Un altro ferragosto di Paolo Virzì, sequel diretto (direttissimo) del suo cult Anni Novanta, Ferie d'agosto, è un film che non ci gira troppo intorno. In che senso? Lo spiega proprio il regista, in apertura di presentazione: "Questo film parla dello scorrere del tempo. Ci sono nascite e lutti improvvisi, nuovi inizi e finali. Amori che nascono e amori che muoiono. Non ci giro intorno, Un altro ferragosto parla di morte perché la morte è parte della vita". Mai banale nello sguardo, Paolo Virzì, come spiegato nella nostra recensione, dirige e scrive (insieme al fratello Carlo e a Francesco Bruni), quello che potrebbe essere il suo miglior film dai tempi di Tutti i santi giorni.
Un punto di inizio e una fine, il ritorno a Ventotene per tracciare un solco con il passato, guardando però al futuro. I Mazzalupi e i Molino, tra litigi, ideologie, cafonaggine, politica, malinconia. Virzì frulla tutto, e rimette insieme il casta originale, con qualche nuova aggiunta: Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Laura Morante, Gigio Alberti, Paola Tiziana Cruciani, Silvio Vannucci, Agnese Claisse. Ci sono tutti. E ci sono anche Andrea Carpenzano, Christian De Sica, Vinicio Marchioni e Anna Ferraioli Ravel.
Un altro ferragosto: intervista a Paolo Virzì, Vinicio Marchioni, Anna Ferraioli Ravel
Se i Molino tornano a Ventotene per trascorrere un'ultima estate con Sandro, gravemente malato, i Mazzalupi sbarcano sull'isola per il matrimonio tra Sabrina e Cesare. Costantemente colma di dettagli, la scena di Virzì si fluidifica attraverso movimenti di macchina che si soffermano tanto sui primi piani, quanto sull'azione che va in scena sullo sfondo. E Paolo Virzì, nella nostra video intervista, spiega così l'approccio tecnico: "Quando girai Ferie d'agosto avevo trent'anni, e non avevo molta esperienza. Avevo fatto un primo film, dove ero in balia del direttore della fotografia! Per Ferie d'agosto poi presi uno stedycam, ma non avevo troppa abilità, e consapevolezza di messa in scena. Lo girammo stando attenti ai personaggi e alla storia. Avevo però rubacchiato cose da autori che amavo. Tipo Nikita Michalkov, all'epoca aveva fatto film bellissimi, come Partitura incompiuta per pianola meccanica o Schiava d'amore. Oggi gli è cambiato lo sguardo, è un cocco di Putin... Un grande peccato. Ma insomma, avevo visto nei suoi film cose interessanti: muoveva il fuoco raccontando il personaggio dietro. Provai a copiarlo, con risultati ovviamente minori. Ora, con più esperienza, è tutto voluto, però non mi sono inventato nulla, ecco. Robert Altman lo fa sempre nei suoi film".
"I nostri personaggi? Abbiamo esplorato una partitura"
Come detto, ad interpretare Sabrina troviamo Anna Ferraioli Ravel, mentre nel ruolo di Cesare c'è Vinicio Marchioni. Entrambi eccezionali, sono al tempo stesso esagerati, inquietanti, orrorifici, tragici. Sono contraddittori e, forse, sono lo specchio diretto della contraddizioni italiane. Uno spunto su cui rifletto: "Non so se siamo lo specchio delle contraddizioni, ma ogni ciak di questo film, è stato come tirare un rigore ai mondiali", dice l'attore a Movieplayer.it. "Come muove Paolo le macchine, le comparse... è qualcosa di incredibile. Un lavoro gigantesco. Stare all'interno di questa partitura è stato profondo, difficile e bellissimo".
Per Anna Ferraioli Ravel, invece, "Ognuno di noi ha esplorato una partitura, inserita nella polifonia orchestrale. Ognuno ha abitato delle contraddizioni. Tra fragilità e bisogno, nel caso di Sabrina. La sua contraddizione è la fragilità, ma anche il bisogno di essere riconosciuta, amata e voluta. È poi disincantata e lucida, quasi profetica rispetto al destino di infelicità. È stata un'opportunità grandiosa".