Nonostante nel frattempo abbia avuto una carriera lunga e abbia girato decine di film, Thomas Vinterberg viene ancora sempre associato al Dogma 95, il manifesto lanciato da Lars Von Trier insieme ad altri cineasti danesi, che proponeva un'estrema verità nel girare i film. E viene soprattutto ricordato per Festen, il suo film d'esordio che aderiva al manifesto, un vero pugno nello stomaco. Un altro giro (Druk in originale e Another Round in versione internazionale) è un film distante anni luce da quelle atmosfere. È una commedia amara, o sarebbe meglio dire una commedia antropologica, che non nasconde però un velo di tristezza e di tragedia. Quattro amici, quattro professori universitari (Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang e Lars Ranthe), decidono di fare un esperimento. Si dice che noi nasciamo con un deficit di alcol nel sangue dello 0,5%. E che colmare quel deficit, cioè vivere costantemente con uno 0,5% di alcol nel sangue, possa essere una cosa positiva.
Gli alcolici, si sa, tendono a rilassare, ad allentare i freni inibitori, a farci sentire meno condizionati da ansie, convenzioni e aspettative. In una parola: più liberi. I quattro amici provano a bere moderatamente, e le cose all'inizio sembrano andare bene. Le loro giornate all'università che erano diventate una noiosa routine, sembrano volgere al meglio: loro sono creativi, empatici, sono davvero d'aiuto agli studenti. E anche la vita privata sembra trarne giovamento. Il punto è che "lucidamente" (si fa per dire) decidono di portare avanti l'esperimento, farne un vero e proprio studio. Si tratta di aumentare le dosi, per capire fino a che punto la creatività può diventare altro: genialità, passione. E arrivare fino al limite. Perché lo studio deve anche decretare i possibili rischi.
Thomas Vinterberg: è un film sulla vita
Ma da dove arriva questa idea così originale? "Riflettevo sul fatto che ci sono state delle persone che erano spesso ubriache e che avevano avuto dei risultati importanti" ha raccontato Thomas Vinterberg alla conferenza stampa alla Festa del Cinema di Roma. "L'alcool può rappresentare una virtù, un vantaggio, ma può anche distruggere le famiglie. Così abbiamo allargato il nostro sguardo per fare un film sulla vita: un film su delle persone che hanno perso il gusto di prendere rischi, che sono intrappolate in un'esistenza ripetitiva, e usano l'alcool per riprendere in mano la propria vita". "La prima volta che ho letto la sceneggiatura me ne sono subito innamorato e ho detto: iniziamo a girare" ricorda Magnus Millang, uno degli (irresistibili) protagonisti del film. "È una storia solida e valida, la cosa meno difficile per me era iniziare a girare. Capivo bene la ritualità che può nascere durante una giornata lavorativa, intervallata da una colazione con un bicchiere di vino... sappiamo tutti la sensazione che si prova". "Thomas ha cominciato a parlarmi della sceneggiatura: inizialmente i personaggi non erano dei professori; il mio personaggio doveva lavorare in aeroporto, alla torre di controllo" racconta Mads Mikkelsen, il più noto tra gli attori (è stato Hannibal nell'omonima serie tv e il villain in Casino Royale). "Ma il tutto era una scusa per fare un film sulla vita. Annullare, cancellare la vita e poi riprendertela. Thomas Vinterberg è in grado di raccontare benissimo le persone: per questo le sue storie ci toccano".
Un altro giro, recensione: e il naufragar m'è dolce in questo alcool
Thomas Vinterberg: ho fatto un film italiano
C'è chi pensa che ci sia qualcosa di italiano in una storia che unisce dramma e commedia, che è intensa come la vita. "Mads continua a dirmi che ho fatto un film italiano, ed è una cosa che mi intriga" risponde Vinterberg. "È vero, i personaggi parlano danese, ma c'è un pizzico di italianità in loro. Sono un grande ammiratore di registi italiani come Pasolini e Fellini. Chissà, forse c'è un rapporto tra questo film e gli straordinari maestri del cinema italiano. Credo che, se si dovesse lanciare in orbita un film per spiegare la Terra sarebbe 8 e ½ di Fellini". Tra i film che il regista e il cast hanno "studiato" prima di lavorare a Un altro giro ci sono La grande abbuffata, Fight Club e Husbands di Cassavetes. È allora è un po' un film all'italiana, ma non una commedia. "Non possiamo considerarlo una commedia" ragiona Vinterberg. "Spero che sia un film che parli della vita in modo tale che possiamo ancora una volta trovare l'ispirazione per vivere. È divertente, ma si parla di una situazione tragica, di qualcuno che ha perso interesse per la vita. Quello che definisce il film è il finale. Il personaggio di Mads Mikkelsen vola o cade? Per me vola: ha ripeso in mano la propria vita, e sta volando verso una nuova vita con la moglie. è un finale perfetto anche per una commedia romantica".
