La Rai guarda al di fuori dei nostri confini. Lo sta facendo con successo nella collaborazione con HBO per L'amica geniale, continua a farlo con due nuove produzioni che prendono spunto dall'estero per due novità della rete ammiraglia Rai. Una è Noi, in arrivo a breve, l'altra è la serie di cui vi parliamo in questa recensione di Vostro onore, che adatta l'originale israeliana Kvodo, che aveva già ispirato Your Honor di Showtime, la serie con Bryan Cranston che abbiamo visto su Sky. Nella versione di Rai Fiction e Indiana, in onda dal 28 febbraio per quatto prime serate, è Stefano Accorsi a vestire i panni del giudice protagonista e guidare un cast di cui fanno parte anche Matteo Oscar Giuggioli, Barbara Ronchi, Remo Girone, Francesco Colella e Camilla Semino Favore.
Una vita che cambia
Vittorio Pagani è un giudice che aspira al ruolo di Presidente del Tribunale di Milano, noto e rispettato per la sua integrità e per aver smantellato l'organizzazione criminale che faceva capo alla famiglia Silva, arrestandone il capoclan. Ma è anche un uomo la cui vita è stata segnata dal dolore, per la recente scomparsa della moglie, che ha contribuito a rendere più complesso anche il rapporto con il figlio Matteo. Due aspetti della sua esistenza che si trovano a convergere quando il figlio si trova coinvolto in un incidente e causa la morte di un giovane esponente proprio della famiglia Silva, costringendo Pagani a fare una scelta difficile: andare contro le proprie convinzioni e infrangere la legge per proteggere il figlio, dando il via a un percorso sempre più cupo che fa emergere il suo lato più oscuro.
Stefano Accorsi a Vanity Fair Stories: "C'è un rapporto misterioso tra il film e il pubblico"
Un Accorsi stratega
Bugia dopo bugia, una prova inquinata dopo l'altra, il giudice Pagani costruisce una barriera protettiva attorno alla colpa del figlio Matteo e detta, quindi, i tempi del racconto di Vostro onore. Per questo il personaggio di Stefano Accorsi non può che essere il cuore pulsante della serie, pur ricca di personaggi che gli ruotano attorno. Il principale è il figlio Matteo interpretato da Matteo Oscar Giuggioli, un raccato fragile e vulnerabile almeno in apparenza, che si trova coinvolto in qualcosa più grande di lui, ma uguale importanza hanno l'ex tirocinante di Pagani Ludovica Renda (Cammina Semino Favro), a cui il giudice affida la difesa di Nino Grava, e il ragazzo stesso (Riccardo Vicardi) e Salvatore Berto (Leonardo Capuano), che si trovano coinvolti negli intrighi del giudice, o l'ispettrice Sara Vichi, che segue le indagini sull'incidente.
Sono solo alcune delle figure che si trovano a ruotare, più o meno direttamente e senza controllo, intorno alle scelte e decisioni di Pagani, con relazioni interpersonali che si sviluppano e mutano man mano che la storia precipita e cresce, come una valanga che rischia di travolgere molte delle figure che vi si trovano invischiati. Una gamma di personaggi in cui hanno meno spazio rispetto all'adattamento americano, almeno nei primi episodi visti in anteprima, i membri della famiglia del ragazzo vittima dell'incidente, che sposta maggiormente l'attenzione sul giudice e le sue ragioni.
Il dilemma morale
Per questo motivo resta presente e vivo il dilemma morale alla base della storia di Vostro onore, quel "non è facile essere giusti" che si interroga su cosa spinga qualcuno a infrangere la legge piuttosto che rispettarla, ma risulta semplificato e meno ricco di sfumature: nel fluire in modo naturale in quella domanda così complessa e difficile da capire dall'esterno su cosa sia disposto a fare un padre per proteggere il proprio figlio, risente nello spazio inferiore dato alla controparte nell'economia del racconto. Non ci sembra un difetto o una mancanza nella scrittura, ma una conseguenza naturale del diverso contesto in cui la storia si muovo e soprattutto si sviluppa rispetto all'altro noto adattamento di Kvodo, sia in termini di ambientazione che di pubblico di riferimento.
Un confronto difficile (e inutile)
Rai 1 non è Showtime e siamo consapevoli della banalità che stiamo affermando. Ma è necessario ribadirlo perché questo ha delle ovvio ripercussioni nel modo in cui la storia viene confezionata e presentata. Vostro onore e Your Honor partono dalla medesima fonte, ma sono due adattamenti diversi che ci sembra anche superfluo confrontare, concentrandoci su quello che ci sembra l'aspetto fondamentale: la storia della serie Rai, così come è costruita e presentata, funziona e mantiene la sua efficacia?
Your Honor, la recensione: la "tragedia greca" moderna di un giudice che è anche padre
A conti fatti sì: i presupposti da cui parte la storia e lo sviluppo che ne consegue hanno senso nell'economia del racconto, al netto di qualche difetto in quanto a equilibrio nei tempi narrativi, e nella costruzione dei personaggi coinvolti che ci troveremo a seguire nell'arco della stagione, a cominciare dal Vittorio Pagani di Stefano Accorsi che sa trasmettere l'inquietudine e la sofferenza di un professionista integerrimo che deve fare i conti con le esigenze emotive del padre.
Conclusioni
Non è sul confronto con l’altro noto adattamento di Kvodo che abbiamo basato la nostra recensione di Vostro onore, ma sull’efficacia della costruzione della storia nel contesto italiano, sia in quanto ad ambientazione che pubblico di riferimento. Un’efficacia che secondo noi rimane per come i presupposti della storia e il suo sviluppo vengono portati avanti, al netto di qualche squilibrio dei tempi narrativi, che rende partecipe lo spettatore del dramma vissuto dal protagonista. Una partecipazione possibile anche grazie al lavoro di Stefano Accorsi sul personaggio di Vittorio Pagani, giudice integerrimo che si trova a dover proteggere il figlio.
Perché ci piace
- I presupposti e il dilemma morale insito nella storia, che offre interessanti spunti di riflessione.
- La prova di Stefano Accorsi nel mettere in scena l’inquietudine di Vittorio Pagani.
- Un intreccio che intriga lo spettatore…
Cosa non va
- … al netto di qualche squilibrio nei tempi narrativi, che però non rovina la visione.
- Concentrarsi soprattutto su Pagani e il suo mondo toglie alcune sfumature al discorso etico alla base della storia.