Vendetta: Guerra nell’antimafia, la recensione: i lati oscuri del bene nella nuova docuserie Netflix

La recensione della docuserie Netflix prodotta e diretta da Ruggero Di Maggio e Davide Gambino che racconta il caso del giornalista Pino Maniaci e dell'ex giudice Silvana Saguto.

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Vendetta: Guerra nell'antimafia - Pino Maniaci in una scena

Abbiamo deciso di aprire questa recensione di Vendetta: Guerra nell'antimafia, la nuova docuserie distribuita da Netflix, soffermandoci proprio sul suo titolo, che racchiude perfettamente il senso ed il contenuto dei sei episodi che la compongono. Non si parla di guerra alla mafia (o almeno non direttamente) e nemmeno di rappresaglie nei confronti di chi la mafia la combatte, i paladini, appunto, dell'antimafia. Al centro dello scontro che viene evocato nel titolo ci sono proprio loro, due di quei personaggi che hanno dedicato la vita - come dichiarano entrambi nel primo episodio - a combattere l'organizzazione criminale di Cosa Nostra: il giornalista Pino Maniaci e il giudice Silvana Saguto. Entrambi vengono sospettati di servirsi dei vili mezzi delle organizzazioni mafiose che dichiarano di combattere - estorsione, corruzione... - per rendiconto personale.

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Vendetta: Guerra nell'antimafia - un'immagine della giudice Silvana Saguto

Accuse infamanti, che l'uno dirige all'altro, in uno scontro - in parte anche mediatico - che va avanti per anni. Il documentario segue infatti la vicenda a partire dal 2013, mettendo insieme una mole enorme di filmati d'archivio (anche precedenti) ed interviste, lasciando però anche molto spazio ai suoi protagonisti per aprirsi liberamente davanti alle telecamere. Entriamo nelle loro case, nello studio di Telejato (l'emittente televisiva creata da Maniaci), incontriamo i loro figli, i coniugi, i genitori, gli amici, passiamo da una prospettiva all'altra, da una verità all'altra. Vendetta: Guerra nell'antimafia - scritta, prodotta e diretta da Ruggero Di Maggio e Davide Gambino, di Mon Amour Films, e con l'apporto dell'americana Nutopia - racconta le vicende personali e processuali dei due personaggi, accompagnandoli giorno dopo giorno, filmandoli in tempo reale: nessuno sa che cosa accadrà il giorno, il mese, l'anno dopo. Come spettatori lo scopriamo con loro, e veniamo immersi in un racconto ricco di colpi di scena, ambiguità e lati oscuri.

Pino Maniaci e Silvana Saguto

Pino Maniaci è un giornalista che si è fatto da solo, ha acquistato una piccolissima televisione e da lì ha dato il via - con i suoi servizi infuocati - ad una guerra aperta alle personalità mafiose della sua zona, quella della provincia di Palermo. Silvana Saguto è stata invece il presidente dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, che si occupa del sequestro dei beni appartenenti alla mafia. Entrambi considerati tra le personalità più di spicco degli ultimi anni nella lotta a Cosa Nostra, l'immagine pubblica dei due si sgretola quando vengono accusati l'uno di corruzione e l'altra di affari illeciti nella gestione dei beni confiscati alle cosche.

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Vendetta: Guerra nell'antimafia - una scena della docuserie

Entrambi si dichiarano vittime di un processo mediatico - molto spesso attaccando l'altro e accusandolo dei propri problemi - e non si sottraggono alle telecamere di Di Maggio e Gambino, che non prendono mai posizione nei loro confronti (ma che anzi amplificano la narrazione includendo altri personaggi che hanno preso parte alla vicenda e che sono stati a loro volta indagati dalla procura di Palermo) e non si affidano mai ad una voce esterna per raccontare quello che accade. Per districarci tra una sequenza e l'altra, solo alcune didascalie che ci indicano dove e - soprattutto - quando ci troviamo. Questo, se da una parte non fa che evidenziare il distacco degli autori e il tentativo di raccontare questa storia nel modo più obiettivo possibile, dall'altra potrebbe disorientare un po' lo spettatore, soprattutto se si approccia alla visione senza sapere nulla dei casi di Maniaci e Saguto.

