Un sacchetto di biglie: al margine crudele della guerra

Questo nuovo adattamento del memoriale pubblicato quarantacinque anni fa da Joseph Joffo è stato affidata a Christian Duguay, è destinato alle famiglie, ed è un'elegia della resilienza dei legami familiari che, nella sua semplicità un po' ingenua, riesce a essere toccante soprattutto grazie alle performance dei sue giovani protagonisti.

Un sacchetto di biglie è la seconda trasposizione cinematografica del memoriale omonimo di Joseph Joffo; la prima, uscita nel 1975, portava la firma di Jacques Doillon; per questa nuova versione cinematografica del racconto autobiografico incentrato sulle vicende del piccolo Jo, figlio di un ebreo di origine russa, separato dalla famiglia per buona parte degli anni della seconda guerra mondiale, accompagnato e protetto dal fratello maggiore, ancora un bimbo anche lui, da un capo all'altro della Francia, ci si affida alla regia di Christian Duguay, già regista della miniserie Il giovane Hitler e del campione di incassi transalpino Belle & Sebastien - L'avventura continua.

Un sacchetto di biglie: una scena con i due giovani protagonisti
Un sacchetto di biglie: una scena con i due giovani protagonisti

Questo nuovo adattamento filmico, che arriva quarantacinque anni dopo la pubblicazione del libro con il benestare entusiastico dell'ottantaseienne Joffo, è destinato alle famiglie, ed è un'elegia della resilienza dei legami familiari che, nella sua semplicità un po' ingenua, riesce a essere toccante.

Leggi anche: Belle & Sebastien - L'avventura continua... e diventa più ambiziosa

In viaggio di Joseph e Maurice

Un sacchetto di biglie: Dorian Le Clech e Batyste Fleurial in un momento del film
Un sacchetto di biglie: Dorian Le Clech e Batyste Fleurial in un momento del film

Conviene ammettere da subito che il casting è l'elemento di gran lunga più convincente di Un sacchetto di biglie: Batyste Fleurial e soprattutto il più giovane Dorian Le Clech sono due ottime scoperte.
Le Clach in particolare ha quella innocenza accompagnata da un precoce controllo del fisico e dell'emotività che garantisce il necessario viatico a un film tutto incentrato su una figura infantile; anche la sua intesa con Fleurial è convincente e permette ai due ragazzi di portare sullo schermo un credibile e tenero rapporto fraterno.
Preoccupato ad introdurre questo rapporto, l'ambiente familiare dei due bambini, la loro vita parigina, lo script firmato da Jonathan Allouche con la collaborazione dello stesso Duguay fallisce nel presentare in maniera efficace l'atmosfera della Francia occupata.

Un sacchetto di biglie: Patrick Bruel ed Elsa Zylberstein in una scena del film
Un sacchetto di biglie: Patrick Bruel ed Elsa Zylberstein in una scena del film

"Stanno arrivando i tedeschi", proclama qualcuno, e noi naturalmente ci crediamo, ma dopo quello che abbiamo visto in tante pellicole e documenti dedicati a quel periodo tanto denso della storia europea, ci sembra che qui la minaccia fatichi davvero a concretizzarsi, al punto che è difficile fare i conti con la necessità che la famiglia si separi per sfuggire ai nazisti, costringendo due ragazzini di dodici e dieci anni ad attraversare da soli un paese grande come la Francia, con tutti i rischi che ciò comporta (nazisti inclusi).
Per fortuna, l'avventura straordinaria che Maurice e Jo vivono tra Parigi, Nizza, Mentone e le campagne della Provenza è narrata con vividezza e, nei suoi tratti più inquietanti e spaventosi, meno edulcorata di quanto non accadesse nell'adattamento di Doillon. Nell'umiltà delle sue ambizioni, la sceneggiatura riesce anche a sottolineare la sofferenza causata della separazione da genitori e fratelli più grandi, vissuta diversamente dai due ragazzi e comunicata in maniera vibrante dal bravissimo Le Clech.

Leggi anche: La signora dello zoo di Varsavia: la strenua lotta di Jessica Chastain per salvare gli ebrei dall'Olocausto

Un sacchetto di biglie: Dorian Le Clech e Batyste Fleurial guardano due nazisti in una scena del film
Un sacchetto di biglie: Dorian Le Clech e Batyste Fleurial guardano due nazisti in una scena del film

Vicini... come biglie in un sacchetto

Un sacchetto di biglie: Patrick Bruel in una scena del film
Un sacchetto di biglie: Patrick Bruel in una scena del film

Se la sceneggiatura è tutto sommato gradevole e abbastanza a fuoco, ci sembra un po' meno funzionale a una narrazione fluida l'insistenza di Duguay nell'utilizzare inquadrature ravvicinate, quasi macro (la fotografia di Christophe Graillot, di per sé, è apprezzabile anche se un filo artificiale).
Per fortuna questo non danneggia la qualità delle performance degli ragazzi - ma anche di Patrick Bruel, che si impone in un paio di momenti molto potenti - in ogni caso splendidamente diretti, anche a distanza di un palmo dal naso.

Un sacchetto di biglie: Dorian Le Clech e Batyste Fleurial insieme in una scena del film
Un sacchetto di biglie: Dorian Le Clech e Batyste Fleurial insieme in una scena del film

Un sacchetto di biglie si inserisce in un filone abbastanza ricco e importante, quello delle pellicole che toccano il tema dell'Olocausto rivolgendosi con delicatezza e commozione ai più giovani e alle famiglie, con la lacuna di non fare una (forse non indispensabile, ma molto utile) introduzione storica. Resta l'autenticità del racconto e la bellezza delle performance dei due giovani protagonisti, che non vediamo l'ora di veder crescere professionalmente sul grande schermo.

Movieplayer.it

2.5/5