Recensione Kassablanca (2002)

La tematica del confronto culturale viene finalmente proposta in un interessante sprazzo di originalità, corrotto certo qua e là da trovate così concretamente realistiche da scadere facilmente nel volgare più gratuito.

Tutti contro tutti: e l'amore trionfa?

Kassablanca (presentato in anteprima Europea durante gli Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento 2003) è un film che ci trasporta dallo stivale italiano fino al Belgio, più precisamente nel multietnico distretto di Antewerp, un concentrato di xenofobia e pregiudizi a non finire.

Ivan Boeckmans e Guy Lee Thys, che debuttano insieme come registi dopo aver prodotto corti come Cruel Horizon e The Garden Gnome, ripropongono un insolito "Romeo e Giulietta" intriso di variazioni di tema. Presenti tanto il motivo dell'amore impossibile quanto quello del contrasto familiare che, scorrendo nel fiume della politica e dell'incontro/scontro fra culture, trova il suo estuario nella scena della baruffa finale. Lì la camera fa a pugni insieme ai suoi interpreti, traballa da un cazzotto e l'altro, gira e rigira su se stessa, per mettere in evidenza l'assurda distorsione propria delle menti chiuse. E' il caso della famiglia di Leilah, una diciassettenne musulmana che vive controllata in ogni suo movimento da genitori scagliati contro l'America e a favore della Jihad islamica, invocata di continuo; come pure della famiglia del diciannovenne Berwout, un ragazzo apparentemente timido, il cui cugino, omosessuale, fa parte di una gang terroristico-nazionalista fiamminga che si diverte a spargere terrore per la città.

La storia d'amore fra questi due ragazzi non può che nascere così silenziosa, nascosta abilmente dietro il velo dei sussurri, in un giardino appartato, in una scuola abbandonata... tutto per non svegliare la bestia disumana dell'odio razziale che all'alba delle elezioni (vd. la "domenica nera") divampa nel quartiere.
Oltre a quella della baruffa e del giardino, altre scene rimangono inevitabilmente impresse nella mente dello spettatore, anche grazie alla destrezza recitativa (non grandiosa, ma comunque ammirevole) degli interpreti principali - ovvero: Babett Manalo, Roy Aernouts, Rudolf Segers e Tanja Cnaepkens; un esempio su tutti: la scommessa dei giovani musulmani nella discoteca, una scommessa per cui la telecamera non disdegna inquadrature generose sul fondoschiena nudo di una ragazza bianca, né raddolcisce quella reazione violenta che ne è effetto prevedibile ed immediato.

Da rilevare il fatto che la tematica del confronto culturale viene finalmente proposta in un interessante sprazzo di originalità, corrotto certo qua e là da trovate così concretamente realistiche da scadere facilmente nel volgare più gratuito (prima della scommessa in discoteca, già la scena iniziale girata nel bagno!).
Oltre a numerosi pesanti dialoghi pseudo-filosofici che affogano nel mare dei "se", presenti all'appello anche droga, alcool ed erotismo dalle tinte orgiastiche, tanto per condire ancora di più la salsa già saporita: a rischio indigestione...