Due volti, due voci, che conosciamo bene ormai, quelli di Arnold e Dolores, immersi in una delle loro conversazioni prima del precipitare degli eventi: lei entità enigmatica e soave in cui s'intravede appena una potenzialità terribile e bellissima; lui impegnato in una ricerca rivoluzionaria che lo turba e lo spaventa; così, tornando decenni indietro nel passato, si apre la nuova stagione di Westworld. Ancora una volta all'origine di tutto, al fianco del primo uomo che scoprì l'umanità nell'intelligenza artificiale e della prima host, la prima replicante destinata a raggiungere il centro del labirinto e a conseguire l'autocoscienza.
Dopo diciotto mesi, torniamo quindi tra i misteri e le insidie del mondo distopico di Westworld, con una premiere intitolata Journey into Night , che era il titolo dell'ultima storia scritta per il parco da Robert Ford, che, ucciso da Dolores/ Wyatt, ha chiuso gli occhi per sempre sul trionfo del suo piano, e quindi sul pieno risveglio degli host di Westworld. Ma l'avventura, in realtà, è appena iniziata.
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Dolores: "Che cosa è reale, allora?"
Arnold: "Ciò che è insostituibile. Non ti soddisfa questa risposta, Dolores?"
Dolores: "Il fatto è che... non è completamente onesta"
Il nuovo labirinto
Le parole di Arnold, ammirato e spaventato dalla crescita e del cambiamento di quella sua creatura che non dovrebbe avere un'"anima", introducono ciò che Dolores ha finito per diventare - la furia che sta insanguinando Westworld - ma anche una nuova fase del racconto in cui l'avvenuta risoluzione dell'enigma delle timeline non significa che d'ora in avanti la narrazione procederà in maniera lineare e cristallina. Non è nella natura di questo show, che si prepara a precipitarci in un nuovo labirinto: quello della mente di Bernard, che un tempo è stato Arnold, che in un certo senso è ancora Arnold, ma - come Dolores e Maeve - sta diventando qualcos'altro. Che cosa non lo sappiamo, ma anche soltanto la difficoltà di immaginare un'intelligenza che affronta una condizione come questa dà la misura delle ambizioni di questo show.
Senza riprendere le mosse precisamente da dove avevamo lasciato i personaggi principali, Journey into Night ci proietta al fianco di Bernard che, dopo la carneficina, riprende i sensi e si ritrova accudito da Ashley Stubbs (che avevamo lasciato in una situazione complicata con gli host della Nazione fantasma alla fine della prima stagione, ma in qualche modo deve essersela cavata) e presentato a Karl Strand - Gustaf Skarsgård, sì, la famiglia è quella e si vede - il capo delle operazioni di soccorso, che annuncia che le comunicazioni con il parco sono inefficienti da due settimane a cui farebbe comodo il suo aiuto per capire che cosa è successo nel parco. Il suo supporto è essenziale, per quanto ne sappia l'aitante scandinavo, di scienziato almeno parzialmente responsabile degli atti compiuti dagli host, quando Bernard è uno di loro ed è costretto a vederli sommariamente giustiziati dagli uomini di Strand. Ma un'altra amarissima scoperta attende Bernard prima della fine dell'episodio, una scena atroce prefigurata dal racconto del sogno nella scena della conversazione di Arnold con la Dolores di trentacinque anni prima che apre l'episodio.
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Alla ricerca di Peter Abernathy
La centralità di Bernard in questa premiere di stagione è confermata dal fatto che è protagonista di un'altra storyline: questo secondo scenario è immediatamente successivo all'inizio della rivolta degli host e quindi cronologicamente anteriore a quello in cui lo vediamo assistere a esami autoptici improvvisati insieme a Skarsgård jr. Qui il massacro è ancora in corso, e Bernard, vittima di un deterioramento dovuto probabilmente a una pallottola presa in testa, è costretto a sfuggire ai suoi simili al fianco della dirigente di Delos Charlotte Hale, e i misteri continuano a infittirsi.
Dopo aver condotto Bernard in uno dei laboratori nascosti sottoterra in vari punti del parco, Miss Hale cerca invano di chiamare i soccorsi, e ottenuto un diniego, si mette a indagare su un host in particolare: Peter Abernathy. Peter Abernathy era lo host che incarnava il padre di Dolores nella sua narrativa primigenia, il primo a mostrare, nel pilota dello show, un "malfunzionamento" irreversibile dopo aver visto la foto della moglie suicida dell'Uomo in Nero a Times Square, a sciorinare a Dolores un certo tetrametro shakespeariano ("These violent delights have violent ends") e a scatenare il finimondo. Abernathy era indubbiamente parte del piano di Ford. Ma quanto ne sa Charlotte? E cosa sono i preziosi dati che si suppone siano custoditi nella sua memoria?
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La furia di Wyatt e il potere di Maeve
Se il ruolo di Bernard in questa seconda stagione è destinato ad essere centrale ma per il momento è anche profondamente ambiguo, la premiere getta sufficiente luce sulle quest personali di Dolores e Maeve. Completamente cosciente delle proprie origini e della propria condizione, la formidabile Dolores/ Wyatt di Evan Rachel Wood abbraccia il suo destino di vendicatrice dei torti subiti dalla sua genìa e conquistatrice di Westworld - e del mondo là fuori. Perché, come dice a Teddy, che si domanda se davvero la sua bella vuole proseguire per quel cammino di sangue, non c'è altra possibilità che annientare coloro che si sono presi "le loro menti, i loro ricordi", prendendogli il loro mondo più grande, oltre a quello in miniatura in cui gli host hanno vissuto fino ad ora le loro inconsapevoli e prigioniere esistenze.
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Queste gioie violente hanno fini violente, e muoiono nel loro trionfo/ come polvere da sparo e fuoco che si consumano al primo bacio. (William Shakespeare, Romeo e Giulietta)
La storyline di Maeve - il più "umano" degli host di Westworld, e giustamente un personaggio amato dai fan, inclusa quella che firma questo articolo, non ha in serbo per il momento proclami così roboanti: ma Maeve ha la sua quest che la porterà indubbiamente sulla strada di Dolores e di Bernard, per la quale recluta, oltre all'amato Hector di Rodrigo Santoro, che è uscito intero dalla carneficina nei laboratori della Delos, ma anche l'insopportabile Lee Sizemore di Simon Quarterman, decisamente più interessante nelle vesti di riluttante, derisa e umiliata spalla comica della Regina. Per quanto riguarda il Man in Black di Ed Harris, che non vedeva l'ora di godersi un parco finalmente davvero pericoloso, sembra lanciato in una nuova fase del suo sadico gioco alla ricerca di una "porta", con Robert Ford che gli passa criptici indizi e provocazioni postume. Tanto basta, e con gli interessi, a tenerci sulle spine per vedere come si dispiegherà questa nuova fase dell'avventura, ancorata ai misteri della mente e proiettata verso il mondo là fuori.
Movieplayer.it
3.5/5