L'inizio degli anni '90, la monotonia della provincia italiana, il crollo del blocco sovietico, il viaggio come rito di passaggio e l'illusione che il mondo sarebbe cambiato per sempre e in meglio. Quattro anni dopo Est- Dittatura last minute (uscito in piena pandemia e per questo passato quasi in sordina, nonostante il successo nei festival internazionali) l'avventura di Pago, Bibi e Rice riparte da qui e diventa occasione per tornare ancora una volta a est. Tornando a est si preannuncia come il secondo capitolo di una saga (ispirata alle vicende reali dei produttori) che saprà regalarci ancora molto e a cui Antonio Pisu è riuscito a dare il respiro di un cinema di frontiera. Qui oltre al registro della commedia prende il sopravvento quello della spy story, mentre la nostalgia cede spesso il passo al disincanto.
Il ritorno di Pago, Rice e Bibi tra commedia e spy story
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"Chissà come è cambiato tutto", esordisce Rice all'inizio del viaggio che questa volta da Cesena porterà i tre amici a Sofia in Bulgaria a bordo di una Renault sconquassata. È il 1991, due anni dopo la caduta del muro di Berlino, nell'aria si respira la fine del regime sovietico, e Pago, Rice e Bibi dopo l'avventura in Romania sono tornati alle loro tranquille vite di provincia e si affacciano al mondo adulto: Rice è un impiegato di banca, Pago fa la guida turistica e coltiva nel frattempo il sogno di aprire un cinema, Bibi invece si è innamorato di una ragazza bulgara, Yulia, con cui da mesi intrattiene uno scambio epistolare.
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Quando decide di incontrarla non ci pensa due volte a trascinare i due amici in un viaggio verso la Bugaria. Yuliya però nasconde un segreto: è coinvolta in un traffico di prostituzione che con la promessa di un lavoro attira le ragazze bulgare in Italia. I tre italiani si ritroveranno al centro di un intrigo internazionale, tra KGB, criminalità balcanica e servizi segreti italiani. Lodo Guenzi, Matteo Gatta e Jacopo Costantini riprendono i ruoli di Rice, Pago e Bibi e continuano nell'impresa di tratteggiare con credibilità tre inconsapevoli piccoli eroi.
Tornando a est e la fine delle illusioni
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Tornando a Est riprende la stessa struttura del primo film con l'uso di alcuni frammenti di repertorio che restituiscono un sapore vagamente retrò e con i tre giovani protagonisti che varcano un confine immaginario e ancora una volta si rivolgono a est per riporre lì le speranze di un mondo diverso. Se nel primo capitolo di questa ideale saga sulla fine dei sogni, uno dei temi era l'infrangersi dell'utopia socialista tra le macerie del regime di Ceausescu, in questo secondo episodio a prendere il sopravvento è di nuovo la disillusione, anche se le circostanze sono completamente diverse.
![Tornando A Est Cast](https://movieplayer.net-cdn.it/t/images/2025/01/28/tornando-a-est-cast_jpg_960x0_crop_q85.jpg)
Il mondo post sovietico destinato a essere attraversato da profonde trasformazioni non è come se lo aspettavano e la speranza di cambiamento è continuamente disattesa dalla realtà: "Pensavi che saresti arrivato qui e avresti vissuto una favola?", urla Yulia a Bibi, mentre Rice in uno scambio di battute con Pago dovrà constatare che "stupidamente pensavo che sarebbe cambiato tutto, pensavo che veniva giù il muro e poi cambiava il mondo, cambiava l'Europa, magari cambiavamo anche noi". Campeggia tra le righe un sentimento quasi gattopardiano per cui "tutto cambia perché nulla cambi", in un microcosmo in cui a sopravvivere è solo un profondo senso dell'umano.
Ritratto di un'epoca
Dentro ci sono le velleità di una generazione che sperava di poter cambiare tutto e che pensava bastasse "strappare lungo i bordi, piano piano. Seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati, e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere" (come insegna la serie di Zerocalcare Strappare lungo i bordi), ci sono i rituali e il sentire della piccola provincia italiana, gli stessi raccontati da Sidney Sibilla in Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La vera storia degli 883 degli 883.
Ci sono tutte le suggestioni di un'epoca, quella degli anni '90, che oggi più che mai trova il proprio spazio nelle diverse forme della produzione audiovisiva. Tra equivoci, intrighi e colpi di scena Antonio Pisu realizza una commedia dai toni malinconici che ha la forza di ricordarci come eravamo e cosa siamo diventati.
Conclusioni
Antonio Pisu firma un sequel che riesce a rispettare le aspettative create dal primo capitolo, Est-Dittatura last minute. Tornando a Est si rivela un film più maturo del precedente, che se da un lato guarda alla tradizione della grande commedia all’italiana, dall’altra prende in prestito i codici della spy story rievoca un’epoca, gli anni ’90, che si ritrovano a essere i protagonisti di una riscoperta tanto al cinema quanto nella serialità.
Perché ci piace
- La capacità di evocare un’epoca e raccontare tra commedia e spy story il disincanto di una generazione.
- Lodo Guenzi, Matteo Gatta e Jacopo Costantini danno vita a personaggi autentici e credibili.
- Uno spaccato divertito e malinconico su un pezzo di storia.
Cosa non va
- L’uso più limitato del materiale d’archivio qui confinato alla prima parte del film.