Alla prima di New York, nel 1972, Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci fu un clamoroso successo. Pauline Kael, del New Yorker, scrisse così: "Questo che è il più potente film erotico mai fatto, può rivelarsi il film più liberatorio mai realizzato". Così potente, così liberatorio che non poteva non suscitare critiche, divisioni, levate di scudi. E avere una storia tormentata come pochi altri. Il film più controverso della storia del cinema italiano è tornato nelle sale cinematografiche, il 21, 22 e 23 maggio, nella versione in lingua originale restaurata in 4K a cura della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia, con la supervisione di Vittorio Storaro per l'immagine e di Federico Savina per il suono.
Ultimo tango a Parigi è la storia dell'incontro tra due solitudini, la generazione perduta e disillusa e la gioventù prorompente e ingenua. Identità, e corpi, diversissimi che si fondono in maniera perfetta, si completano, si scontrano, si offendono e si procurano piacere. Jeanne e Paul, Maria Schneider e Marlon Brando, sono la brama di vita e la voglia di allontanare la morte. Ultimo tango a Parigi è un film che ha segnato un'epoca, è uscito dallo schermo per sconvolgere l'opinione pubblica ed entrare nella società. Indimenticabile in tutti i suoi aspetti, dalla fotografia di Vittorio Storaro alla musica di Gato Barbieri, il capolavoro di Bertolucci è il cinema hollywoodiano che si mescola al cinema verità europeo, unendo temi psicanalitici e citazioni metacinematografiche. È un film da 14 milioni di spettatori (compresi quelli della riedizione del 1987), con cui Bertolucci vinse il David di Donatello e il Nastro d'Argento. Fu anche candidato all'Oscar, così come il suo protagonista Marlon Brando: ma le statuette andarono a George Roy Hill per La stangata e a Jack Lemmon per Salvate la tigre.
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1. "Qui dentro non ci sono nomi"
Tutto ebbe inizio con una fantasia erotica di Bertolucci, che sognò di fare l'amore con una donna sconosciuta incontrata per strada. E con un soggetto, Un giorno e una notte e un giorno e una notte, scritto da Bertolucci in una camera d'albergo la sera della prima de Il conformista al Festival di New York, nell'autunno del 1970. Un uomo e una donna si incontravano per caso, si desideravano, consumavano una passione divorante. Che li avrebbe portati a una conclusione tragica. La sceneggiatura, scritta con Franco Arcalli, sviluppava questa storia: a Rue Jules Verne Jeanne, una ragazza borghese, figlia di un colonnello e fidanzata, incontra un uomo di mezza età, con un matrimonio finito alle spalle e il peso per il suicidio della moglie. Dovrebbero amarsi senza conoscere nulla l'uno dell'altro. "Qui dentro non ci sono nomi". Ma le loro storie finiscono per uscire fuori.
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2. L'appartamento
La storia era ambientata a Milano, ma la città diventò poi Parigi.
Rue Jules Verne, settimo piano 120 metri quadri, 4 locali. Paul affitta un appartamento e lo lascia vuoto. I pochi mobili sono accatastati sotto a un telone. Non c'è un letto, non serve.
Basta un materasso sul pavimento e una poltrona: deve stare davanti al caminetto, o davanti alla finestra? In questo posto si incontrano otto volte, in tre giorni.
Lo lasciano per una sala da ballo, o quando Paul insegue Jeanne fino all'appartamento della madre di lei.
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3. Sliding Doors
Nel ruolo che sarà poi di Marlon Brando Bertolucci aveva pensato a Jean-Louis Tritignant, Jean-Paul Belmondo e Alain Delon. Il ruolo di Maria Schneider doveva essere di Dominique Sanda. Tritignant lesse lo script, ma non se la sentiva di spogliarsi per il film. La Sanda, invece, era in dolce attesa, e, dopo il rifiuto di Tritignant, declinò l'offerta. Belmondo lesse la sceneggiatura, e definì il film pornografico. Delon lo avrebbe anche fatto, ma voleva essere lui il produttore. Il nome di Marlon Brando venne fuori quasi per caso: volle vedere Il conformista, e, prima di accettare, invitò Bertolucci a Los Angeles, subito dopo la fine delle riprese del film che stava girando, Il padrino...
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4. La scena del burro che non era in sceneggiatura
Ultimo tango a Parigi è un film scandaloso e destabilizzante per natura : per la storia, per quello che rappresenta, per alcuni dialoghi, per quello che mostra. Ma la scena che ha fatto discutere di più, che ha scandalizzato, che ancora oggi è quella a cui, immediatamente, viene associato il film (spesso anche riducendolo solo a questa) è la famosa "scena del burro". È quella in cui Paul sodomizza Jeanne, usando come lubrificante del burro. Si è saputo che quella scena non era nemmeno nel copione. Fu una scelta di Marlon Brando, con la complicità di Bertolucci: non disse niente all'attrice per ottenere una reazione più realistica. Anni dopo Maria Schneider disse che, potendo tornare indietro, si sarebbe rifiutata di girare quella scena. E, nel 2013, Bertolucci stesso ha dichiarato di sentirsi in qualche modo colpevole per quello che aveva fatto alla Schneider.
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5. Al rogo
Il 30 ottobre del 1972 la commissione censura espresse parere sfavorevole alla concessione del nullaosta per la proiezione in pubblico di Ultimo tango a Parigi. Bertolucci si era rifiutato di fare un taglio di 8 secondi e di modificare una frase. Il 5 dicembre il regista accettò e la pellicola ottenne il visto: i tagli saranno fatti solo in Italia, unico paese occidentale, e non saranno mai reintegrati in nessuna versione italiana del film, nemmeno in home video. Il 30 dicembre 1972 il film fu sequestrato per "esasperato pansessualismo fine a se stesso".
Nel febbraio del 1972 il tribunale di Bologna (competente per Porretta Terme, dove si era svolta l'anteprima) assolse il film precedentemente sequestrato per offesa al comune senso del pudore. A cui seguì poi un ulteriore atto di sequestro e una serie di passaggi in vari atti di giudizio fino alla Cassazione che, nel 1976, dispose la distruzione del negativo. Il film venne dunque messo al rogo. Si salvò solo una copia del film conservata in cineteca a Roma. In seguito alle polemiche e alle condanne legate al film, Bernardo Bertolucci fu addirittura privato del diritto al voto e condannato ad alcuni mesi di galera (seppur con la condizionale) per oscenità. Lo stesso Bernardo Bertolucci officiò un simbolico rogo, a Roma, a Campo de' Fiori, sotto la Statua di Giordano Bruno. Un gruppo di cinefili romani provò a proiettare il film, e arrivò subito la polizia: ma dissero che la copia era di Rainer Werner Fassbinder che, essendo morto, non poteva smentire. Mutato il "comune senso del pudore", nel 1987 venne proclamata la sentenza di "non oscenità" e il dissequestro definitivo del film. Per capire come cambia il comune senso del pudore: il 21 settembre 1988 il film, con 93,80 metri di tagli fu trasmesso su Canale 5. E oggi torna nelle sale senza alcun divieto.
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