Presentato in concorso alla 77esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Padrenostro di Claudio Noce arriva in sala il 24 settembre, dopo aver vinto la Coppa Volpi per il miglior attore data a Pierfrancesco Favino.
La motivazione del premio data dalla presidentessa di giuria Cate Blanchett è stata: "Una grande prova è quella in cui un attore diventa così importante per un film che senza di lui o lei è come se ci fosse un buco nero: Pierfrancesco Favino è questo per Padrenostro." E in effetti il personaggio dell'attore è il cuore del film: ispirato alla vera infanzia del regista Claudio Noce, che da piccolo, nel 1976, vide l'attentato al padre, Alfonso Noce, dirigente dell'Antiterrorismo. Erano gli anni di piombo.
In Padrenostro a fare le veci del regista è Valerio, interpretato dal giovanissimo Mattia Garaci: il bambino riceve in regalo una videocamera, che in qualche modo lo aiuta a mettere a fuoco il padre, Alfonso, interpretato appunto da Favino, e la sua vita. Il cinema ha davvero questo potere? Secondo Noce: "Il cinema può salvare la vita e allo stesso tempo aiuta a metterla a fuoco. Quella scena è una citazione. Non è un Super 8 ma una Video8. Attraverso quella scena lì Valerio intercetta la debolezza del padre."
La video intervista a Claudio Noce e Pierfrancesco Favino su Padrenostro
Padrenostro, la recensione: figli e padri come rose e spine
Pierfrancesco Favino e il potere del cinema (e degli abbracci)
Per Pierfrancesco Favino invece: "Il cinema può dare il coraggio di dire delle cose che uno fa fatica a dire nella realtà. Credo che questo film ne sia una prova. Ci sono degli strumenti che ci aiutano a esprimere cose che magari non riusciamo a dire. Io poi, da amante del cinema, penso che il cinema salvi il mondo. Mi rendo conto che mi abbiano inoculato il virus da piccolo: sicuramente è la strada che ho scelto per dire, da attore, come la penso nella vita. Mi emoziona, mi coinvolge. Raccontare le storie è una cosa che salva. Così come avere la possibilità che qualcuno te le racconti."
Una scena molto bella del film è quando Valerio e Alfonso si abbracciano per la prima volta dopo l'attentato: il bambino cerca quell'abbraccio, mentre l'adulto lo avvolge. Eppure l'uno abbraccia l'altro. Come cambiano gli abbracci con il cambiare dei ruoli? Per Favino: "Se pensi a un altro abbraccio del film questo passaggio lo vediamo: in uno sei l'ancora, in un altro ti ancori. In quei due abbracci c'è ciò che è accaduto. Io personalmente avevo un estremo bisogno di reggermi a mio figlio alla fine del film. Mentre all'inizio non avrei mai sopportato l'idea di doverlo fare." Per Claudio Noce: "Sono molto affezionato a quella scena: lo sguardo di Valerio, prima di mostrare il padre, quindi sempre dal suo punto di vista, è come se si illuminasse e vedesse di nuovo il suo eroe entrare in casa. Forse percepisce qualcosa che non c'è più, o che comunque è cambiato. Mi piace molto il modo in cui Pierfrancesco ha messo in scena quell'abbraccio."
Padrenostro, Pierfracesco Favino: "Il nostro film è una lettera d'amore ad un padre da suo figlio."