Tutta la lauce che non vediamo, romanzo di Anthony Doerr, vincitore del Premio Pulitzer nel 2015, è ora una miniserie in quattro episodi creata da Shawn Levy e Steven Knight, disponibile su Netflix dal 2 novembre. Ambientata nella Francia del 1944, verso la parte finale della Seconda Guerra Mondiale, ha per protagonisti due ragazzi: Marie-Laure e Werner Pfennig.
La prima è una ragazza francese cieca, scappata da Parigi con il padre, Daniel LeBlanc (Mark Ruffalo), mastro fabbro del Museo di Storia Naturale, verso la costa, dallo zio Etienne (Hugh Laurie). Il secondo è invece un ragazzo tedesco, bravissimo ad aggiustare le radio, arruolato nell'esercito nazista. Marie legge a una radio clandestina i romanzi di Jules Verne ed è l'unico conforto di Werner durante i combattimenti. I loro destini, per una serie di vicende, si incrociano. A interpretarli gli attori Aria Mia Loberti e Louis Hofmann.
Nella serie il personaggio di Werner dice cha ama chi gli dà fatti e non opinioni. Una cosa a cui tiene molto anche lo sceneggiatore Steven Knight: "Spero che il messaggio del film e della serie sia che ci saranno sempre persone che diffondo opinioni frutto delle loro psicosi, ma sta a noi decidere cosa sia giusto o sbagliato, vero o falso, luce o buio. I nostri protagonisti sono due persone che affrontano il mondo con la loro testa. È davvero interessante come, a volte, un certo periodo storico presenti dei parallelismi con il presente. Fa davvero paura e orrore che la Seconda Guerra Mondiale sia così vicina a noi."
Tutta la luce che non vediamo: intervista a Shawn Levy e Steven Knight
Anche per il regista Shawn Levy i fatti sono fondamentali: "Steven ha scritto quella battuta che parla di quel momento storico, ma anche del nostro. Siamo sempre più circondati non da fatti, ma da opinioni estremamente soggettive, spesso senza nessun fondamento. Quindi penso che il bisogno di informazione verificata e di fatti sia altissimo, perché spesso è disperso in un mare di opinioni."
Tutta la luce che non vediamo (recensione qui) parla anche di mostri. Che spesso sono umani, come ricorda sempre Levy: "Quella sui mostri è una citazione dal libro di Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari, che Marie sta leggendo. Possiamo sicuramente imparare che ci saranno sempre mostri sconosciuti che si nascondono nell'oscurità. Vorrei che la vita fosse diversa, che ci fosse soltanto bontà, ma penso che ci si debba rendere conto che, quando ci troviamo di fronte a un mostro, con il male, dobbiamo affrontarlo con coraggio e riconoscerlo come mostro."
D'accordo Knight: "La storia ci insegna che le brave persone ascoltano quelle malvagie. Credono a quello che dicono. È spaventoso quando persone che conosci e sai che sono buone, ascoltano e credono in messaggi sbagliati. È terribile, ma è successo, prima e durante la guerra, in Germania. La speranza è che, se presenti fatti razionali, dimostrabili, alla fine i disastri si possano ribaltare."
Tutta la luce che non vediamo e l'importanza di fare domande
Marie a un certo punto dice che se si smette di fare domande, tutto diventa normale. Oggi sono proprio film e serie come questa che possono aiutare la conversazione pubblica? Secondo Levy sì: "Se smettiamo di fare domande e mettere in discussione le cose, tutto diventa normale. Le persone dimenticano qual è il modo giusto di vivere. Dobbiamo sempre mettere in discussione e penso che sia una delle funzioni dell'arte. L'arte deve mettere in luce e far sorgere domande sull'esperienza umana, in modo da poterla rivalutare costantemente e non compiacerci, così da non accettare leggi assurde. Penso sia davvero molto importante. Quando abbiamo fatto la serie sapevamo che avrebbe avuto temi attuali, ma panso sia incredibile quanto lo siano davvero. Purtroppo la storia si ripete con pattern precisi."
E Knight conferma: "C'è una frase che dice: i poeti sono i legislatori non riconosciuti del mondo. È una bellissima suggestione, ma penso che oggi riguardi chi fa cinema e televisione. Il cambiamento ci sarà sempre: nessuno dovrebbe cercare di mantenere immobili le cose, ma penso che il cambiamento vada controllato e parte del compito delle persone creative è aiutare a farlo."