Correva l'anno 2019 e, complice l'acquisizione della 20th Century Fox da parte della Disney, quest'ultima annunciava la produzione di alcuni remake di proprietà di punta dello studio per alimentare il catalogo della piattaforma Disney+. È il motivo per cui stiamo scrivendo questa recensione di Un'altra scatenata dozzina, prodotto dalla divisione 20th Century Studios ma distribuito con il marchio principale della Disney, direttamente in streaming dopo un'unica proiezione cinematografica in anteprima negli Stati Uniti. Un titolo che segna soprattutto il grande ritorno di Zach Braff in seno alla major, dopo essere stato uno dei suoi volti fondamentali una ventina d'anni fa, tra televisione (Scrubs, prodotto dalla ABC ma inizialmente trasmesso dalla rivale NBC) e cinema (ha prestato la voce a Chicken Little nel film del 2005). Al suo fianco Gabrielle Union, anche lei di ritorno in casa Disney, dove ha mosso i primi passi al cinema come comprimaria in alcune commedie romantiche alla fine degli anni Novanta).
Una nuova dozzina
Come per la versione del 2003 con Steve Martin, anche Un'altra scatenata dozzina adatta in modo molto libero il testo originale e la sua trasposizione cinematografica del 1950, un racconto autobiografico in cui i due genitori trattavano la crescita dei figli a mo' di esperimento scientifico. E come nel 2003, alla famiglia è stato dato il cognome Baker, con inevitabili giochi di parole legati all'espressione baker's dozen (che in gergo angloamericano indica qualunque gruppo composto da tredici elementi). Anche perché in questa sede il padre, Paul (Zach Braff), lavora in ambito culinario, e sul lavoro ha conosciuto l'attuale moglie Zoe (Gabrielle Union). La dozzina del titolo è composta dai figli di primo letto e quelli che la coppia ha in seguito (più il figlioccio di Paul, adottato dopo la morte dei genitori), e per aiutarli a gestire il caos quotidiano c'è l'ex-moglie di lui, che accetta volentieri di fare la babysitter quando serve. Un equilibrio perfettamente imperfetto, come direbbe Paul, ma con rischio di crisi quando improvvisamente si presentano nuove, lucrative opportunità professionali.
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Dinamiche prevedibili
Come dicevamo in apertura, si tratta soprattutto di una grande operazione di sinergia tra vari brand disneyani: è un remake di una proprietà di punta della Fox (vedi alle voci Home Sweet Home Alone - Mamma, ho perso l'aereo e Diario di una schiappa); la sceneggiatura è, tra gli altri, di Kenya Barris, il creatore di Black-ish, altro racconto incentrato sulla famiglia e tra i titoli importanti del palinsesto ABC, con tanto di spin-off; e i due protagonisti sono Braff e Union, già presenti su Disney+ come volti di alcuni titoli cult (lui con Scrubs, lei con 10 cose che odio di te). Complice il fattore streaming, è difficile non pensare a questo come a un qualcosa di puramente algoritmico, costruito a tavolino per arricchire il catalogo della piattaforma e andare incontro alle preferenze dell'abbonato medio, spingendo forse anche i più curiosi a rivedere i due film con Steve Martin (il prototipo del 1950 rimane assente, almeno in Europa).
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Difatti, il tutto procede con fare didascalico, senza particolari guizzi di creatività, tra buoni sentimenti (non manca la riflessione - superficiale - sul concetto di famiglia allargata negli USA di oggi) e gag facilmente intuibili. E se nel 2003 c'era una parità umoristica tra i due genitori (Martin era affiancato da Bonnie Hunt), qui risulta molto sacrificato il ruolo della madre, lasciando a Braff l'onere di doversi reggere sulle spalle gran parte dell'impianto comico. Cosa che lui fa con la solita grinta, ma come già accaduto alcuni anni fa con la serie Alex Inc., in onda su ABC e cancellata dopo soli dieci episodi, risulta evidente che il suo stile recitativo sia maturato, con una vena malinconica da ultraquarantenne che forse è l'esatto opposto di ciò su cui voleva puntare la Disney, aspettandosi un personaggio più simile al J.D. di scrubsiana memoria. Ma sono ormai lontani i tempi dell'ospedale Sacred Heart, e il caos di quel luogo non è accostabile alle dinamiche famigliari che sono al centro di questa operazione di branding nostalgico camuffata da nuovo, "imperdibile" Disney+ Original.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Un'altra scatenata dozzina, sottolineando come si tratti di un remake abbastanza anonimo che punta sul minimo comune denominatore per ampliare il catalogo di Disney+.
Perché ci piace
- Zach Braff ce la mette tutta.
- Alcune gag strappano un sorriso.
Cosa non va
- La riflessione sulla famiglia allargata è troppo superficiale.
- L'impianto narrativo e umoristico è molto schematico.
- Gabrielle Union si ritrova con un ruolo abbastanza ingrato.