Un matrimonio mostruoso, la recensione: se il concetto di gag smorza un buon cast

La recensione di Un matrimonio mostruoso: un buon cast (su tutti, Ilaria Spada e Massimo Ghini) e la bravura di Volfango De Biasi, ma anche - e purtroppo - una sceneggiatura fin troppo gracile.

Un matrimonio mostruoso, la recensione: se il concetto di gag smorza un buon cast

Volfango De Biasi è un bravo regista, e un bravo sceneggiatore. Sa usare bene gli spazi, sceglie bene i suoi attori. Ha senso scenico, ha senso cinematografico. Insomma, il suo cinema non è mai raffazzonato (vi consigliamo il delizioso Crazy for Football - Matti per il calcio, tratto dal suo emozionante documentario, Crazy for Football, con cui ha vinto il David di Donatello) e non è mai troppo improvvisato. Tra l'altro, gli va riconosciuta l'onestà di mettersi al servizio del pubblico. I suoi film sono smaccatamente popolari, rivolti ad una platea teoricamente molto allargata. Lecito, e rispettabilissimo. Il cinema ha bisogno di "prodotto" accessibile, da spostare poi sulle piattaforme - che piaccia o no, i tempi sono questi. Insomma, se si fa flop, c'è lo streaming che smussa il problema. Ma una riflessione è obbligata in merito a Un matrimonio mostruoso.

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Un matrimonio mostruoso: una scena del film

Il film, nonché sequel di Una famiglia mostruosa (che al botteghino non fece nemmeno 1 milione, anche se erano tempi di Covid e mascherine), potrebbe soffrire del più classico dei cortocircuiti: preparato per un pubblico trasversale, finisce invece per aprire a metà la stessa finestra di pubblico. Che vuol dire? Che tendenzialmente Un matrimonio mostruoso - fin dal titolo gioca con il concetto di matrimonio e di mostruosità - non riesce a replicare la strampalata ma confortevole originalità del primo, perdendosi in un equilibrio tonale che vorrebbe far ridere nel suo susseguirsi di sketch e personaggi che popolano la sceneggiatura. Il paragone, in questo caso, è obbligato in relazione al film originale: quasi gli stessi protagonisti (manca Lillo Petrolo, tuttavia l'estro comico è spostato sulla sempre brava Ilaria Spada), quasi gli stessi colori, quasi le stesse dinamiche. Manca però il guizzo che farebbe la differenza tra una commedia e un basico family movie, tra una horror comedy e un sequel limitato nello spirito, nelle risate e nelle svolte.

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Un matrimonio mostruoso, una trama in cerca di sostanza

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Un matrimonio mostruoso: una scena del film

All'inizio delle recensione abbiamo fatto un preambolo su Volfango De Biasi proprio perché il potenziale, dietro i suoi film, è sempre tangibile. E lo sarebbe pure nel film in questione, dato che le due famiglie protagoniste (mostri e umani, che si scambiano i ruoli) suscitano una sincera simpatia. Ciononostante, l'inghippo dietro Un matrimonio mostruoso risiede nella bislacca sceneggiatura, che come può e come deve prova a mantenere a fuoco il cast corale, e i diversi registri comici dei protagonisti, persi in una vicenda che fatica a trovare la propria quadratura.

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Un matrimonio mostruoso: una scena del film

La trama riprende la storia da dove l'avevamo lasciata, anche se scopriamo che Nando (lo vediamo di spalle, per un attimo, doppiato da Lillo) ha finto la sua morte per trasferirsi in un paradiso fiscale. Il film inizia qui, quando Stella (Ilaria Spada) viene a sapere dell'inghippo. Abbandonata e senza soldi, deve trovare un modo per saldare i debiti del disonesto marito. È l'unica a saperlo, e allora sembra approfittare della crisi di matrimonio tra la strega Brunilde (Paola Minaccioni) e il vampiro Vladimiro (Massimo Ghini) per un'ipotetica soluzione. Ma Brunilde non ha nessuna intenzione di mettersi da parte, e ricorre a tutta la sua potente magia per salvare il millenario matrimonio.

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I soliti imprevisti e un buon cast

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Un matrimonio mostruoso: un'inquadratura del film

Inutile ormai ripetere che il nostro cinema non riesce a districare il concetto di imprevisto dall'idea di commedia. Nonostante sia un concetto superato, il solito "imprevisto" imperversa nei soggetti e nei plot da almeno trent'anni. E la sceneggiatura firmata da Volfango De Biasi, Filippo Bologna, Alessandro Bencivenni e Michela Andreozzi non è da meno: si concentra molto sulle gag utilizzate come scorciatoie, sui sotterfugi, sulle dinamiche spiritose che abbiamo visto e rivisto. Il tutto, sfruttato per puntare dritto alla meta finale, per andare sul sicuro, perdendo per strada le buone suggestioni, e perdendo anche quel pubblico di riferimento che, dati alla mano, sta marcatamente spostando l'attenzione da operazioni simili a quella messa in moto dal pur bravo De Biasi, spinto dall'interessante correlazione tra matrimonio e mostruosità.

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Un matrimonio mostruoso: un frame

Malgrado ciò, ogni film è frutto di lavoro (riuscito o non riuscito), e se c'è un motivo per vedere Un matrimonio mostruoso, quello è senza alcun dubbio da riferirsi all'ottimo cast impiegato: Ilaria Spada, come detto, ha degli ottimi tempi comici; Massimo Ghini è un fuoriclasse anche con degli improbabili denti da vampiro, e Paola Minaccioni ha un innato talento poliedrico capace di non renderla mai ridicola o fuori giri. Con loro, troviamo Ricky Memphis, Cristiano Caccamo, Paolo Calabresi, Emanuela Rei e la giovane (e sempre più brava) Sara Ciocca. Insomma, il materiale umano ci sarebbe, nonostante l'abbondanza e dunque l'annessa (complicata) sfida di renderli tutti - più o meno - protagonisti. Cosa resta, alla fine? Una commedia che si deconcentra quasi subito, e che fa poco per superare le annose comfort zone di un genere che appare sbiadito, invocando un cambiamento netto e non solo accennato.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Un matrimonio mostruoso, il buon cast e la buona regia di Volfango De Biasi non salvano il risultato finale. Purtroppo, l'idea di imprevisto continua ad imperversare nelle sceneggiature comedy, facendo sì che la storia non colga al meglio i tratti più comici e più umoristici. Apprezziamo la ricerca dell'originalità, anche seguendo l'esempio del primo film, tuttavia l'originalità stessa deve essere seguita da un cambio netto e tangibile.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Il cast, su tutti Ilaria Spada e Massimo Ghini.
  • Volfango De Biasi è un bravo regista.

Cosa non va

  • Tuttavia, il film sembra intrappolato in una sceneggiatura evanescente.
  • Il concetto di gag, il concetto di imprevisto.
  • Potrebbe non avere un vero pubblico di riferimento.