Western Stars, la recensione: Bruce Springsteen ci invita a casa sua, e siamo così vicini che pare di toccarlo

La nostra recensione di Western Stars: Siamo stati invitati a un concerto del Boss, a casa sua, e siamo seduti al tavolo a un passo da lui; una sorta di "realtà aumentata" per goderci il suo disco.

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Western Stars: Bruce Springsteen in una scena

"L'America ha due facce: la prima è solitaria, l'altra è comunitaria, ama condividere". È Bruce Springsteen a introdurre così il suo nuovo film, di cui vi parliamo nella recensione di Western Stars. Il documentario, con la regia di Thom Zimny e dello stesso Springsteen, in uscita evento in Italia il 2, 3 e 4 dicembre, è una sorta di corollario, di ampliamento, di "realtà aumentata" dell'ultimo disco del Boss, Western Stars appunto.

L'idea è nata perché il disco, registrato con un'orchestra, difficilmente avrebbe potuto essere portato in tour. E allora il Boss ha pensato di far vedere al pubblico come sarebbe stato il disco suonato dal vivo. Da lì Springsteen ha pensato a come portare il pubblico dentro le canzoni, e ha iniziato a scrivere delle riflessioni, che nel film si alternano ai brani suonati dal vivo. Siamo nel fienile di casa Springsteen, "un luogo spirituale, uno spazio pieno di fantasmi e di spiriti". E, a quanto pare, un luogo dall'acustica perfetta.

La trama: in viaggio per l'America, lo stuntman, l'ex star del cinema e altre anime...

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Western Stars: Bruce Springsteen in una sequenza

Stiamo per iniziare il racconto su un uomo fermo al ciglio della strada. Così il Boss introduce Hitch Hiking, e il viaggio tra le strade ampie e assolate comincia. "Sono passati 19 anni e scrivo sempre di macchine in America", riflette per introdurre The Wayfarer. "Quarant'anni fa la macchina era una metafora di libertà, oggi è simbolo di movimento, di andare sempre avanti". Tucson Train è la storia di un uomo che cerca di trovare il suo lato migliore. Bruce Springsteen dice che ci ha messo "35 anni a imparare a eliminare il lato distruttivo" del suo carattere. Western Stars, la traccia numero 4, è il cuore del disco: è la storia di una star del western che vede il mondo andare avanti senza di lui, e vive facendo pubblicità al Viagra ed esibendosi in rodei.

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Western Stars: Bruce Springsteen in una scena del film

Il protagonista di Drive Fast (che arriva dopo Sleepy Joe's Cafe, il racconto di un sabato sera) è invece uno stuntman a cui piace spingere il piede sull'acceleratore: è una metafora del rischio, di qualcosa che si è rotto. "Abbiamo tutti le nostre ferite, siamo tutti rotti, fisicamente ed emotivamente, nessuno ne esce intatto" racconta il Boss. Chasin' Wild Horses parla del prezzo da pagare per gli errori che commettiamo, Sundown di una ragazza che aveva spezzato il cuore al Boss, Stones delle bugie che finiscono per farti ritrovare in un giardino di pietre. There Goes My Miracle, tra tutti i brani del disco quello più bello, parla dell'amore come un dono di Dio, e di quelle vecchie, maledette abitudini che finiscono per farcelo perdere. Ma Bruce, che in fondo parla di uomini solitari e perdenti per raccontare un po' di sé, l'amore lo ha trovato. E, mentre il concerto si conclude con Hello Sunshine e Moonlight Motel, scorrono le immagini di repertorio di Bruce e della moglie Patti Scialfa: il Boss ci racconta che una volta, a Manhattan, hanno inciso il loro nome su una panchina di legno, come due ragazzini.

Le luci dorate sul Boss

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Western Stars: una scena del film con Bruce Springsteen

Non c'è la E-Street Band, e quel suo classico muro del suono, ad accompagnare il Boss in questa sua avventura. C'è un'orchestra di trenta elementi in cui, spesso, fanno la parte del leone gli archi, a volte i fiati. I suoni sono quelli delicati della steel guitar, o della batteria suonata con le spazzole. Dopo pochi minuti dall'inizio di Western Stars, capiamo che questa è un'occasione unica: siamo stati invitati a un concerto del Boss, a casa sua, e siamo seduti al tavolo a un passo da lui. È tutto così vero che sembra quasi di poter allungare la mano da un momento all'altro e prendere una birra, o un whisky, al bancone di quel bar che cinge la sala.