Mads Mikkelsen: il miglior finale che abbia mai girato
Ma quel volo, quell'istante in cui si ferma il frame, arriva dopo uno strepitoso numero di musical di Mads Mikkelsen, un balletto che non immaginavamo fosse nelle sue corde. "Quella scena c'è sempre stata in ogni versione della sceneggiatura" racconta l'attore. "Si pensava a un autobus, da prendere o forse no. Io ero un po' restio, è un film piuttosto realistico e mi sono detto: in questi casi è sempre molto difficile risultare convincenti. Thomas diceva che invece doveva essere così. Mi sbagliavo io, aveva ragione lui. è il miglior finale che abbia mai girato".
Thomas Vinterberg: Il Dogma 95? Un vecchio vestito
Come scriviamo in apertura, Vinterberg nell'immaginario è ancora legato al Dogma 95. È un'esperienza ormai passata, ma che non se ne è mai andata del tutto. "Dogma 95 risale ormai a 25 anni fa" ci spiega. "All'epoca volevamo svestire il cinema, e come accade ai personaggi di Un altro giro, abbiamo posto nelle nostre vite un rischio e un esperimento". "Fare Festen - Festa in famiglia era un rischio", continua. "I miei colleghi pensavano che fossi un pazzo, che sarebbe stato un suicidio creativo, che avrei ucciso il mio cinema e il cinema in generale. Ma fare le cose insieme, anche se voleva dire gettarsi da una scogliera, era come un senso di solidarietà. Dogma 95 era un tentativo di sganciarsi dalla mediocrità del cinema. A Cannes poi, grazie al successo, è sparito il pericolo e la nudità è diventato un abito meraviglioso. Se facessi un film secondo il Dogma oggi indosserei un abito vecchio, superato". Ma cosa resta del Dogma in questo film? "Ho cercato ancora la purezza, l'umanità e la vulnerabilità" spiega il regista. "E comunque le riprese avvengono con una telecamera a mano".
Magnus Millang: Abbiamo visto molti video russi
Prima che la situazione degeneri, guardando Un altro giro vien voglia di bersi un bel bicchiere di vino, o di quello che preferite. Ma viene da chiedersi se gli attori abbiano bevuto qualcosa sul set. Se il film fosse stato girato secondo il Dogma, avrebbero dovuto farlo davvero... "Possiamo parlare di come abbiamo fatto le prove" scherza Magnus Millang. "Abbiamo dovuto bere, e nel bere sono stato il più bravo. Nel recitare dovevamo arrivare a diversi livelli di ubriachezza. Il difficile era non apparire come una macchietta, non fare solo uno sketch, era importante cercare di evitare questo rischio. Non so perché, ma abbiamo guardato molti video russi..." "Può capitare di fare una prova" aggiunge Mikkelsen. "Quando si inizia a girare un film, in una scena potresti essere un po' ubriaco, ma alla scena successiva potresti essere alla guida di un'auto e allora non lo puoi fare". "Un bravo attore deve saper nascondere se è innamorato, così deve saper nascondere se è ubriaco" riflette il regista. "Dopo aver raggiunto il tasso di 0,9% di alcool nel sangue si è in questo tragico balletto, si cade senza proteggersi, e li sono entrati in scena gli stuntmen" continua il regista. "Non sembravano ubriachi e quindi è stato messo loro negli occhi qualcosa per farli sembrare tali".
Thomas Vinterberg: è un film su tutto ciò che è incontrollabile
Ma in fondo Un altro giro non è solo un film sull'alcool. Ci parla di controllo, di capire se e fino a quanto è possibile perderlo, qual è il limite a cui si può arrivare. "Mia moglie, che recita anche nel film, ed è anche un prete - non siamo cattolici e questo è possibile - ha detto che il film tratta di ciò che è incontrollabile" ci spiega Vinterberg. "Anche l'amore lo è: non a caso quando ti innamori gli inglesi dicono to fall in love, cadere in amore. Quando avvicini la bottiglia alle labbra entri in un mondo non misurabile, non controllabile. Anche avere un'idea è una forza incontrollabile. E questo è più importante dell'alcolismo". Una curiosità. Nella scena di una lezione di storia, il professore interpretato da Mads Mikkelsen fa un gioco: chiede di scegliere, al buio, tra tre leader politici in base a quanto bevevano. I ragazzi, d'istinto, scartano Roosevelt e Churchill e scelgono Hitler... "Ovviamente è uno scherzo" commenta il regista. "È un modo per vedere la vita dall'altro punto di vista. L'essere umano razionale a volte non è buono. È un'idea nata dal co-sceneggiatore del film. Ecco perché Mads dice: le cose non sono mai come sembrano, cercate l'irrazionale".