Il lavoro rende liberi... O schiavi?
È una delle riflessioni principali di Trepalium, la serie prodotta da Artè e presentata nell'ambito del concorso internazionale del Roma Fiction Fest 2015. Una serie di origine francese che affronta argomenti delicati come disoccupazione, discriminazione, fratture sociali ed emarginazione, ma lo fa attraverso il filtro del genere fantastico e di un'ambientazione che si allontana dal realismo del presente.
Trepalium si potrebbe definire, infatti, una serie distopica, ma gli autori presenti al Roma Fiction Fest 2015 preferiscono il termine retrofuturista: la storia è ambientata in un prossimo futuro in cui solo il 20% della popolazione ha un lavoro, mentre l'80% è emarginato e separato dagli altri da un enorme muro. Un'opera ambiziosa, quindi, che inevitabilmente stuzzica in noi più di una riflessione sullo stato di salute della nostra televisione, che mai metterebbe in cantiere qualcosa del genere, non tanto per limiti economici e di budget, ma di coraggio e spinta creativa originale e sperimentale.
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Oltre il genere
"Con gli autori volevamo raccontare della disoccupazione in Francia," spiega la produttrice Katia Raïs, "ma avevamo la difficoltà di come trattare l'argomento e abbiamo scelto il genere per creare un vero universo e far diventare questa storia una metafora del mondo di oggi." Non più realismo sociale, ma la contemporaneità vista attraverso il filtro del futuro e di una società futuristica, come tanta fantascienza ha saputo fare da sempre. È infatti una prerogativa del genere, ma anche un modello esplicito, come conferma il regista della serie Vincent Lannoo:"Ci hanno ispirato riferimenti di tipo cinematografico, autori come Carpenter, Cronenberg, che hanno realizzato film sociali che parlavano del sistema americano trasformandolo. Una tradizione che abbiamo voluto riprendere in Trepalium, un retrofuturismo che si rifà anche a Gattaca - La porta dell'universo, un mondo che non si è potuto evolvere ed è rimasto stagnante."
Dentro e fuori le mura
In apertura abbiamo citato uno spunto della serie, quello riguardo il lavoro ed il diritto ad esso. "È qualcosa che viene citato già nel primo episodio," dice la Raïs, "ma senza voglia di fornire una risposta, senza esprimere una morale, perché tutti hanno ragione, da una parte e dall'altra." Non ci sono buoni o cattivi, non si emettono giudizi su chi emargina gli Inattivi all'esterno, né sulle scelte di questi ultimi che devono cercare vie di fuga alla loro situazione. "Non è una dittatura, ma un mondo in cui ognuno cerca di trovare soluzione mentre intorno tutto sfugge." Un mondo in cui la paura è viva e pulsante, paradossalmente più all'interno delle mura, tra gli Attivi che temono di perdere quello che hanno. Al contrario nel mondo fuori dalle mura la speranza esiste: "gli Attivi non parlano di speranza, ma solo di paura di perdere quello che anno. Volevamo mostrare il loro mondo come ricco e solare, eppure meno felice di quello desolato fuori le mura, dominato dal grigiore." Conferma Lannoo che aggiunge: "Si ride solo fuori dalla zona ricca."
Lo sguardo al futuro
Nel mondo di Trepalium l'impiego è centrale fin dal titolo, che rappresenta il termine latino da cui deriva la parola francese che indica il lavoro, travail. È Lanoo ad approfondire l'argomento: "Quando parliamo di sicurezza e della paura, dimentichiamo sempre di parlare del timore di perdere il proprio posto di lavoro, una delle più grandi paure del mondo moderno." Altri timori della nostra vita, secondo il regista, sono solo una conseguenza di questo, perché è dal nostro impiego che tanto della nostra vita dipende. Eppure non è stato sempre così e in passato i ricchi e i potenti delegavano agli altri il lavoro; da questo punto di vista, il mondo è cambiato molto ed è "qualcosa su cui dobbiamo interrogarci."
Il futuro di Trepalium
La serie di Artè non è ancora andata in onda in Francia, quindi i primi riscontri positivi vengono, come quello al Roma Fiction Fest, dal circuito dei festival specializzati. Eppure le idee chiare su quello che dovrà essere il suo futuro ci sono già e sarebbe un peccato se non fosse così, perché la serie è interessante e ambiziosa nella sua costruzione, con la sua natura sociale e politica ed una struttura thriller a renderla accessibile; una produzione che all'Europa televisiva non può che fare bene. La prima stagione è concepita come una miniserie e per il futuro si pensa ad un'impostazione antologica con successive stagioni da concentrare su temi diversi. "Il tema della prima," spiega la produttrice, "è il lavoro, mentre per la seconda vorremmo analizare il tema dell'invecchiamento." In attesa di questo sviluppo futuro, aspettiamo di poter guardare Trepalium anche in Italia.