Alla fine di Est - Dittatura last minute avevamo lasciato Pago (Maurizio Paganelli), Rice (Andrea Riceputi) e Bibi (Enrico Boschi) tornare alla vita della provincia romagnola con una consapevolezza diversa rispetto a quella con cui erano partiti all'inizio del rocambolesco viaggio che li avrebbe portati nella Romania di Ceausescu, alla viglia della fine del regime sovietico tra le rovine dell'utopia comunista. Davanti alle macerie del muro di Berlino cominciava per loro una nuova era, con la quale si sarebbero lasciati per sempre alle spalle quell'avventura. Ma si sa, le cose non sempre vanno come ci si aspetta e le reali vicende di Maurizio Paganelli, Andrea Riceputi ed Enrico Boschi diventano nuovamente protagoniste di un secondo capitolo, Tornando a Est (in sala dal 13 febbraio), ambientato due anni dopo la caduta del muro.
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Questa volta il regista Antonio Pisu li catapulta a Sofia, in Bulgaria, dove Bibi ha deciso di incontrare Yuliya, la ragazza con cui ha una corrispondenza da mesi. I tre italiani si ritroveranno però al centro di un intrigo internazionale, nel mirino della criminalità balcanica e dei servizi segreti italiani.
Tornare a Est, quattro anni dopo
In entrambi i film quello di Bibi, Pago e Rice è "un viaggio nelle macerie - dice Matteo Gatta (Pago) - il primo attraverso una dittatura, il secondo attraverso il tentativo di ricostruire un paese. È un viaggio di frontiera in un mondo con regole diverse, che aiuta i personaggi a tirar fuori ciò che a Cesena non sarebbe mai possibile fare, chiusa come è in una dimensione provinciale, dove tutto è sempre uguale, la vita è segnata, e dove anche pensare di aprire un cinema (il progetto di Pago n.d.r) sembra essere complicato. Lì invece si può sognare solo con lo slancio dell'altrove". Tornando a Est arriva esattamente quattro anni dopo il primo film, uscito durante la pandemia da Covid e per questo quasi totalmente digiuno della sala, "ha avuto un grande successo in tutti i festival internazionali, è stato molto apprezzato, ma non è andato in sala quasi per nulla", precisa il regista. L'uscita del secondo capitolo il prossimo 13 febbraio rappresenta quindi "la possibilità di far vedere il film in una sala cinematografica dove le persone finalmente stanno ritornando".
![Tornando A Est Immagine Film](https://movieplayer.net-cdn.it/t/images/2025/01/28/tornando-a-est-immagine-film_jpg_375x0_crop_q85.jpg)
In questi quattro anni il mondo è completamente cambiato e "tornare a est" oggi vuol dire tante cose, innanzitutto "ripercorrere la storia intrapresa dai tre protagonisti prima della caduta del muro di Berlino. I tre amici vogliono rivedere quei luoghi e immaginano un grande cambiamento che però non c'è stato né dentro di loro, né in quei posti", spiega Pisu. Il parallelismo con quello che stiamo vivendo oggi è inevitabile: il mondo così come lo abbiamo conosciuto fino a ora, quella comfort zone costruita sulle macerie della guerra fredda è destinata a sparire. "Ciò che era l'Occidente dopo la caduta del muro di Berlino, ovvero un mondo tutto uguale e un po' liofilizzato, non esiste più. In questa fase storica tornare in quei luoghi ha un significato particolare: lì andavano ad aprirsi la mente quelli che avevano vent'anni in un'Europa in cui per vedere qualcosa di diverso non c'era bisogno di andare in Nepal, ma bastava superare il confine di Gorizia", racconta Lodo Guenzi che nel film interpreta Rice.
"Il centrismo liberale degli anni successivi al crollo ha generato la percezione che saremmo nati e morti nella stessa identica società, dove tutto sarebbe stato uguale all'infinito, con l'illusione che saremmo vissuti solo unicamente nel capitalismo, non ci sarebbero state più le guerre, non sarebbero tornati i fascisti e i fondamentalismi religiosi si sarebbero sfibrati lentamente. Così non è stato, quel mondo sta crollando e noi ci approcciamo a questo crollo con ingiustificabile stupore bambino. In realtà non sta succedendo nulla di così tanto assurdo: è il risultato di trent'anni di centrosinistra liberale".
L'illusione di poter cambiare il mondo
![Tornando A Est Personaggi](https://movieplayer.net-cdn.it/t/images/2025/01/28/tornando-a-est-personaggi_jpg_375x0_crop_q85.jpg)
Nostalgia? Forse un po' di invidia per "aver vissuto un'epoca in cui a 25 anni avevi un contratto a tempo indeterminato e non c'era niente di straordinario! Magari avrei fatto il precario tutta la vita, ma vivere quel mondo sarebbe stato esaltante", dice l'ex frontman de Lo Stato Sociale, che riconosce ai giovani di oggi lo stesso desiderio di cambiare il mondo dei ventenni di allor, anche se la loro capacità di sognare riguarda "molto più l'impossibile che il necessario". "Pensiamo di non poter assolutamente modificare il sistema economico in cui viviamo, ma rincorriamo per esempio con un'ossessione quasi religiosa l'obiettivo di eliminare il male da tutta la società. Crediamo di poter pulire il linguaggio di chiunque, anche di chi è meno colto e ha studiato meno o di chi vive in condizioni estremamente violente e ha di fronte a sé gli scontri più accesi; abbiamo la pretesa di potergli persino dire di parlare meglio. I ragazzi oggi sono paradossalmente molto più sognatori ma dell'impossibile".
Il ritorno degli anni '90
![Est Dittatura Last Minute Backstage](https://movieplayer.net-cdn.it/t/images/2020/09/07/est-dittatura-last-minute-backstage_jpeg_375x0_crop_q85.jpg)
La sensazione però è che Tornando est sia anche un altro capitolo di quella narrazione che in tempi recenti, accanto ad esperimenti come Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La vera storia degli 883 o Strappare lungo i bordi, ha avviato una rilettura del decennio compreso tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90. Il motivo? Secondo il regista si tende a "raccontare o a ricordare i periodi in cui eravamo felici e quegli anni lo erano", per Matteo Gatta invece si tratta di vivere un paradigma simile: "Gli anni '90 sono quelli immediatamente successivi al crollo del muro di Berlino. Hanno segnato la fine di un sogno, dell'ideologia comunista come l'ultima grande ideologia del secolo scorso; quello che si spalancava davanti era un mondo globalizzato, dispersivo confusionario, nel quale le opportunità erano tantissime. È quello che sta succedendo anche oggi: tutte le strutture identitarie archetipiche della generazione precedente non esistono più, non c'è più una riconoscibilità, ma il mondo dei social sta spalancando un'altra dimensione che la vecchia generazione non è più capace di gestire. I ragazzi sono chiamati a reinterpretare il mondo e a capire quali sono le istituzioni di cui hanno bisogno e quali gli strumenti di emancipazione nei quali riconoscersi".