What's Love?, la recensione del film con Lily James: nell'era dei matrimoni assistiti

Shekhar Kapur torna dietro la macchina da presa per una british comedy attuale e pungente, tanto legata allo humor britannico quanto alla cultura indiana tra vecchie e nuove generazioni. Fresca vincitrice del Premio Ugo Tognazzi per la miglior commedia alla 17a edizione della Festa del Cinema di Roma.

What's Love?, la recensione del film con Lily James: nell'era dei matrimoni assistiti

In 37 anni di carriera, solo sei sono i lungometraggi completi diretti da Shekhar Kapur, regista indiano molto apprezzato sul finire degli anni '90 e nei primi del 2000, scomparso poi nel nulla. Dietro la macchina da presa per un episodio del film antologico New York, I Love You nel 2008 e ancora per il corto Passage l'anno seguente, Kapur ha registrato una lunga assenza di 15 anni dalle scene internazionali, facendo perdere ogni sua traccia. Curioso ritrovarlo allora oggi con stile rispolverato e dedicato alla commedia quasi a tutto tondo, svestito dunque degli abiti drammatici di pregio con cui ha raggiunto il successo passato con Le quattro piume e i due Elizabeth con Cate Blanchett.

Molti anni passati nell'ombra per riapparire infine con un film di forte derivazione british ma bollywoodiano nel cuore, un melting pot cinematografico che parla di cultura e amore in un aperto scontro generazionale tra i protagonisti. What's Love Got to Do with It? è il titolo dell'opera, che oltre a citare la mitica Tina Turner racconta da vicino l'esperienza dei matrimoni combinati aggiornati alla contemporaneità, dove l'amore - in effetti - c'entra ancora e spesso molto poco.

Attraverso l'obiettivo

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What's Love Got to Do with It?: una foto del film

Interessante l'idea di sviluppare il concept partendo proprio dal cinema. Protagonista della vicenda è infatti Zoe (una brava Lily James), documentarista in crisi creativa dopo il suo ultimo successo. Invitata al matrimonio combinato del figlio dei vicini della madre (l'esilarante Emma Thompson), Zoe incontra il fratello dello sposo e amico d'infanzia Kazim (Shazad Latif), che le rivela di aver scelto la strada del matrimonio combinato anche lui. Ispirata dalla decisione di Kazim e intenzionata ad approfondire l'usanza orientale, vecchia di secoli e profondamente legata ai loro costumi etnici, la ragazza si imbarca in un viaggio filmografico alla scoperta dell'iter ufficiale, cerimonioso ma anche umano che si cela dietro a un'unione coatta e distante dalla volontà di una o entrambe le parti coinvolte. Raccontando così da vicino tutto il caleidoscopio emotivo e sociale legato ai matrimoni forzati, oggi noti come "matrimoni assistiti" per denudarli culturalmente della loro valenza profondamente negativa. Attraverso l'obiettivo della telecamera, Zoe entra in un mondo dove famiglia, onore e rispetto sembrano all'apparenza valere molto più della felicità e del benessere del singolo, incapace di comprendere da donna forte, libera e indipendente (talmente emancipata da spaventare e al contempo rendere fiera la madre) la scelta personale di un uomo moderno e divertente e in carriera come Kazim.

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Cos'è l'amore?

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What's Love Got to Do with It?: un momento del film

Di fondo, What's Love Got to Do with It? si interroga sulla natura stessa dell'amore, sia in termini di chimica - mentale e fisica - che sociali. Arriva a dare risposte contrastanti e tirare in ballo analisi e percentuali, ma la verità ancestrale dietro al sentimento più forte e in qualche modo corrosivo al mondo è che resta indomabile, inspiegabile, incomprensibile e ineluttabile. I matrimoni combinati potevano forse durare e funzionare in un'epoca dove il valore della famiglia e dello stesso matrimonio erano superiori al valore della donna in sé, soffocata da imposizioni di natura patriarcale. Anche se l'uomo viene costretto o accetta di sposarsi senza essere (ancora) innamorato dell'altra, l'esperienza sarà comunque vissuta diversamente rispetto al sesso opposto, essendo tutto guidato da un discorso di potere estraneo al contesto delle donne (basti vedere la storyline di Sumaira Khan). Intrigante, anzi, come la più grande custode di un'usanza così avidamente patriarcale sia la madre di Kazim, che ne fa un discorso non solo di onore ma anche di onere, spingendo indirettamente il figlio a una scelta di questo tipo.

