Con un sottotitolo che è letteralmente traducibile in italiano come "la crociera della popò" lo spettatore che si accinge alla visione di Trainwreck: Poop Cruise ha già un'idea ben precisa di cosa aspettarsi, anche qualora fosse ignaro dell'evento alla base di questo documentario. Documentario che dalla sua uscita ha fatto breccia nel cuore degli abbonati di Netflix, al punto da risultare tra i titoli più visti sulla piattaforma di streaming.

D'altronde si sa che il grande pubblico ha spesso un'insana attrazione per il trash e mai come in questo caso il termine è usato a proposito: nel corso dei cinquanta e rotti minuti di visione assistiamo infatti alla serie di puzzolenti disavventure capitate ai passeggeri di questa nave da crociera, che da un giorno all'altro si sono ritrovati in balia di una situazione ben più che paradossale.
Poop Cruise: onda dopo onda...

La storia ha inizio nel febbraio del 2013, quando la Carnival Triumph contava a bordo oltre quattro mila persone: 3143 passeggeri e 1086 membri dell'equipaggio. Mentre quel grattacielo galleggiante si trovava al largo dei Caraibi, un guasto ai motori ha scatenato in piena notte il panico a bordo. Un incendio che ha provocato anche il danneggiamento dei generatori elettrici, facendo sì che l'energia venisse meno e così l'aria condizionata.
Ma non soltanto, infatti anche i servizi igienici erano predisposti per funzionare tramite la corrente. Quello che sembrava un problema potenzialmente temporaneo si è rivelato molto più grave del previsto e l'attesa per i soccorsi e per far ritorno sulle terraferma sani e salvi è durata giorni interminabili. Giorni durante i quali fare i propri bisogni era un'incognita non da poco...
Una serie che cerca lo scoop

Come sottolineato sin da subito da un'intervista a una giornalista di punta della CNN, l'America voleva saperne di più, con la stampa che si ritroverà non a caso a giocare un ruolo importante nell'ultima fase del documentario. E l'opinione pubblica, sempre pronta a cercare lo scoop, non poteva che andare a nozze con questo racconto dell'assurdo. Proprio così bisogna approcciarsi a Poop Cruise, ennesimo episodio del franchise documentaristico di Trainwreck, che fa molto "spettacolo" per attirare maggiori visualizzazioni.
Un brand che con Balloon Boy ci ha raccontato la storia del bambino scomparso nel dirigibile fatto in casa nel 2009, con The Cult of American Apparel ha spiegato il fallimento dell'omonima azienda e con The Astroworld Tragedy ha ripercorso la tragedia dell'Astroworld Festival del 2011. Qua non siamo di fronte a un fatto drammatico, nonostante l'approccio enfatico tenda a enfatizzare in maniera eccessivamente drammatica una situazione sicuramente poco piacevole.
Le testimonianze di chi c'era
La vicenda viene rivista attraverso gli occhi e i ricordi di alcuni di coloro che si trovavano sulla nave, sia membri del personale che semplici passeggeri. Da chi lì nella speranza di far colpo sul futuro suocero, dal padre reduce da un recente divorzio in viaggio con la figlia, dalla sposa prossima al matrimonio in compagnia delle due migliori amiche; e poi ancora cuochi di bordo e la direttrice della crociera, tutti rimasti senza parole di fronte a quella realtà dei fatti che diventava, ora dopo ora, sempre più surreale.

Quando tutto sembra mettersi per il peggio qualche escamotage tappabuchi sembra calmare momentaneamente il panico crescente, ma l'approccio sempre più tensivo di Trainwreck: Poop Cruise pare inutilmente forzato in quel tour de force finale, dove tutto è destinato bene o male a risolversi in maniera relativamente indolore, con solo lo schifo e il disgusto ad aver attentato al bon-ton dei passeggeri. In film come Triangle of Sadness (2022) si è visto molto di peggio, per dire; certo lì era finzione mentre qua no, ma l'impressione è che l'ora di visione si sia concentrata esclusivamente sull'anima repulsiva che sull'effettiva tragicommedia vissuta dai diretti protagonisti.
Conclusioni
Trainwreck: Poop Cruise naviga a vista tra il grottesco e l’assurdo, trascinando lo spettatore in un mare di disagio realmente vissuto dai malcapitati passeggeri, e con essi dell'incolpevole equipaggio, di una nave da crociera rimasta bloccata in mare aperto per dei giorni apparsi a tutti interminabili. Ma dietro il fetore del trash e il clamore mediatico, con fiumi di piscio e feci che ammorbavano i piani di quel grattacielo galleggiante dopo che i bagni elettrici erano inutilizzabili per via del guasto generale, resta un viaggio tragicomico, qui sacrificato all'altare di un intrattenimento usa e getta e dato in pasto ad un pubblico voyeur. Un documentario sicuramente particolare, dove il dramma sfiora la farsa e il disgusto è catalizzatore di una curiosità collettiva.
Perché ci piace
- La storia vera alla base ha dei risvolti paradossali difficili da ignorare...
Cosa non va
- ...ma il documentario si concentra ed esaspera fn troppo l'anima trash di quanto accaduto.
- Si è scelto di concentrarsi su alcuni dei reali protagonisti, ma quasi nessuno di questi ha qualcosa di interessante da dire.