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Western Stars: Bruce Springsteen in un momento del film

Siamo avvolti dal suono e da un'atmosfera incantata. Le luci sul Boss sono dorate, mentre tutti i musicisti intorno a lui sono ammantati di una luce blu. È come se Bruce fosse una stella, luminosissima, che brilla nella notte. E, scusate la metafora, in quarant'anni di carriera il Boss è stato davvero una stella polare, una guida, un punto di riferimento per milioni di fan in tutto il mondo che sono cresciuti, e sopravvissuti, anche grazie alle sue canzoni. "Abbiamo imparato più da una canzone di tre minuti che da un'intera vita a scuola", d'altra parte, cantava in No Surrender.

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Bruce Springsteen, un grande narratore

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Western Stars: Bruce Springsteen in un'immagine

È un grande narratore, Bruce Springsteen. Lo avevamo capito dalla sua autobiografia, Born To Run, e da quell'evoluzione che era stato lo spettacolo teatrale Springsteen on Broadway. Ma le sue canzoni sono già sceneggiature, dentro ci trovi tutto, i personaggi, la storia, lo scenario. La musica di Springsteen è un racconto fatto in cinemascope, fatto di ampi movimenti di macchina, di spazi ariosi. È il grande cinema americano degli anni Settanta, quello spettacolare e allo stesso tempo autoriale che Brett Easton Ellis, proprio alla Festa di Roma dove è stato presentato Western Stars, ha dimostrato di amare. Springsteen al cinema è stato tante cose, ma soprattutto le due canzoni originali che hanno caratterizzato due grandi film, Streets Of Philadelphia, premio Oscar nel 1995 per Philadelphia e The Wrestler, per il film omonimo di Darren Aronofsky. Quello del Boss con il cinema, insomma, è un rapporto naturale, felice, inevitabile.

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La musica, il cinema e l'evento

Cinema e musica stanno dimostrando di andare molto d'accordo, in questi anni. Da un lato i biopic spettacolari come Bohemian Rhapsody e Rocketman, dall'altro i film concerto. Ma è il cinema che serve di più alla musica, o è la musica che serve di più al cinema? In un'epoca in cui sempre più spesso si va al cinema in massa per l'evento, il concerto rock è l'evento per eccellenza, quello da vivere insieme in un giorno preciso. Western Star non fa eccezione, anzi: anche se non è il classico film concerto, e non è uno show con i classici più conosciuti, vi troverete a commuovervi e, sì, anche a cantare, dimenticandovi di essere in un cinema: su There Goes My Miracle è impossibile non farlo. Ma è anche il cinema che fa un favore alla musica. Un film come Western Stars, più ancora che altri, ci dà l'opportunità di gustare appieno un disco, come lo facevamo un tempo, quando prendevamo un vinile dalla busta, lo tenevamo in mano prima di metterlo sul piatto, quando leggevamo con calma i testi. Tutto quello che facevamo con la musica, assaporandola, prima del consumo usa e getta di Spotify e dei social media. Una realtà aumentata che allarga l'esperienza del disco. "La musica ha vissuto di vita propria rimbalzando tra le pareti del fienile" riflette Springsteen alla fine. È stato un viaggio straordinario. E vogliamo salutare il Boss come lui ha salutato noi, e i suoi personaggi. Buon viaggio, pellegrino.

Conclusioni

Nella recensione di Western Stars vi spieghiamo che un film come questo ci dà l’opportunità di gustare appieno un disco, come lo facevamo un tempo, quando prendevamo un vinile dalla busta, lo tenevamo in mano prima di metterlo sul piatto, leggevamo con calma i testi. Tutto quello che facevamo con la musica, assaporandola, prima del consumo usa e getta di Spotify e dei social media. Western Stars è una realtà aumentata che allarga l’esperienza del disco.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Il film è un’occasione unica: siamo stati invitati a un concerto del Boss, a casa sua.
  • Bruce Springsteen è un grande narratore, con le sue canzoni, le parole, le immagini.
  • La musica di Springsteen è un racconto fatto in cinemascope, fatto di ampi movimenti di macchina e spazi ariosi.

Cosa non va

  • Se non amate il rock, non è il film per voi.