E' nata una nuova coppia comica. A far scoppiare la scintilla è il caustico John Michael McDonagh che, per il suo terzo film, ha rinunciato momentamente al veterano Brendan Gleeson per raccontare la storia di due poliziotto corrotti, violenti e sopra le righe. Ancora forze dell'ordine, ma stavolta il compito di far ridere con una scarica di battute politically uncorrect spetta agli esilaranti Alexander Skarsgård e Michael Peña.
Il duo è in vena di far show davanti ai fotografi e al pubblico della Berlinale anche per riempire il vuoto lasciato da John Michael McDonagh. A spiegare la sua misteriosa assenza è stato il suo produttore storico, Chris Clark, che legge dal cellulare un messaggio in cui il regista, riprendendo in parte una battuta pronunciata in un'intervista su The Hollywood Reporter, ha giustificato la propria assenza: "Mi dispiace non poter essere a Berlino, ma sono su una spiaggia in Australia con una birra e un bel biondo. Lui dice di amarmi, ma rifiuta di indossare i Lederhosen. Com'è possibile una cosa del genere?"
Un cop movie fuori di testa
Gli scatenati Alexander Skarsgaard e Michael Pena raccontano perché hanno deciso di accettare una pellicola così politically uncorrect incentrata su due poliziotti amanti dell'alcool, della droga e delle mazzette. Pena esoordisce spiegando di essere "un grande fan di John Michael McDonagh. Ha un senso dello humor molto specifico e questo è fantastico. Ho letto il copione due volte per essere sicuro di averlo chiaro in mente. E' originale, preciso, folle... non avevo mai letto un copione così. Sul set mi sono divertito tantissimo. Non so se John ridesse di noi o con noi, ma alla fine l'importante era che fosse soddisfatto".
Alexander Skarsgaard rincara la dose descrivendo l'ambiente sul set con una metafora: "Eravamo come due bambini che vogliono compiacere il padre. Però non abbiamo mai improvvisato. Questo è il film di John ed è lui che ha tutto in mente con precisione". Poi aggiunge: "Ho letto il copione di War On Everyone mentre mi trovato in volo per New York. Era talmente originale che l'ho trovato una sfida recitativa stimolante. Ho apprezzato molto il passaggio dal tono comico a quello drammatico. La scena più difficile? Quella di danza nel finale. Un mese fa ho visto il film e mi sono reso conto di quale terribile ballerino sia. Ricordo che durante le riprese ho chiesto addirittura un'ora extra di prove per riuscire a ripetere la sequenza decentemente, mi sembrava di essere a Dancing with the Stars. Volevo sembrare bravo perché questa è una cosa talmente al di fuori dal mio personaggio da funzionare perché stupisce il pubblico".
Oscar troppo bianchi... e con pochi poliziotti
La discussione si fa improvvisamente seria quando viene toccato l'argomento #Oscarsowhite, che continua a infiammare l'opinione pubblica americana mentre mancano meno di tre settimane alla consegna degli Academy Awards. Per Alexander Skarsgaard la polemica ha una valenza positiva perché "così finalmente la gente parla di questo problema. Presto le cose potrebbero cambiare". Più netta la posizione di Michael Pena che confessa: "Non ho visto tutti i film perciò non so chi merita la nomination e chi no. Credo che il dialogo sia aperto. Certamente mi piacerebbe che ci fosse maggior diversità. D'altra parte penso a film come Revenant - Redivivo, fatto e prodotto da messicani e sono tutti nominati. E' una questione di percentuali. Quanti latinoamericani ci sono in America? Non conosco il numero esatto, ma sono in crescita. La stessa cosa si può dire riguardo al fenomeno della violenza da parte della polizia. Quando ho accettato questo film non pensavo certo di fare un film di denuncia sulla violenza nelle forze di polizia. Il nostro non è un film realistico né un documentario. Ma se guardiamo la percentuale di americani uccisi dalle forze dell'ordine è piccolissima. Eppure le notizie di questo tipo seminano il panico tra la popolazione, la gente compra più giornali e guarda i notiziari".
Pena non si schiera certo contro le forze dell'ordine, ma anzi, ammette di aver interpretato agenti di polizia piuttosto spesso anche se sempre con metodi diversi di immedesimazione nei personaggi. "Per End of Watch - Tolleranza zero ho trascorso cinque mesi di prove preparandomi in ogni singolo dettaglio. Il film è girato con stile documentaristico, quindi richiedeva una preparazione estremamente diversa da quella di War on Everyone. Amo molto il genere poliziesco, i gangster movie, le serie forensi. Mi piacciono le storie che esplorano i vari aspetti della legge adottando un punto di vista per poi rovesciare la prospettiva. Quando faccio ricerca cerco di immedesimarsi in tutti gli aspetti della realtà". (Con la collaborazione di Max Borg)