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What's Love Got to Do with It?: un'immagine del film

Da una parte il protagonista maschile è convinto della bontà della sua decisione, della possibilità di costruire l'amore partendo da una base forzosa, dall'altra Zoe filtra ogni avvenimento dalla sua lente d'ingrandimento e analizza ogni singolo dettaglio, portando alla luce paure e incongruenze caratteriali spesso impossibili da sanare. La donna costruisce così un documentario in divenire non solo attraverso la testimonianza diretta della scelta e della conoscenza della sposa, seguendo Kazim fino in Pakistan, a Lahore, nelle tappe fondamentali del suo percorso matrimoniale, ma filmando anche le interviste a tre differenti generazioni obbligate all'unione combinata. La riflessione si fa così articolata tanto dentro quanto fuori dal nostro tempo, ripercorrendo nei dubbi e nelle certezze dei personaggi cent'anni d'evoluzione di un costume che ha prodotto danni e benefici.

Un film spezzato in due

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What's Love Got to Do with It?: una foto del film

Funziona più o meno tutto in What's Love Got to Do with It?, dalle interpretazioni dei protagonisti fino alla scrittura spesso caustica e pungente della giornalista e sceneggiatrice Jemima Khan. Diviso in due lunghi e corposi blocchi, il primo è quello a sorprendere di più, ricco di sarcasmo e ironia, sprezzante di citazionismo e un pizzico di black humor. Affronta l'inizio del percorso di conoscenza della sposa di Kazim, con momenti assolutamente esilaranti ben connessi e mai slegati dalla tematiche principali e quindi in grado di sviluppare l'argomento attraverso la commedia a tutto tondo, nei primi passi meno sentimentale di come poi diventerà. Dalle intromissioni della famiglia dello sposo fino al dissacrante "wedding planner" e poi ancora ai confronti tra Zoe e la madre, la prima ora scorre perfettamente, in modo pulito e piacevole.

L'arrivo in Pakistan corrisponde all'evoluzione fisiologica del prodotto in un film d'attestazione sentimentale, scavando nel cuore dei personaggi e lasciando esplodere insieme le dinamiche relazionali più vigorose e di contrasto. L'opera resta godibile e divertente, ma diventa quasi predominante il melodramma a' la Mira Nair e meno impattante lo humor a' la Richard Curtis, e questo fino alla conclusione naturale della storia, che una volta imbarcata in quella corrente non riesce più a tornare alla pura foce commediata di partenza. In grado di far ridere di gusto e riflettere di conseguenza, What's Love Got to Do with It? può dirsi un'operazione più che valida e riuscita, un bel ritorno inaspettato per Kapur e una delle comedy cinematografiche migliori e più robuste dell'anno.

Conclusioni

In conclusione, What's Love Got to Do with It? si rivela una commedia sentimentale esilarante e riflessiva, divisa quasi perfettamente in due nell'obiettivo di divertire e di ragionare su un controverso costume orientale attraverso tre generazioni di protagonisti e la lente d'ingrandimento di una telecamera. Discorsivo e funzionale in ognuna delle sue parti, il film dimostra migliore affinità alla british comedy a' la Curtis rispetto al melodramedy a' la Nair, pur convincendo nella sua totalità.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • La scrittura di Jemima Khan, dissacrante e divertente soprattutto nel primo atto.
  • Il modo sagace e intelligente con cui il film si interfaccia a un argomento spinoso.
  • I protagonisti e la loro chimica su schermo.

Cosa non va

  • La regia di Kapur è piuttosto anonima rispetto ai suoi lavori passati.
  • Quando si arriva al sentimentale la commedia si affievolisce più del dovuto.