Sono passati solo quattro giorni dall'apertura del 28. Torino Film Festival, eppure le opere viste nel capoluogo piemontese sono già tantissime. Mentre gli organizzatori del festival tentano di ripristinare la normalità lottando contro gli hackers che ieri hanno bloccato il sito web ufficiale del TFF (cancellando, pare, l'intero database delle schede film e la sezione press riservata agli addetti ai lavori) fuori dal web, il festival e la città cercano di difendersi dalla stretta morsa del freddo offrendo il tepore delle sale cinematografiche come panacea per tutti i mali di stagione. Lo fa oggi con un concorso che propone due lavori che non hanno troppi punti in comune, se si eccettua il grande coraggio dei protagonisti. Ha grinta da vendere l'eroina di Les signes vitaux, seconda opera della canadese Sophie Deraspe: una ragazza, Simone, dopo la morte della nonna decide di lasciare l'università americana per tornare in Francia e dedicarsi a tempo pieno all'assistenza dei malati terminali. E' invece un omaggio sentito agli indomiti eroi della Resistenza romena Portretul Luptatorului la tinerete (Portrait of the fighter as a young man), esordio dietro alla macchina da presa di uno dei cinque registi di Racconti dell'età dell'oro, Constantin Popescu. L'opera, un lunghissimo racconto ambientato tra sconfinate campagne, narra del sacrificio, a volte dimenticato, di un gruppo di giovani partigiani che hanno combattuto strenuamente la dittatura comunista, dopo l'invasione sovietica della Romania del 1944. Una storia che si è conclusa solo nel 2006 con la morte dell'unico sopravvissuto al massacro perpretrato dalla polizia.
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Jack è appassionato di reggae e da quando i suoi due amici, durante una cena a quattro, gli hanno fatto conoscere Connie, nulla è più lo stesso. Le promesse di cucinare per lei qualcosa di speciale e di accompagnarla in un romantico giro in barca sul laghetto lo spingono a prendere lezioni di nuoto e di cucina e a lasciarsi alle spalle una vita da single depresso che gli va ormai troppo stretta.
Italiana.Doc, la sezione tutta dedicata al documentario made in Italy del Torino Film Festival, propone oggi Spezzacatene il nuovo film di Stefano Savona, l'anno scorso al festival con Piombo Fuso, racconti e voci di sei contadini nati in Sicilia nei primi trent'anni del secolo scorso che danno corpo a storie di fame e povertà mai raccontate e il ritorno al festival dei torinesi Massimiliano e Gianluca De Serio con Bakroman, termine con cui in Burkina Faso si indicano i ragazzi di strada. Nelle vie della capitale Ouagadougou più di seicento ragazzi vivono senza niente da mangiare, né un tetto sulla testa ma si sono uniti in una sorta di sindacato per difendere i propri diritti e coltivare le proprie speranze per un futuro migliore.
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Per la retrospettiva John Huston il figlio Tony insieme al produttore Michael Fitzgerald presenteranno presso il cinema Ambrosio Sotto il vulcano, film diretto da Huston nel 1984 con protagonista Albert Finney nei panni dell'ex console britannico a Cuernavaca, un uomo ormai alcolizzato e incline all'autodistruzione; Michael Fitzgerald, invece, presenta L'anima e la carne del 1957 con Deborah Kerr e Robert Mitchum, protagonisti di una storia d'amore senza lieto fine tra una suora e un soldato americano durante la Seconda Guerra Mondiale.
In ultima battuta per la rassegna Cinema e cinemi avrà luogo presso il cinema Massimo la consegna del Premio Maria Adriana Prolo 2010 alla Carriera a Giuseppe Bertolucci, fratello di Bernardo, con la proiezione di Amori in corso e Il pratone del casilino, quest'ultimo rielaborazione di un capitolo del romanzo incompiuto di Pier Paolo Pasolini intitolato Petrolio. I due film, diversissimi tra loro, raccontano due ossessioni dell'autore: l'universo femminile e l'eredità pasoliniana.