Per anni si è vociferato che avrebbe fatto una serie tv ispirata a Barbarella, invece il primo progetto televisivo di Nicolas Winding Refn è molto più vicino al nostro tempo: Too Old To Die Young, 10 episodi disponibili dal 14 giugno su Amazon Prime, è, secondo le parole dello stesso autore, un racconto di religione e morte ambientato nella Los Angeles di oggi. O almeno questa era l'idea iniziale.
Presentata in anteprima, fuori concorso, al Festival di Cannes 2019, Too Old To Die Young è nata durante la lavorazione di The Neon Demon, come ha detto il regista danese in conferenza stampa, dove si è presentato insieme al suo protagonista, Miles Teller, che nella serie ha il ruolo di Martin, poliziotto che nasconde un lato oscuro: "È cominciato tutto in una macchina a LA, durante la lavorazione di The Neon Demon. All'epoca Amazon stava cominciando a produrre serie in modo massiccio e tutti mi dicevano che dovevo fare tv. Ero in cerca di una buona idea. Ho pensato quindi che avrei voluto fare qualcosa sulla religione e la morte e mi è venuto in mente il titolo: Too Old To Die Young. Amazon ha distribuito The Neon Demon e mi ha detto che qualsiasi sarebbe stato il mio progetto successivo l'avrebbero prodotto. Gli ho proposto la serie e hanno detto subito di sì".
Sul perché abbia scelto Miles Teller come protagonista la risposta arriva senza neanche pensare: "Mi intriga molto l'idea di non sapere: la curiosità per me è molto più importante delle risposte. Miles è in grado di creare mistero. E poi somiglia a Elvis!". Sì perché Too Old To Die Young è molto legata all'America: "Quando crei hai un'idea in testa ma, durante il processo di scrittura, ci sono state le elezioni americane del 2016 e, venendo da Copenaghen, la città più aperta della galassia, mi sono sentito per la prima volta come un alieno in America. Abbiamo cominciato le riprese a elezioni finte, in ordine cronologico, girando e scrivendo in risposta a quello che vedevamo accadere in USA e Gran Bretagna. C'è un senso di apocalisse: stiamo assistendo a comportamenti umani che pensavamo di aver superato. Abbiamo fatto Too Old To Die Young per i giovani: per far vedere loro che la barbarie è pericolosa. Volevo che in questa serie le donne rappresentassero il futuro e gli uomini fossero demoliti. Abbiamo cominciato con molta più speranza, ma poi ci siamo avvicinati sempre più all'apocalisse. È il frutto di ciò che abbiamo assorbito. Non l'avevamo programmato, è stata una reazione".
Too Old to Die Young, la recensione da Cannes 2019
Milles Teller è Martin
Miles Teller ha il ruolo di Martin, poliziotto di LA che conduce una doppia vita, che lo fa entrare in contatto con i più pericolosi criminali, dal cartello messicano alla Yakuza. Lo stesso attore ammette di non essere riuscito a inquadrare bene questa figura: "Il mio personaggio ha una doppia vita, ma quando ho letto lo script non ho capito bene quale fosse la sua storia. Ho accettato questo ruolo soprattutto per poter lavorare con Nick: sono un grande fan del suo lavoro. Abbiamo girato in ordine cronologico, in questo modo sono cresciuto con il personaggio, godendomi l'esperienza. Il film si è evoluto costantemente: non voglio dire molto di Martin, perché io stesso che l'ho interpretato non lo capisco totalmente. Ci sono scene in cui guardo fisso per 12 minuti un altro personaggio: si entra quasi in uno stato di trance".
L'immagine è tutto, con la benedizione di Alejandro Jodorowsky
Per Nicolas Winding Refn l'immagine è tutto: è così che ha cominciato a scoprire il mondo da bambino: "Credo che in un certo senso sono cresciuto con le immagini: mia madre è una fotografa. A 9 anni ho scoperto la tv: cliccando un pulsante spuntavano immagini, che per me sono la forma più potente di comunicazione. Il silenzio e l'immobilità rivelano la purezza dell'anima. Ho passato molto tempo a giocare in silenzio con i Lego insieme ai miei figli. Per me il silenzio è quasi sacro".
Era inevitabile quindi per il regista danese sperimentare anche con il mezzo televisivo, anche l'amico Alejandro Jodorowsky ha approvato questa scelta: "Ogni volta che comincio un nuovo progetto vado a Parigi e incontro Alejandro per parlare e farmi leggere i tarocchi. Con questo progetto era tutto un sì: mi ha detto che la tv è il linguaggio dei giovani. Mi ha suggerito inoltre di ingaggiare una sceneggiatrice donna e di fare in modo che i personaggi uccidessero persone malvagie".
Lo streaming è creatività e Refn ha lanciato la sua piattaforma
Refn è diventato un nome noto in tutto il mondo grazie al Festival di Cannes, dove, nel 2011, ha vinto il premio alla miglior regia per Drive: inevitabile quindi chiedergli la sua posizione sullo streaming, visto che il Festival francese si è dichiarato più volte ostile ai colossi dello streaming Netflix e Amazon: "Ogni mattina quando mi sveglio per preparare la colazione ai miei figli la prima cosa che faccio è andare su YouTube: i miei figli comunicano così. Lo streaming è il futuro. Ho scelto di farvi vedere il cuore dello show proprio per questo, non gli episodi introduttivi. Mi piace la libertà dello streaming di saltare da un'informazione all'altra. Gli Studios si stanno già preparando per l'era dello streaming: non sono in contrasto, è semplicemente un universo alternativo. La differenza con il cinema è che film e serie su una piattaforma sono pronti all'uso 24 ore su 24, accessibili ovunque. Quando faccio un film ho delle restrizioni necessarie, che forse fanno anche bene dal punto di vista creativo, ma grazie allo streaming non ho freni. Sono due realtà che possono coesistere. In ogni caso per me è molto emozionante essere a Cannes, che rappresenta il centro della celebrazione della creatività: questo è un anno zero. Cannes si è trasformata ed è cambiata".
L'entusiasmo di Refn per le piattaforme di streaming è tale che ha lanciato da poco la sua: "Si chiama #byNWR: è un esperimento online. Volevo che fosse una piattaforma in grado di diffondere liberamente la cultura, perché la cultura è libera. Bisogna soltanto collegarsi e farsi un giro in città".