Nel nostro lavoro ci capita spesso di parlare con attrici e attori che hanno segnato la nostra esistenza in un modo o nell'altro, di ascoltarli parlare e non vedere loro ma i personaggi a cui hanno dato vita. È capitato anche parlando con John Morris,voce originale dell'Andy di Toy Story: lì, collegato su Zoom, ci bastava chiudere gli occhi per sentire il ragazzino la cui vita è stata divisa tra due giocattoli, in cui tutti ci siamo immedesimati perché quel conflitto tra vecchio e nuovo l'abbiamo vissuto. L'occasione è stata proprio il ritorno in sala di Toy Story* per i suoi 30, che sta dando l'opportunità a tanti fan di vedere per la prima volta il film su grande schermo dopo averlo visto e rivisto sugli schermi casalinghi, tra tv e lo streaming Disney+.
Una vita da Andy

Classe 1984, John Morris ha iniziato la sua avventura nel dar voce a Andy che era ancora un ragazzino, considerando che il primo film è datato 1995. Una vita da Andy, insomma. Ma che sensazioni gli ha trasmesso il personaggio dei film del franchise Pixar? "Quando penso a Andy" ci ha detto, "penso al calore, alla sua bontà." E come è cambiato il suo rapporto con lui nel corso dei film? "Sono sempre stato più grandi di lui nella vita reale e ho sempre dovuto sembrare un pochino più giovane e questo mi ha aiutato per Toy Story 3. Mi ero appena laureato in recitazione all'UCLA e il regista Lee Unkrich mi disse: 'ricordi quando hai messo via tutti i tuoi giocattoli? E tua madre che ti diceva che saresti andato via per il college? Ricordavo benissimo quelle sensazioni" e gli sono servite per la storia del terzo film.
Il primo Toy Story e l'impatto di un fenomeno
Siamo curiosi di sapere se ricorda la prima volta che ha visto il film completo e glielo chiediamo. "Sì, ricordo benissimo e ricordo che è stato surreale, anche perché Andy apre il film, è la prima voce che sentiamo. Ricordo di aver avuto la pelle d'oca, che mi rese eccitato e orgoglioso." Da quella prima visione, però, Toy Story è diventato un fenomeno di costume, qualcosa capace di cambiare la storia dell'animazione, fungendo da spartiacque tra il prima e il dopo, aprendo alle nuove tendenze che sarebbero arrivate negli anni successivi. Quando ha capito la portata di quel fenomeno? "È iniziato molto in sordina, con me, il regista e il team creativo nella cabina di registrazione. È stato solo quando ho iniziato a vedere le pubblicità in giro che ho capito quanto sarebbe stato importante, quando ho visto i giocattoli e il film è uscito. Ma a inizio anni '90 non avevo idea di che fenomeno globale sarebbe stato."

E ancora oggi che sensazioni prova a riguardarlo? "L'ho rivisto proprio di recente, in occasione della nuova uscita in sala per l'anniversario. Mi ha riportato alla mente tanti ricordi, i momenti nella cabina di registrazione e tutto il processo di doppiaggio. L'ho rivisto con mia madre e lei mi diceva che ricorda quella voce, si è emozionata e ha pianto a risentirla. In qualche modo ha chiuso il cerchio, perché ho iniziato che avevo 7 anni e ora ne ho 40, è stato gran parte della mia vita."
Una trilogia perfetta con Andy
I primi tre film rappresentano una perfetta trilogia, un perfetto arco narrativo non solo per i giocattoli protagonisti, ma anche per il suo Andy. Si è sorpreso quando poi è stato fatto un quarto film? "Lo sono stato, ma anche eccitato perché conoscevo e mi fidavo delle persone in Pixar. Sapevo che avrebbero fatto del loro meglio per mettere tutto il talento, il tempo, l'energia e la creatività per rendere giustizia alla storia. Mi è piaciuto molto il quarto film, perché tutto è iniziato con la storia di Andy e poi siamo passati a quella di Bonnie, è come se fosse un nuovo capitolo in qualche modo. E ora che Toy Story 5 è in arrivo, con tutti i personaggi, le possibilità sono infinite. Il quinto film è in ottime mano con Andrew Stanton, che è stato lì sin dall'inizio, e non vedo l'ora che arrivi il prossimo giugno."

In film così amati, ci viene spontaneo chiedere se John Morris abbia una sequenza o dei personaggi preferiti. "Amo la sequenza d'apertura di Toy Story, perché ci fa incontrare tutti subito. E poi la sequenza finale di Toy Story 3, che è stata molto emozionante per me, molto personale da registrare. Ma ho un debole per Woody e Buzz come coppia. Per me è speciale che Woody era il giocattolo preferito di Andy prima che arrivi Buzz con tutta l'eccitazione che ne consegue. È qualcosa con cui sono riuscito a relazionarmi crescendo, l'avere un giocattolo preferito e riceverne di nuovi. È qualcosa di concreto per tutti i bambini."
Team Woody o Team Buzz
Ma in questo conflitto, così centrale e preponderante nell'economia narrativa del film, John Morris ha un preferito? Da che parte stava? "Li amo entrambi e Tom Hanks e Tim Allen hanno fatto un lavoro straordinario nel portarli in vita. Per me è speciale che Woody fosse il giocattolo preferito di Andy, perché avevo anche io un preferito crescendo. Avevo un orso che si chiamava Sunny Bear, era il mio primo giocattolo e amico. È qualcosa che capisco bene. Ma come dice lo script, Buzz è un giocattolo molto figo, quindi rappresenta le due estremità di uno spettro."

Un conflitto attorno al quale si è costruito un nuovo modo di fare animazione, in contrasto con quanto si faceva negli anni precedenti. John Morris ha dei film animati preferiti che guardava da bambino, prima di Toy Story? "Sono del 1984 e ci sono tanti film degli anni '80 e inizio '90 che guardavo da bambino. Come tutti sono cresciuto con i Classici Disney, da La Sirenetta a La Bella e la Bestia, Pocahontas, Aladdin e Il Re Leone. Quelle erano le VHS che guardavo a ripetizione con i miei fratelli minori. Ma uno dei miei Classici preferiti è La bella addormentata, soprattutto per l'aspetto visivo: è come guardare dei quadri che prendono vita. Ancora adesso mi capita di guardarli di nuovo e sono fortunato di poter partecipare a eventi in giro per il mondo in cui mi capita di incontrare le voci di Ariel o Bell e Jasmine e parlare con loro. Sono tutte Disney Legend". Come lo è anche lui per il suo lavoro su Andy.