Un aereo può subire ritardi, può essere cancellato, può addirittura atterrare in anticipo, ma non può scomparire nel nulla. Eppure, quello che ha adombrato i cieli tra la Malesia e il Vietnam la notte dell'8 marzo 2014 è una nube celata di mistero. Un mistero fitto, incomprensibile, che tutto prende e rende poco visibile, nascosto, annullabile dietro la sua portata enigmatica.
Sembra che certi fatti rientrino nella sfera del racconto fantastico, perché così poco accettabili dal punto di vista razionale e così lontani da ogni senso di logica. Eppure, come sottolineeremo in questa recensione di Volo MH370: l'aereo sparito nel nulla, quello che ha colpito il volo di linea tra Kuala Lumpur e Pechino nel 2014 sconfina le pagine del thriller per ancorarsi alla realtà. Più i minuti di questa docu-serie disponibile su Netflix passano, e più diventa per lo spettatore sempre più difficile accettare che ciò che sta guardando sia un documentario e non un lungometraggio di spionaggio, o del genere distopico. È una storia in cui la realtà supera l'immaginazione ed è proprio sfruttando l'incredibilità della sua essenza che la regista, Lousie Malkinson, riesce a realizzare un'opera coinvolgente, interessante, sebbene sostenuta da molte teorie (anche complottiste) e poche certezze.
MH370: l'aereo spirito nel nulla: la trama
Era l'8 marzo del 2014 quando il cielo dell'aviazione si è tinto di un nero misterioso. Già, perché in quella notte serena di nove anni fa, l'aereo di linea che collegava Kuala Lumpur a Pechino scomparve dai sistemi di localizzazione. Da quel momento l'MH370 smise di essere un aeromobile per divenire un fantasma. Dato per disperso, i suoi resti non sono stati più ritrovati così come i corpi delle 239 persone presenti sul volo. Una ricerca, quella del Boing 777, estesa per 120mila chilometri quadrati di oceano senza successo e che adesso rivive nel documentario in tre episodi firmato da Louise Malkinson.
Angoscia ad alta quota
A volte una buona storia, per quanto impossibile e misteriosa, non assicura la realizzazione di un'opera ben riuscita. Ci deve essere un giusto gioco di ripresa, di montaggio, di operazioni a incastro che facciano da ponte alla mente e al cuore dello spettatore. Volo MH370: l'aereo sparito nel nulla riesce perfettamente a sfruttare ogni apparato a sua disposizione, da quello narrativo a quello visivo, per inserire all'interno del proprio gioco di incastri pensieri, supposizioni, dubbi e meccanismi mentali del proprio pubblico. Un coinvolgimento totale, reso possibile grazie alle testimonianze di famigliari lacerati dalla mancanza di conferme, e da esperti - o presunti tali - che tentano di fornire una risposta a un universo abitato da solo domande.
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Le regole del mistero perfetto
La regista Louise Malkinson ha compreso bene le regole del gioco del buon documentario. Ha letto e assimilato le pagine del foglietto illustrativo, carpito ogni effetto collaterale riuscendo per questo a schivarlo, assumendo e dosando nelle giuste quantità gli elementi visivi, sonori e testimoniali a sua disposizione. Affidandosi non solo al prestigio e alla portata empatica vantati dal materiale di archivio e dagli stralci televisivi che hanno tentato di indagare su quello che è forse il più grande mistero dell'aviazione di tutti i tempi, Malkinson punta anche alla traduzione cinematografica di alcune confessioni, o ipotesi vagliate negli anni, inserendovi delle ricostruzioni recitate che si incastrano perfettamente agli eventi indagati e ai racconti rilasciati.
Se isolati e presi singolarmente, ogni testimonianza, ogni ricostruzione, ogni reperto o filmato televisivo, vantano di per sé una certa carica attrattiva che prendono e coinvolgono lo spettatore al loro interno. Forti anche dell'evento a cui fanno riferimento, è nel momento in cui questi tasselli vengono uniti gli uni agli altri per mezzo di un dinamico gioco di montaggio sia visivo che sonoro che la magia si compie e tutta la portata misteriosa - e per questo magnetica - dell'evento narrato e dell'intero documentario esplode fragorosamente.
La democrazia del mistero
Volo MH370 non ha la presunzione di fornire risposte a un evento che risposte non ne ha; il documentario di Louise Malkinson si limita a esporre gli antefatti, fornire un background conoscitivo di alcune delle vittime e dei loro famigliari, ma soprattutto rivela e indaga alcune tra le ipotesi più acclarate e quelle più improbabili. Sono momenti attentamente distribuiti nell'arco di tre puntate con fare equilibrato, sia dal punto di vista spettacolare che empatico, riuscendo per questo ad avvicinare lo spettatore a un mistero già di per sé coinvolgente e inconsciamente affascinante. Nessuna retorica del facile sentimentalismo, Volo MH370: l'aereo sparito nel nulla è un saggio redatto con obiettività, un microfono acceso che decide di dar voce in maniera democratica a chiunque, tra chi viaggia sull'onda del complotto e chi si lascia bagnare il viso da lacrime di desolazione, nell'eterna attesa di risposte e corpi su cui piangere.
Un aereo può essere dirottato; può volare a bassa quota attraversando nubi e turbolenze; un aereo può essere deviato o manovrato da mani inesperte. Ma un volo a quanto pare può anche scomparire nel nulla, dando vita a un mistero tanto inquietante quanto perfettamente aderente all'universo dello spettacolo e, in particolare, a quello del documentario. Ma per volare nel cielo di uno spettatore bombardato da continui stimoli e papabili visioni, anche la storia più interessante deve essere narrata con intelligenza e quel guizzo di pathos che innesti nella sua mente un senso di paura, e sublime attrazione per qualcosa di talmente angosciante da risultare bello e maestosamente soddisfacente. Bello e soddisfacente come il mistero del Volo MH370.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Volo MH370: l'aereo sparito nel nulla sottolineando come questa docu-serie in tre puntate su Netflix riesca non solo a raccontare con dovizia di dettagli un evento tanto misterioso quanto affascinante, ma sfrutti ogni aspetto visivo e sonoro per esacerbare il senso di angoscia che un tale evento crea nella mente dello spettatore.
Perché ci piace
- L'uso della musica e delle ricostruzioni delle varie ipotesi, mai banali ma coerenti con il racconto principale.
- Le testimonianze dei famigliari delle vittime mai rivolte verso il patetismo.
- La decisione di dare voce a chiunque.
- L'obiettivitià del racconto.
Cosa non va
- Il numero degli episodi. Forse ne serviva uno ulteriore dedicato alle vittime.