Tutta la luce che non vediamo, la recensione: una serie dolce e toccante che stimola gli altri sensi

La recensione di Tutta la luce che non vediamo, l'attesa miniserie tratta dall'omonimo romanzo bestseller di Anthony Doerr con Mark Ruffalo e Hugh Laurie presentata in anteprima in collaborazione con la Festa di Roma e a Lucca Comics. Dal 2 novembre su Netflix.

Tutta la luce che non vediamo, la recensione: una serie dolce e toccante che stimola gli altri sensi

Ci sono quelle serie che nel raccontare una storia hanno, prima e più di tutto, un grande cuore. Lo sentiamo da tutti e cinque i sensi mentre scriviamo la recensione di Tutta la luce che non vediamo, la miniserie Netflix presentata in anteprima il 30 ottobre, in collaborazione con la Festa del Cinema di Roma 2023 e con il supporto di Diversity Lab, con una proiezione accessibile del primo episodio fruibile da persone con disabilità sensoriali (cieche o sorde, ipovedenti o ipoudenti) grazie all'audiodescrizione con la voce della doppiatrice non vedente Veronica Cosimelli e ai sottotitoli a cura di CD Cinedubbing. Un evento pensato in tutti i suoi dettagli dal servizio streaming, un evento pensato per tutte le persone con disabilità. Il primo episodio è poi proiettato al Lucca Comics and Games e infine disponibile insieme altri tre che compongono la miniserie dal 2 novembre sulla piattaforma. Perché questa scelta proprio per questo progetto?

Tutti i sensi che non sentiamo

Atl 102 Unit 05506Rc
Tutta la luce che non vediamo: Mark Ruffalo in una scena

Il romanzo bestseller Tutta la luce che non vediamo di Anthony Doerr è stato adattato in quattro puntate scritte da Steven Knight (che di period drama ne sa qualcosa dopo Peaky Blinders e Taboo) e dirette da Shawn Levy (Free Guy, The Adam Project, Deadpool 3), che si cimenta con un drama a puntate in un'interessante accoppiata artistica con Knight. La trama è semplice eppure efficace: Marie-Laure, una ragazza francese cieca, e suo padre, Daniel LeBlanc (Mark Ruffalo), fuggono dalla Parigi occupata dai tedeschi con un diamante leggendario per impedire che finisca nelle mani dei nazisti. Da quel momento saranno braccati senza sosta da un crudele e spietato ufficiale della Gestapo, Von Rumpel (Lars Eidinger, già visto in Babylon Berlin), che vuole impossessarsi della pietra preziosa per interesse personale, anche quando troveranno rifugio a St. Malo, da zio Etienne (Hugh Laurie), da dove Marie diffonderà una radio con trasmissioni clandestine per la resistenza.

Atl 101 Unit 04722Rc2
Tutta la luce che non vediamo: una scena della serie

Ad interpretare la dolce e determinata protagonista Aria Mia Loberti (scoperta da Levy in un casting globale a cui hanno partecipato attrici cieche e ipovedenti) e Nell Sutton (Marie-Laure da giovane): nonostante la prima esperienza, entrambe le attrici donano grazia e risolutezza al personaggio e Ruffalo e Laurie creano una perfetta chimica familiare. La scena del primo episodio in cui il padre costruisce un modellino della città alla piccola per insegnarle ad orientarsi con gli altri sensi che le sono rimasti è davvero struggente.

10 libri che vale la pena leggere anche dopo aver visto il film

Anime affini

Atl 101 Unit 03545Rc4
Tutta la luce che non vediamo: un'immagine della serie

Tra le fila dei nazisti esiste però anche un'anima affine a quella di Marie-Laure: Werner (che bello ritrovare Louis Hofmann, Jonas di Dark sulla piattaforma). Il ragazzo, cresciuto in un Istituto di dubbia istruzione, grazie alle proprie capacità è stato arruolato dal regime di Hitler per rintracciare le trasmissioni illegali. Proprio quelle trasmissioni di cui fa parte la radio di Marie, che si ispira ad uno scienziato di quando erano piccoli e che li accomuna più di quanto lei possa immaginare. Entrambi quindi vogliono credere alla speranza per l'umanità e non arrendersi all'orrore della guerra. Le esistenze di Marie-Laure e Werner attraverseranno un decennio, con vari sviluppi inaspettati e colpi di scena, per arrivare a dirci che a volte anche un solo legame più forte di tutti gli altri ha il potere di cambiare la Storia con la maiuscola.

Atl 102 Unit 01509Rc
Tutta la luce che non vediamo: una scena

Per essere un po' più scontati, una luce che possa guidarci in tempi bui come quelli raccontati nel romanzo e nella miniserie. La sceneggiatura di Steven Knight e la regia di Shawn Levy hanno provato a costruire, attraverso colori caldi, un ambiente accogliente che si può quasi sentire con il tatto attraverso la fotografia, l'uso della luce e le scenografie, complice anche la consulenza su cecità e accessibilità di Joe Strechay (See, The OA), che figura tra i produttori esecutivi.

Il potere dell'amore

Atl 102 Unit 07515Rc2
Tutta la luce che non vediamo: Mark Ruffalo in un'immagine della serie

Sono tanti i rapporti dettati dal cuore raccontati in Tutta la luce che non vediamo. Non solo quello tra Marie-Laure e Werner, ma anche quello tra la ragazza e il padre, che non sappiamo che fine abbia fatto inizialmente a St. Malo, e tra lei e lo zio, oltre a tutti coloro che sanno della sua esistenza in città ma la vogliono aiutare e non cedere alle torture e ai ricatti della Gestapo. Anche qui sembreremo scontati, ma c'è talmente tanta dolcezza che traspare dalla macchina da presa che è impossibile non emozionarsi durante la visione. Shawn Levy può così esplorare nuovamente un rapporto familiare e ritrovare Mark Ruffalo da The Adam Project, giocare con adulti e ragazzi che si ritrovano in qualcosa molto più grande di loro dopo aver diretto alcuni episodi di Stranger Things, e ripescare addirittura le riprese dentro un museo (ricostruito) proprio come la sua trilogia cinematografica con Ben Stiller. Una storia quasi meno politica e storica ma piuttosto sentimentale e intima, che per qualcuno potrebbe essere eccessivamente melò ma secondo noi invece è decisamente funzionale al racconto.

Conclusioni

Alla fine della recensione di Tutta la luce che non vediamo ci sentiamo di promuovere questa storia toccante e coinvolgente che tocca le corde giuste nel cuore degli spettatori. Grazie soprattutto all'accoppiata insolita e inaspettata della scrittura di Steven Knight e della regia di Shawn Levy e all'interpretazione di tutto il cast, in particolare i giovani, la debuttante non vedente Aria Mia Loberti e il ritrovato Louis Hofmann. Un vademecum su come raccontare la Storia attraverso la potenza e la forza di alcune relazioni, di sangue e non, e quanto queste ultime possano incidere sulla prima.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • Il rapporto tra la Storia e le relazioni tra i protagonisti.
  • La dolcezza di Aria Mia Loberti e Louis Hofmann.
  • Il calore paterno di Mark Ruffalo e Hugh Laurie.
  • La fotografia e l'uso della luce per raccontare in modo tattile questa storia.

Cosa non va

  • Per qualcuno lo sviluppo delle vicende potrebbe risultare troppo vicino al melò.
  • Scrittura e regia per alcuni potrebbero non rendere giustizia al materiale originario.