo alla serie, portato sullo schermo dalla stessa scrittrice insieme a Liz Heldens e Daniel T. Thomsen. Peccato che, come da copione, sia quasi impossibile lavorarci per il suo scarso senso di squadra e la sua pessima capacità di interazione sociale. Ma forse qualcosa sta per cambiare.
Il Sistema, prima di tutto
Fin dai primi minuti dell'episodio pilota, il personaggio di Will Trent viene velocemente e sagacemente tratteggiato proprio come se lo stessimo leggendo sui libri: origini latine, un chihuahua di nome Betty come cane "da guardia", una Porsche 911 Targa e un passato per niente facile che lo prende a schiaffi ancora oggi. Man mano ci viene rivelato che il suo trauma è legato soprattutto all'essere cresciuto nel Sistema, tra affidi e case famiglie, spesso covo di pedofili e persone poco amorevoli che vogliono fregare lo Stato ricevendo soldi e indennizzi per "occuparsi" dei bambini senza casa e senza famiglia. Inoltre, scopriamo che è dislessico, un elemento che non aiuta in professioni come quella dell'agente o del detective, a meno che uno non escogiti un Sistema, come usare un registratore vocale invece che un block notes per gli appunti.
Queste caratteristiche, unite al carisma di Ramon Rodriguez(che potreste aver visto di recente in tv come Bakuto nell'MCU di Netflix e come Ben Cruz in The Affair), rendono il personaggio da subito accattivante per lo spettatore, nonostante il suo essere respingente verso i colleghi di lavoro. La caratterizzazione è sicuramente il primo elemento che salta all'occhio nello show, poiché il rendere persone con disturbi come la dislessia dei "geni incompresi" può creare disinformazione sulla "categoria" (un po' come accade al The Good Doctor affetto dalla sindrome di savant). Ad esempio, i dislessici non sono necessariamente più intelligenti degli altri e il loro desiderio di apprendimento non è direttamente proporzionale al disturbo.
Una trama procedurale ma non troppo
Ciò detto, c'è un'altra caratteristica peculiare a livello di struttura seriale che ci fa premiare Will Trent: l'essere meno procedurale e verticale degli altri, in favore di una trama più orizzontale. Non solo i vari casi che si sommano negli episodi non si riducono al proverbiale "caso di puntata" ma prendono la lezione da 9-1-1 e dal rincarare la dose ogni settimana. Inoltre il primo caso verticale che ci viene proposto copre più episodi e sfrutta il passato del protagonista per metterlo subito al centro dell'azione con due guest star televisive conosciute e apprezzate. Stiamo parlando di Jennifer Morrison (Dr House, C'era una volta) e Mark-Paul Gosselaar (Bayside School) nei panni dei coniugi Campano, la cui figlia viene tragicamente ritrovata morta insieme al suo assalitore. Lui è una vecchia conoscenza di Will proprio ai tempi delle case famiglia, dove lo bullizzava e dove ha conosciuto anche Angie Polaski (la ritrovata in tv dopo Parenthood Erika Christensen). Quest'ultima condivide coi due il passato familiare traumatico ed è tuttora amica di Will, con cui ha intessuto una relazione di tira e molla negli anni. Angie è un agente del Dipartimento di Polizia di Atlanta con un passato di dipendenze, avendo lavorato alla narcotici sotto copertura per lungo tempo. C'è un caso particolarmente ostico anche nel passato lavorativo di Will, che ha dovuto indagare sulla corruzione nella polizia di Atlanta finendo per inimicarsi gran parte del Dipartimento. La tematica del sistema affidatario è quindi centrale insieme a quello della dislessia - un ragazzo coinvolto nel caso dei Campano si rivela affetto dallo stesso disturbo.
La chiave è nei rapporti
Centrali nel serial sono i rapporti sia con le guest amatissime del caso iniziale, che come dicevamo attraversa più episodi e ci fa entrare meglio nel mondo di Will, sia con gli altri personaggi, tutti interpretati da star conosciute della serialità. Amanda Wagner (Sonja Sohn, The Wire, Body of Proof) è il capo di Will al Bureau e gli affianca la promettente Faith (Iantha Richardson), precisa ma ancora inesperta e che potrebbe imparare dall'occhio diverso con cui Will riesce a guardare le scene del crimine. Will riesce a diventare il colpevole, proprio come faceva Will Graham in Hannibal, riuscendo a ricostruire nella propria mente, in soggettiva, come si sono svolti i fatti. Infine c'è Michael Ormewood (Jake McLaughlin di Quantico), qui nuovo partner alla omicidi di Angie, con la quale ha un passato "sentimentale" che ora deve affrontare insieme al proprio matrimonio. Insomma anche i personaggi secondari in questo caso sono ben caratterizzati e hanno un passato di cui vogliamo scoprire di più, elemento per niente scontato in un procedurale. I casi spesso si intrecceranno, portando i vari agenti a lavorare insieme e ad incrociare le proprie indagini e i propri testimoni. Tutto in nome della verità, per quanto dolorosa possa essere per gli stessi personaggi.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Will Trent felici di aver trovato un nuovo procedurale a cui appassionarci, grazie alla caratterizzazione in medias res del protagonista in cui veniamo gettati. Ci appassioniamo alla sua storia personale passata che lo lega agli altri personaggi, compresi i protagonisti di puntata. O meglio di puntate, poiché il caso iniziale copre più episodi e la serie continuerà su questa scia, rendendo tutto più fluido e scorrevole. Per fortuna ci si appassiona altrettanto alle storie degli altri personaggi, che costituiscono il nucleo della vita di Will.
Perché ci piace
- Ramón Rodríguez è un protagonista carismatico, amabile tanto quanto respingente.
- La natura procedurale del serial si fa meno sentire grazie alla storia orizzontale personale che coinvolge i protagonisti.
- Le tematiche che i personaggi portano con sé, come il sistema affidatario e la dislessia.
- Anche i comprimari funzionano e soprattutto ci interessa la loro storia!
Cosa non va
- Qualcuno potrebbe essere infastidito dalla caratterizzazione di Will come "genio incompreso".
- Rimane comunque un procedurale "leggero" su cui vince l’aspetto d'intrattenimento nonostante le storie drammatiche raccontate.