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L'ambiguità del bene

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Vendetta: Guerra nell'antimafia - Pino maniaci in una scena della docuserie

Vendetta: Guerra nell'antimafia si colloca nel solco tracciato dalla fortunatissima Sanpa: luci e ombre di San Patrignano (sempre disponibile su Netflix): anche in questo caso i protagonisti della vicenda sono personaggi apparentemente "buoni", integerrimi, di cui vengono però messi in luce i lati oscuri. Il bene è un concetto piuttosto ambiguo nella serie dedicata a Pino Maniaci e a Silvana Saguto, più volte nel corso della visione cambiamo infatti idea su di loro e ci facciamo delle opinioni che poi inevitabilmente vengono messe in dubbio. Nessuno dei due è completamente innocente, resta da stabilire però se siano veramente colpevoli di quel che vengono accusati.

"Puoi anche essere moralmente riprovevole, ma per essere penalmente colpevole devi aver compiuto dei delitti" dichiara uno degli avvocati di Maniaci, evidenziando quanto soprattutto nel suo caso elementi della sua vita personale (ad esempio il fatto che in sede di processo siano state ascoltate le telefonate tra lui e l'amante, che poco avevano a che vedere con ciò di cui era stato accusato) abbiano intorbidito ancor di più la situazione, rendendolo colpevole prima agli occhi del pubblico che a quelli della legge. Maniaci, tra i due, è quello a cui viene dedicato più spazio e che risulta più affascinante agli occhi dello spettatore, che nei suoi confronti non riesce mai a farsi un'opinione del tutto negativa. Silvana Saguto invece, per quanto comunque partecipi attivamente, rispetto a Maniaci è come se rimanesse sempre un po' in disparte, meno al centro della narrazione.

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Una critica al sistema

Il dubbio che è legittimo porsi è se una docuserie di questo tipo non possa mettere un po' in cattiva luce decenni di antimafia, il lavoro di uomini e donne che hanno fatto moltissimo nella guerra a Cosa Nostra. Senza dubbio Vendetta: Guerra nell'antimafia farà discutere, ma noi ci sentiamo di dire che, invece che portare discredito sull'operato di chi combatte le organizzazioni mafiose, la docuserie punta il dito sulle pecche di un intero sistema che molto spesso non funziona come dovrebbe. E, per questo, quanto Di Maggio e Gambino ci mostrano può diventare uno spunto di riflessione e discussione davvero inestimabile.

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Vendetta: Guerra nell'antimafia - Pino maniaci in una scena della docuserie

A visione ultimata, comunque, tra le cose che più ci hanno colpito della serie ci sono le testimonianze dei familiari di Maniaci e Saguto, vere vittime della vita che i loro genitori, mariti, figli si sono scelti. Di Maggio e Gambino riescono a raccontare in maniera efficace il mondo rovesciato in cui queste persone che convivono con la presenza della mafia si trovano a vivere, fatto di terrore costante per se stessi e per i propri cari. "_La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano. E come tutti i fatti umani, ha un inizio e avrà anche una fine", sentiamo affermare al giudice Falcone in chiusura: la situazione è complessa, ma c'è comunque un futuro in cui sperare. Un futuro che dipende dal lavoro di quegli uomini e quelle donne che dedicano la loro vita alla guerra alla mafia.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Vendetta: Guerra nell’antimafia sottolineando quanto questa docuserie sia particolarmente interessante e completa: seguendo i casi Maniaci e Saguto dal 2013 nei sei episodi che la compongono troviamo una mole impressionante di materiale, filmati di repertorio e interviste ai protagonisti, ma anche ai loro famigliari, amici e colleghi. Una serie che potrebbe incorrere a critiche ma che a nostro parere riesce a puntare efficacemente il dito su un intero sistema che spesso non funziona come dovrebbe.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • La linea narrativa scelta dagli autori che rende la docuserie particolarmente interessante.
  • L’enorme mole di materiale inserito: dai filmati di repertorio alle numerosissime interviste.
  • L’obiettività degli autori nel raccontare la vicenda.

Cosa non va

  • Il passaggio tra tempi e luoghi diversi ogni tanto potrebbe confondere lo spettatore.