Taglio corto, sguardo affilato come un bisturi, camminata da pantera e accento calabrese: zia Angela è una forza della natura, anche se una forza votata al male. Se lo si chiede a lei in realtà ogni sua azione è rivolta al bene, ma solo quello della sua famiglia (e dei pochi privilegiati che godono della sua simpatia). Uno di famiglia, di Alessio Maria Federici, in sala dal 25 ottobre, ha diversi pregi, ma il più grande è quello di aver lasciato carta bianca a Lucia Ocone, attrice dai mille talenti, in grado di passare da toni comici a drammatici in un attimo: ora minacciosa, ora sexy, ora estremamente divertente, è un piacere vederla nei panni (attillatissimi) di una boss della 'ndràngheta.
Una Ocone inarrestabile
In apparenza donna in carriera impegnatissima, e in effetti in un certo senso è così, in realtà Angela Serranò è una criminale che non si ferma davanti a nulla: grazie al suo senso pratico e ai modi decisi, che la fanno sembrare un signor "risolvo problemi" Wolf di tarantiniana memoria, la donna sa gestire perfettamente affari, famiglia e interesse amoroso, che ricade su Luca (Pietro Sermonti), insegnante di dizione che salva, suo malgrado, il nipote, Mario (Moisè Curia), aspirante attore. Travolto dalla gentilezza, che non può rifiutare, dei Serranò, compresa quella del capofamiglia Peppino (Nino Frassica), Luca si ritrova improvvisamente con un dilemma morale e una fidanzata, Regina (Sarah Felberbaum), che non vede per nulla di buon occhio i suoi nuovi "amici".
Sempre a corto di liquidi e per questo preso in giro dagli amici benestanti di Regina, Luca è un uomo mite, che non riesce a far valere i propri diritti: un disabile occupa la sua casa e non gli paga l'affitto? Non ha il coraggio di farlo sfrattare. Non ha i soldi per pagare una cena in un locale lussuoso? Piuttosto che fare brutta figura si indebita. Zia Angela arriva quindi come un vero e proprio deus ex machina in grado di aprire ogni porta. Dove non arrivano le istituzioni i Serranò rispondono. In questo modo Luca si sta però vendendo l'anima un favore alla volta.
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Ridere per non piangere
È questo il grande interrogativo che pone Uno di famiglia: visto che la legge, la civiltà e l'educazione sembrano ormai moneta di nessun valore, la scorciatoia, anche illegale, sembra essere l'unica certezza possibile. Scritto con intelligenza da Giacomo Ciarrapico e Andrea Garello, autori rispettivamente di Boris e Smetto quando voglio, il film ride in modo amaro delle contraddizioni di questo paese, che sembra non essere in grado di far funzionare le cose se non ricorrendo a mezzi illeciti, ormai radicati in modo capillare a ogni settore, tanto da essere considerati assolutamente normali se non fondamentali.
Ce n'è per tutti in Uno di famiglia: fiction scadenti (memorabile la scena in cui tutta la famiglia Serranò vede la puntata del poliziesco con protagonista Mario, impegnato in dialoghi imbarazzanti), radical chic ipocriti, truffatori e politici (la battuta "cacceremo le malattie dall'Italia" unisce in un colpo solo sia le politiche contro l'immigrazione che quelle antivax), ma non per questo si abbandona la leggerezza, anzi. Durante tutta la pellicola si ride e di gusto, lasciando spazio anche a momenti action e quasi thriller (il cameo di Neri Marcorè vale da solo tutto il film).
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A dare vita a una sceneggiatura intelligente c'è un cast perfetto: Pietro Sermonti si è ormai specializzato, con lode, nei ruoli da cialtrone che vive di menzogne ed espedienti, Nino Frassica è una maschera comica perfetta, Sarah Felberbaum sparge bellezza a ogni sorriso e Lucia Ocone, ci ripetiamo, è talento esplosivo. Se i panni sporchi si lavano in casa, le coscienze sono più difficili da smacchiare: una risata forse è l'unica soluzione per metterle all'erta.
Movieplayer.it
3.0/5