Un anno di scuola, recensione: il tripudio della giovinezza nel film di Laura Samani

La potente bellezza di "lasciar andare", in una fotografia di classe che infiamma il ricordo degli anni migliori. Protagonisti, quattro rivelazioni: Stella Wendick, Giacomo Covi, Pietro Giustolisi, Samuel Volturno.

I protagonisti di Un anno di scuola

Non c'è niente di più romantico di una cuffietta divisa in due. L'ascolto e il silenzio, il sincrono della musica, gli sguardi che si incrociano. Una scena, oggi, divenuta inusuale, eppure fondante di un'educazione sentimentale (o meglio, di un'aspirazione) radicata in un certo immaginario meravigliosamente analogico. Un'immagine perfetta, e nemmeno a dirlo estremamente cinematografica. Lo sa bene Laura Samani, classe 1989, millennial, e quindi cresciuta nel pieno degli anni più belli.

Un Anno Di Scuola Stella Wendick Foto
Un anno di scuola: Stella Wendick di profilo

Un'immaginario che la regista trasporta nella sua opera seconda, Un anno di scuola, scritto insieme ad Elisa Dondi adattando l'omonimo libro di Giani Stuparich. Quanta luce, quanta bellezza, quanto cinema nell'"assimmetria profonda e radicata" rispetto al modo in cui "percepiamo uomini e donne", per citare le note di regia. Presentato a Venezia 82, Un anno di scuola è, in effetti, la più bella delle asimmetrie, sbilenca e poetica, capace di raccontare al meglio "la sfida" più complicata: crescere.

Un anno di scuola: gli anni più belli secondo Laura Samani

Un Anno Di Scuola Cast
I fantastici 4

Una sfida complicata, quasi impossibile, se sei una diciottenne svedese dagli occhi "belli", arrivata in città insieme al padre. È il 2007, siamo a Trieste, e mentre la luce calda dell'estate passa la mano a quella più livida dell'inverno, Fred (Stella Wendick, all'esordio, che rivelazione), inizia il suo ultimo anno di scuola in una classe tutta al maschile di un Istituto Tecnico. Catalizza l'attenzione, attira gli sguardi, rapisce i maschi.

In particolare, acchiappa la curiosità di tre amici, Antero, Pasini, Mitis (Giacomo Covi, Pietro Giustolisi, Samuel Volturno, anch'essi esordienti, anch'essi splendidi, divenuti amici dopo il set). Un trio che, insieme a Fred, diventerà un quartetto. Ma l'arrivo di Fred nel gruppo altera, alla fine, gli equilibri. I sentimenti scalciano, le pulsioni pure, e la giovinezza, che non prevede bilanciamento, non segue le regole, e anzi porta a romperle: quando Fred si lega ad Antero, l'amore e l'amicizia finiscono per mescolarsi, alterando l'effimera omogeneità del gruppo.

Oltre il romanzo di formazione

Un anno di scuola è il tripudio della giovinezza secondo Laura Samani. Il migliore dei mondi, il colore della nostalgia che gioca con i toni tiepidi, in cui la luce che entra in scena sembra quasi indicare la strada (menzione alla fotografia di Ines Tabarin). La regista di Piccolo Corpo, triestina, conosce bene lo spazio e il luogo che racconta, e quindi la verità, tradotta nei gesti, nei dettagli, nei costumi e nel linguaggio, esce fuori di scena in scena, in una freschezza capace di esaltare sia il talento narrativo della Samani, sia la bravura grezza, spregiudicata e leggera dei quattro giovani interpreti (ripetiamo, sono una sorpresa, e vorremmo tanto continuare a vederli al cinema), capaci di restituire una realtà d'intenti sorprendente se pensiamo siano nativi digitali, e quindi poco avvezzi ad un pensiero più lento, meno sovrastrutturato, e forse più istintivo.

Un Anno Di Scuola Immagine
Ritorno tra i banchi di scuola

Laura Samani è capace di andare oltre il romanzo di formazione - senza aver in mente un punto di riferimento o un'ispirazione se non quelle dei propri ricordi - esaltando il desiderio e la paura, frammentando le regole di genere in cui "gli uomini agiscono, le donne appaiono". Un ragionamento sul corpo (di nuovo), che parte però dai propri bisogni interiori, perché l'incubo di non essere accettati attanaglia ogni ragazzo o ragazza. Tuttavia, ne Un anno di scuola, mentre l'Europa abbatteva le frontiere e il gioco dell'obbligo o della verità era il testo non scritto da studiare, c'è la sensibilità e l'ardore di una evoluzione che passa per mezzo del dolore più acuto, in cui il "lasciar andare" non è altro che un passo verso la maturità.

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Stella Wendick, Giacomo Covi, Pietro Giustolisi, Samuel Volturno in scena

Una maturazione che non può prescindere dalle scelte e dagli addii. Che non può resistere alle promesse d'amore o d'amicizia, spezzandole perché la vita non è fatta per resistere agli urti: sono i cambiamenti a determinare chi siamo. Come quella luce che continua a cambiare intanto che tornano i ricordi di quegli anni (potere del cinema). Una luce che abbraccia il sorriso di Fred nella sequenza finale, intanto che i Prozac+ suonano Più niente. Una sequenza splendida, poetica e altamente significativa. "Un giorno ci ripenserai, e non potrai fare niente".

Conclusioni

Colori, amori, emozioni e il riflesso dei ricordi più belli in un film capace di andare oltre il romanzo di formazione. Digressione poetica sul corpo e sulla crescita, sull'amicizia e sull'amore, sulla giovinezza che esplode senza regole e senza paure. Analisi sul genere, sulle relative differenze e sulla potente bellezza di "lasciare andare". Il film di Laura Samani è un incanto.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il cast di esordienti funziona.
  • I colori scelti.
  • Il richiamo a certi ricordi.
  • La sequenza finale.

Cosa non va

  • Ci mette qualche minuto a carburare al meglio.