Vortex, la recensione: amore eterno fino alla fine

Recensione di Vortex, film di Gaspar Noé sull'amore in punto di morte, con Dario Argento in inedite vesti di attore.

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Vortex: un'immagine del film

"Ogni anno, quando si avvicina il Festival di Cannes, Gaspar Noé comincia a girare un film", ha detto scherzosamente Thierry Frémaux introducendo la proiezione del lungometraggio di cui parliamo in questa recensione di Vortex. Un'allusione alle abitudini del regista argentino residente in Francia, che tende a completare i propri film in fretta e furia per essere pronto per la kermesse francese: in questo caso, con il festival tenutosi dal 6 al 17 luglio, ha completato le riprese circa due mesi prima del debutto ufficiale della pellicola in Salle Debussy, il 16 luglio (con successivo passaggio in Piazza Grande a Locarno tre settimane dopo, l'8 agosto), come proiezione di chiusura della neonata sezione Cannes Premiere, un fuori concorso d'autore per cineasti affermati con opere in qualche modo "fuori formato". Nel caso di Noé, tale definizione ha un che di paradossale: questo è, a conti fatti, il suo lungometraggio più convenzionale di sempre, senza particolari espedienti visivi (al netto dell'uso dello split screen per gran parte del film) e senza la voglia di provocare. Forse anche perché si tratta della sua opera più personale, come lui stesso ha spiegato.

Il capolinea della coppia

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Venezia 2019: Gaspar Noé al photocall di Irréversible

Presentando Vortex a Cannes, Gaspar Noé ha spiegato di aver avuto l'ispirazione per il progetto nel 2019, dopo che un ictus gli è quasi costato la vita. Complice il lockdown nei mesi successivi che gli ha impedito di vedere la famiglia, ha cominciato a ragionare sul concetto della mortalità, e da li è nata l'idea di un lungometraggio che seguisse gli ultimi giorni di una coppia anziana in preda alla demenza senile. Ed è proprio questo che vediamo sullo schermo: due coniugi residenti a Parigi, lei francese (Françoise Lebrun), lui italiano trapiantato oltralpe (Dario Argento). Lo schermo è quasi interamente dominato dalle loro interazioni nel corso di una routine quotidiana rappresentata tramite split screen per mostrare il duplice punto di vista, con occasionali visite del figlio (Alex Lutz), anch'egli non chiamato per nome esattamente come i genitori. Il tutto all'insegna della brevissima frase che ha fatto da sinossi ufficiale per il progetto prima della proiezione di gala: "La vita è una corta festa che sarà presto dimenticata."

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L'arco di Noé

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Venezia 2019: il cast al photocall di Irréversible

Gaspar Noé ha esordito nel lungometraggio con Seul contre tous, la storia di un macellaio con turbe psichiche che finisce per abusare la propria figlia, e da allora non ha mai smesso di cercare la provocazione: la fascetta dell'edizione DVD francese di Irréversible, presentato in concorso a Cannes nel 2002 e subito contestato per i contenuti violenti, in particolare la famigerata scena dello stupro, enumera fieramente gli spettatori usciti dalla sala durante la proiezione ufficiale al Grand Théâtre Lumière; Love, proiezione di mezzanotte sulla Croisette nel 2015, è stato concepito come un porno tridimensionale, con tanto di liquidi che schizzano verso lo spettatore; e nel 2018, portando Climax alla Quinzaine des Réalisateurs, il regista ha fatto realizzare un poster che rivendicava con orgoglio le reazioni forti nei confronti della sua opera omnia. Lecito aspettarsi quindi, in questa sede, una versione più estrema di un soggetto già affrontato una decina d'anni fa da Michael Haneke con Amour.

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Cannes 2019: uno scatto di Dario Argento sul red carpet di apertura

E invece no: abbiamo a che fare con un film schietto e sobrio, proprio come lo è ora il suo regista (dopo l'ictus ha deciso di chiudere con alcool e stupefacenti, due elementi che influenzavano in parte la sua poetica sullo schermo). Al netto della strategia visiva per rappresentare il punto di vista di entrambi i protagonisti, si tratta del progetto più semplice e lineare di Noé, ed è anche quello più sincero, una riflessione sulla vecchiaia e sulla morte che nasce da un desiderio di affrontare un argomento tabù ma con il rispetto che tale argomento merita. Un fattore evidente anche nella scelta dei due attori principali: c'è una componente cinefila (lei è stata protagonista del mitico La maman et la putain di Jean Eustache, lui è uno dei grandi del cinema di genere europeo), ma non c'è alcun artificio nelle loro interpretazioni, soprattutto quella di Argento che, non essendo propriamente attore di suo (esclusi i famosi camei delle sue mani nelle inquadrature degli omicidi nei suoi film), si esprime in un francese a tratti claudicante con estrema naturalezza, apportando il proprio bagaglio di esperienze di vita al ruolo di un anziano arrivato al capolinea. Per il regista, invece, è un nuovo inizio, l'incipit - per quanto di 135 minuti - di una fase inedita del suo percorso. Gaspar Noé è morto, lunga vita a Gaspar Noé!

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Vortex, lungometraggio che segna una nuova maturità artistica per Gaspar Noé. Lasciatosi alle spalle le solite provocazioni, il regista racconta con fare sincero una storia di amore, vecchiaia e morte, avvalendosi di un notevole Dario Argento in veste di attore.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Dario Argento e Françoise Lebrun funzionano bene come coppia.
  • L'inedito stile sobrio di Gaspar Noé si sposa bene con l'argomento trattato.
  • Il lato emotivo porta a un notevole crescendo.

Cosa non va

  • L'uso dello split screen può risultare un po' eccessivo.
  • Chi ama i film precedenti di Noé potrebbe non apprezzare il cambio di rotta.